venerdì 30 gennaio 2009

Rabbia

E' raro che provi la rabbia, quella vorticosa. Ed una fortuna. Ma ogni tanto arriva, e per una ragione principale: ho programmato tutto al secondo e la cosa salta, non per un imprevisto accettabile, ma per ripetuta negligenza di qualcuno, di solito delle mie figlie. Allora mi arrabbio. Per fortuna riesco a limitare ad un paio le frasi (quelle di getto, delle quali poi ci si pente) e, se ho tempo, metto in atto il mio meccanismo di gestione dell'ira: il cammino. Ognuno ha il suo. Ognuno deve averlo. Prendo e vado, e nel cammino penso, prego, rifletto. Fra le ragioni che danno legna al fuoco della mia rabbia, c'è anche la rabbia di essersi arrabbiati. A poco a poco, nel cammino, il cane rabbioso si quieta, abbaia sempre meno, infine scodinzola. Ci vuole un'oretta. Così è andata stamani. Ho preso la via del Sacro Monte. E ho fotografato l'alba (vedi foto), certo più quieta della mia 'ridicola' arrabbiatura. Certo molto, molto più affascinante.

mercoledì 28 gennaio 2009

Ricordi

Il ricordo può essere quello, necessario, di fatti tragici (vedi post sotto) ma anche quello che accompagna, colorandoli, i minuti del mio amico poeta Arnaldo Bianchi. Questo il suo ultimo regalo:
I giorni della mia noia
si vestono di grazia
nell'affondare dei ricordi:
il ticchettio di un orologio,
la luna d'inverno
dentro la cornice
di una finestra
che si spegne,
minuti dolci e amari
che non ho vissuto, vivendo.

foto Silvia D'Ambrosio


Ferita

Ieri era il giorno della memoria. Ho visto il film IL PIANISTA e si è riaperta la ferita. Il mio amico giornalista di Varesenews, Michele Mancino, parla del dramma dei lager come di una ferita fra la storia e l'uomo. Io, che dietro la storia vedo Dio, sento la ferita, la distanza, l'incomprensione fra Dio e l'uomo. 'Non possono coesistere Dio e i lager' mi sono detto, emotivamente coinvolto dal film. Ma il film è finito, la domanda resta. E allora posso assolvere Dio (sì, mi permetto di relazionarmi con Lui così, 'sfrontatamente') solo se lo immagino del tutto estraneo a quell'orrore, incapace, impossibilitato ad intervenire per porre rimedio a fatti destinati a negare la spiritualità nell'uomo, ridotto a bestia.
Sono un cultore della memoria. Ricordare perché è facile dimenticare, e nella dimenticanza il singolo e quindi un popolo possono commettere nuovamente errori atroci, imperdonabili perché già visti.

lunedì 26 gennaio 2009

Grazie, Silvia

Non me n'ero neppure accorto, ma la sera della presentazione di AgendaVarese2009 era venuta a trovarmi l'amica fotoreporter Silvia D'Ambrosio, che oggi mi ha fatto avere un cd con tante foto in bianco e nero della serata. Foto d'autore, perché Silvia è davvero una brava fotografa. E' stata una gradita sorpresa. E' sua anche la foto del post sottostante. Che dire? Grazie, Silvia, le foto sono un ricordo piacevole. Quando (fra tantissimi anni, naturalmente) malinconicamente sfoglierò l'album dei ricordi, mi ricorderò con piacere anche di te.

Bene

Bene. Ieri, a Messa, ho risentito uno dei due brani che più mi confortano, riguardo al rapporto Morte-Dio. Ieri, Lettera agli Ebrei (2, 11-17) ho sentito leggere: "...per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo...". L'altro brano è San Paolo, Prima Corinti 15, 20-26, dove leggiamo: "....L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte." Dio non è il padrone della morte, e il Vangelo lo conferma. La morte è la conseguenza di una scelta di libertà. Questo mi dà sollievo. Un Padre non può volere la morte di un figlio. Un padre può solo regalare resurrezione. A piene mani.
foto Silvia D'Ambrosio

domenica 25 gennaio 2009

Brinziobianca

Il Dio della neve è davvero magnanimo con me e con tutti gli amanti dello sci nordico. Pensavo che la stagione 2005-2006 fosse irripetibile, che il Signore mi avesse già regalato il meglio, e invece questa probabilmente la supererà. Ecco il Monte Rosa che ha visto, stamani, la Brinziobianca, 15 km tecnica libera sulla pista del Brinzio. Come da tradizione ho partecipato. Mi sono divertito. Ho faticato ma soprattutto ho gustato la competizione, il panorama, le piccole sfide che nascono fra i più o meno attempati partecipanti. Per parte mia è stata appassionante quella con il mio amico Berny. Lasciato sfogare avanti l'altro mio amico Ric (il pirata del Brinzio, decisamente più forte di me) mi sono concentrato su Berny, insieme abbiamo percorso il primo giro....non vi dirò come è andata a finire, solo che la neve era ottima, pista ideale che mi ha permesso (insieme ad un buon allenamento e alla sciolinatura di Pippo Gazzotti) di stracciare il mio record personale. Mai avrei pensato di scendere sotto l'ora, e invece ho corso in circa 56'. Attendo la classifica ufficiale.

sabato 24 gennaio 2009

In medio virtus

Ho l'impressione che la verità stia nella sintesi fra l'esaltazione irreale dei momenti maniacali e il pessimismo inconcludente dei momenti di depressione. Ciò che conta sono i fatti, non le chiacchiere, siano esse scritte o orali. Vale (e non solo per l'ipotetico giudizio divino) ciò che riusciamo concretamente a fare quando vorremmo solo dormire, e quelle che -per fortuna-riusciamo ad evitare, quando ci sentiamo padroni dell'universo. La felicità è soprattutto quiete, moderazione, sintesi, consapevolezza, senso di realtà.

venerdì 23 gennaio 2009

Da solo

S'arrampica l'alba del 23 gennaio sulle rocce della Cima del Campo dei Fiori. Fra poco arriveranno le nuvole e, in serata, persino la neve. Stamani, dalle 8 alle 9, ero sulla pista da fondo del Brinzio. Tre giri in completa solitudine. Per forza -direte voi- la gente lavora. E' vero, molti sì, ma non tutti; alcuni preferiscono starsene una mezz'oretta in più a letto, potendo, e anch'io (che al venerdì inizio scuola alle 10) ero tentato di star sotto, ma il richiamo della neve e del movimento è stato più forte. E ringrazio quel richiamo. Come già scritto, la prestazione sportiva mi regala l'illusione di un prolungamento di giovinezza. Ognuno ha i suoi trucchi per rallentare la corsa dell'età. Io, di questa stagione, scivolo sulla neve, e vorrei proprio finisse così, come immagino nel mio racconto GENNAIO (Una città in cornice): passare dalla sciata a Brinzio direttamente alla sciata eterna, lungo i pendii innevati di un Eden invernale, che ci regalerà -amplificate- le stesse gioie di quaggiù.
carlo.zanzi@tele2.it

giovedì 22 gennaio 2009

Più luce

Più luce, più sole, più vita, più ottimismo. Credo che siamo in molti, a Varese, ad esserci accorti che il tempo di luce si sta dilatando. Io ci ho fatto caso soprattutto stasera, sciando al Brinzio e notando la luce rossa del tramonto contro le rocce e la neve del Monte Chiusarella (foto). Il buio, solo parzialmente sconfitto dalla luce artificiale, non è fatto per me.

mercoledì 21 gennaio 2009

Un caffé con Pietro Macchione

Ieri è stata presentata alla stampa la nuova libreria-caffetteria Macchione. Già qui ne ho fatto cenno ma ci torno su, perché l'idea è originale, coraggiosa e il mio amico-editore Pietro Macchione merita tutta la pubblicità possibile. Dalle 7.30 alle 19.30 sarà possibile recarsi in libreria, in via Merini, prendersi un caffé o altro, fare due parole, sfogliare i libri editi da Macchione (oltre 500 titoli in più di 10 anni di attività!) o di altre case editrici, tutti con un denominatore comune: l'attenzione al nostro territorio, alla nostra gente, alle nostre peculiarità. Modestamente c'è anche qualche mio volume. Del resto Macchione è l'editore con il quale ho pubblicato più libri. E di questo lo ringrazio.

Che direbbe don Giussani?



Poiché ho molti amici di Comunione e Liberazione, mi permetto di fare questa annotazione, che in un certo senso va a mio svantaggio, come docente alla Vidoletti. E del resto la Manfredini, scuola ciellina, non ha certo bisogno di pubblicità. Eppure devo notare con piacere, da prof. di educazione fisica, che ultimamente vedo aumentare la presenza degli alunni della Manfredini ai Giochi Sportivi Studenteschi. E con buoni, se non ottimi risultati. Nel fango di Malnate, ad esempio, c'erano e hanno sfiorato l'ammissione alle Regionali. Non so quale fosse la posizione di don Giussani in merito allo sport, ma credo ne sarebbe contento.

Un fango salutare



La bionda Valentina Cenacchi (maglia verde Vidoletti-La Prealpina) sta per concludere la sua fatica. Arriverà sesta nella categoria ragazze (prima media). Come si può notare, è parecchio infangata. Alla fine, io e il mio collega Piazza abbiamo deciso, valutando i pro e i contro, di far partecipare i ragazzi alla campestre, nonostante il terreno pesante. Tipico delle campestri. Crediamo che questo fango, a conti fatti, sia salutare.

Campionesse provinciali

Altra soddisfazione Vidoletti. Ecco le campionesse provinciali di corsa campestre, categoria 'cadette' (2 e 3 media), titolo conquistato stamani, mercoledì 21 gennaio, nel fango di Malnate. Vediamo il prof. Enrico Piazza con (da sinistra) Angelica Veroni, Laiwash Zanetti, Maddalena Preatoni e Lia Bianchi. Per loro si aprono le porte della finale regionale, sabato 31 gennaio, sul mitico terreno di San Vittore Olona.

lunedì 19 gennaio 2009

Ed ecco la foto

A completare il post sottostante, ecco la foto della mia amica cinquantenne. Questo numero 50, così, in primissimo piano, tende ad essere un po' invadente, ma Carla sa come tenerlo a bada.

domenica 18 gennaio 2009

Meglio tardi che mai

La mia amica Carla non si offenderà se solo adesso, con qualche ora di ritardo, le mando i miei auguri di buon compleanno. Un compleanno importante, cifra tonda tonda, un passaggio epocale...ecco allora una foto ben augurale, perché -come si noterà dalla luce- non si tratta di un tramonto ma di una giornata nel suo pieno fulgore. foriera di vita, salutare. Una vita d'alta quota...ad alti livelli!

sabato 17 gennaio 2009

Sorpresa Mazzoleni

E' stata davvero una piacevole sorpresa incontrare il caro amico, imprenditore varesino, Claudio Mazzoleni, sulla pista da fondo del Brinzio, iscritto ad un corso per apprendere la sublime arte della sciata. Perché sorpresa? Perché Claudio non è certo uno sportivo, però ha sempre amato la natura e le passeggiate nei boschi, grande cercatore di funghi, contemplatore per eccellenza. E oggi anche sciatore. Il fotoreporter l'ha colto su una discesa non ripida, quella del campetto di calcio, nei suoi primi tentativi di spazzaneve. Bravo Claudio, non è mai troppo tardi, come diceva il maestro Alberto Manzi che noi, purtroppo, abbiamo conosciuto, noi che abbiamo superato i 50, e che abbiamo più di un capello bianco come la neve. Un momento: mi pare che Mazzoleni non abbia ancora capelli bianchi!

Una vita ben riuscita



A volte mi intristisco, pensando che non ho sfruttato al meglio le mie capacità. E allora mi vengono alla mente persone che hanno saputo far fruttare i propri talenti assai più di me. Uno di questi, che ovviamente invidio, è Bill Gates. E non per i soldi, perché come ho già scritto, per me non sono i soldi che regalano la felicità. Bill, mio coetaneo, ha saputo sfruttare al meglio la sua intelligenza, realizzando prodotti utili a tutti, inventando posti di lavoro, facendosi protagonista di un progresso nel suo aspetto positivo. Ma soprattutto ammiro Bill Gates perché è un uomo generoso, che sa donare parte di ciò che ha. Si dirà: "Bella forza, con tutti i dollari che possiede!" No, non credo sia così semplice. Bisognerebbe fare una proporzione: quanto dà in beneficenza il grande Bill? Il 5% del suo capitale? il 10%? Non lo so, ma abbiamo mai fatto, noi, il calcolo di quanto offriamo, in proporzione al nostro reddito? Bill Gates: una vita ben riuscita, come ben riuscito è, a livello di montagna, il Cervino, qui ripreso dalla pista di fondo di Torgnon.

Torgnon

Come è noto, amo Varese e sono portato a lodarne ogni bellezza, soprattutto le bellezze paesaggistiche...però devo convenire che anche Torgnon, in Valle d'Aosta, ai piedi del Cervino, non scherza affatto, soprattutto se gustata in una giornata di sole. E in effetti abbiamo avuto fortuna ieri, venerdì 16 gennaio, giorno della tradizionale Gita sulla Neve della Vidoletti, organizzata grazie al coraggio del mio collega, prof. Enrico Piazza. Portare sulla neve 6 pulman di alunni di scuola media inferiore non è da tutti.
nella foto: baite innevate sulla pista da fondo controluce

giovedì 15 gennaio 2009

Percorso

Ieri osservavo un anziano, solo, che andava su una carrozzina elettrica dalle parti della Kolbe. Ho provato ad immaginare tutto il percorso fatto da quell'uomo, per arrivare a trovarsi lì: la fatica di adattarsi, giorno dopo giorno, all'invecchiamento; il constatare il crescente stato d'inabilità; la paura di non potersi più muovere, di dover dipendere dagli altri in tutto e poi il coraggio di ribellarsi, la voglia di reagire, la scelta di quella carrozzina, capace di regalare un minimo di autonomia...e poi ho immaginato l'invidia che può provare un uomo come lui, verso i giovani o gli anziani più in salute di lui...e poi mi sono perso nei miei e nei suoi pensieri, nelle mille varianti del ragionamento...tutto ciò per dire che noi vediamo una persona in carrozzina, ma nulla sappiamo del suo personalissimo e complicato percorso interiore. Un percorso spesso vissuto nella solitudine, nel silenzio. La realtà, nella sua completezza, è infinitamente più vasta, complessa e ricca di ciò che appare; una minima frazione parla ed è visibile, ma tutto il resto, tutto il tantissimo altro, riposa nel silenzio (ma in realtà si vorrebbe urlare) di ciascuno di noi. E con noi se ne andrà, senza lasciare traccia.

Vidoletti olè


Nuova soddisfazione Vidoletti stamani sulla pista da fondo di Cunardo. Ci siamo qualificati per la fase regionale dei Giochi Sportivi Studenteschi, in programma il 3 marzo al Palù di Chiesa Valmalenco, sia coi i cadetti che con le cadette. A onor del vero, la concorrenza non era imbattibile, purtroppo sono in pochi gli alunni (e i docenti) che amano questo sport della contemplazione 'faticosa', dello stupore che richiede sudore, del silenzio e, per certi versi, della solitudine. Prime le cadette (battendo addirittura la favorita Cunardo), secondi i cadetti. Questa in foto è la partenza delle cadette. Vediamo il prof. Enrico Piazza, mio collega (di schiena, sulla sinistra) mentre cura sino all'ultimo gli sci delle nostre miniatlete. Il prof. Piazza: un gran competitivo. Suole ripetere: "Io sono un tipo tranquillo, ma quando mi mettono il pettorale..."

mercoledì 14 gennaio 2009

Scrittori

Lo scorso 11 gennaio Sergio Romano, sul Corriere della Sera, rispondeva ad una giovane aspirante giornalista-scrittrice, che chiedeva lumi. Romano offre alcuni utili consigli (leggere molto eccetera) e conclude dicendo che dovrà essere "disposta a sopportare le pene di uno scrittore, eternamente torturato da due sentimenti contraddittori: la convinzione di essere bravo e il timore di non esserlo." Io, da anni, mi rendo disponibile a questa massacrante pena, che estenderei, nel mio caso, ad ogni attività. Come dire: quando si è in buona, ci si sente bravi, in tutto; quando cala come un sipario la malinconia, ci si ritrova incapaci, in tutto, naturalmente. Ma nella scrittura in particolare, questo lavoro-non lavoro, questo sfizio che inganna l'anima, che la esalta e la tiranneggia, questa vocazione alla solitudine, al silenzio, alla introspezione che, spesso, fa male.
nella foto di Marco Zanzi, paesaggio invernale della vicina Elvezia

Dare la vita

Scusate se continuo a parlare di morte. Fra le mie molte riflessioni di questi giorni sul tema, pensieri che mi hanno regalato anche tanta tristezza (direte: perché ci pensi? risposta: a volte sono i pensieri che pensano per noi), eccone uno positivo. C'è un solo modo per valorizzare la morte, per renderla accettabile, per darle un senso: la morte come porta aperta alla vita. Ma non vita come resurrezione. Sì, anche quello, ma ora pensavo alla tua morte, che regala la vita a un altro. Come per Massimiliano Kolbe. Come per i tanti che hanno detto: "Tieni, ti dò la mia vita affinché tu possa vivere." Seguendo il Maestro, il Crocifisso. E chi è genitore sa bene che tale esito può diventare persino auspicabile. Tutti i padri e le madri, credo, almeno per un attimo, hanno pensato che sarebbero in grado di dare la vita per un figlio.
nella foto di Marco Riganti, uno dei molti crocifissi della Val Gardena

giovedì 8 gennaio 2009

La morte in FDA


Cominciamo col dire che la foto che vedete nulla ha a che spartire con quanto scriverò, se non perché abbiamo una data di nascita e di morte. Nel bel libro 'Il Vangelo secondo De André' (vedi sotto) l'autore, dopo aver letto tutti i testi, segnala le tre parole più ricorrenti nelle 128 canzoni di Fabrizio: amore (165), morte (96), Dio (88). Come faccio a non provare empatia e simpatia per questo poeta, cantautore che ha fatto delle tematiche essenziali, ultime, esistenziali per eccellenza il piatto forte della sua arte?

Ciao, Fabrizio

Dieci anni fa moriva Fabrizio De Andrè. E' stato voce, canto, parole della mia adolescenza. E ancora oggi la sua musica mi accompagna. Da giorni risento le sue canzoni. Poco fa ho messo Nancy, forse ancor più bella di Via del Campo, e mi sono commosso. La commozione non si spiega, si prova. Credo si debba ringraziare chi sa farci commuovere. E ringrazio mia figlia Valentina, che ha portato in casa 'Il Vangelo secondo De Andre, libro scritto da Paolo Ghezzi, edito da Ancora. Ve lo consiglio.

Correva l'anno 1985

Se penso a una nevicata storica, torno al gennaio del 1985, per me storico anche perché è nata la mia prima bambina, Valentina, proprio nel cuore della nevicata epocale. Tutto iniziò domenica 13 gennaio, nel primo pomeriggio: poca roba. Si veniva da giornate di gran gelo. Lunedì 14 ne scesero 25 centimetri. Martedì 15 gennaio il top: 60 centimetri. Mercoledì 16, giorno della nascita di Valentina, 32 centimetri. Infine giovedì 17, altri 5 centimetri. Le scuole rimasero chiuse tre giorni, da giovedì a sabato. Venne il sereno e la neve ghiacciò. In quel gennaio del 1985, scesero 154,5 centimetri di neve: un record.
Oggi, qui in città, stiamo vivendo il tempo meno nobile della recente nevicata: piove, la neve si sta sciogliendo ma soprattutto si sta sporcando. L'incanto s'è perso.
Come per una bella donna, la neve, quando è bella, vuole pazienza. Bisogna ammirarla stando fermi. La bellezza è pretenziosa, capricciosa. Certi spettacoli costano.

mercoledì 7 gennaio 2009

Assenze

Torno un istante all'ultima lezione del prof. Randy Pausch (vedi tre post sotto). Non so se qualcuno è andato a sentirla su google (video youtube, l'ultima lezione di Randy Pausch). Ripensandoci, trovo due assenti: Dio e sua moglie. Il prof., a pochi mesi dalla morte, non parla mai di Dio, è un concentrato di vita terrena, di ottimismo, di voglia di divertirsi, di consigli lasciati ai figli, ma Dio? La speranza di non morire mai? Possibile che l'umano, innato bisogno di eternità non porti a pronunciare almeno una volta quelle tre lettere? E la moglie? Non ne parla mai. Ringrazia i genitori, i suoi colleghi di lavoro, tiene la sua ultima lezione per i tre figli, ma la moglie? E già che si parla di mogli, un accenno alla mia, anche perché un lettore mi ha fatto notare che qui non scrivo mai di lei. E' vero. Ma non siete tenuti a pensare che non ne parli perché poco influente nella mia vita. Pensate invece il contrario. Ma non scrivo di Carla, perché ho il massimo rispetto della sua libertà.

Tentazione

Ditemi: qual è la prima tentazione che vi assale, vedendo questi bianchi, intonsi cuscini di neve? Rovinarne la perfezione, prenderne una manciata, sentirne la consistenza, farne una palla di neve e tirarla contro qualcuno (meglio) o, in mancanza, qualcosa. Credo che questo sia uno dei nostri istinti primordiali, delle nostre tendenze incontrollabili, al pari dell'elan che dà la vita. Non se ne può fare a meno. E' innato. E' la protesta di una fanciullezza che -diciamolo- per fortuna non ci abbandona.

Bufera



Dalla sua nicchia sopra il rosone, in alto alla facciata della chiesa parrocchiale, il Santo Ambrogio guarda allibito (e anche un po' preoccupato) lo spettacolo di questa piccola bufera di neve. Una neve leggera e attaccaticcia, fredda e prepotente, che imbianca anche il ramo più esile, il filo più sottile. Una neve spettacolare, che ho la fortuna di poter gustare, poiché vado al lavoro a piedi. Ma non mi sfugge che questa coltre può essere anche molto fastidiosa. Ciò che va bene a uno può dar fastidio a un altro. Dipende.

martedì 6 gennaio 2009

Così è giusto

Se volete vedere il video commovente (vedi due post sotto) dovete andare su google e digitare: video youtube l'ultima lezione di Randy Pausch e così si apre il video

correzione

L'indirizzo di youtube sotto è sbagliato. Questo dovrebbe essere giusto:

http://it.youtube.com/watch?v=k-rEHMic2KY

Grande prof

Il mio amico Giulio Clerici mi ha inviato una mail con allegato il filmato che vi indico, l'ultima lezione universitaria del giovane prof. Randy Pausch, un grand'uomo, sommo amante della vita. Se avete dieci minuti, andate su http://it.youtube.com/watch?V=K-rEHMic2ky Vi farà bene.
ps la foto non c'entra nulla, sono solo due colombi con le zampe a mollo nella neve

Meglio i rimpianti

Fra uno scatto e l'altro, pensavo. Credo di aver risolto, almeno temporaneamente, un dubbio già posto su questo blog, dubbio che si pone anche Ornella Vanoni, in una sua recente canzone: meglio i rimpianti o i rimorsi? La cantante non più giovanissima (che sta facendo di tutto pur di impietosire la vigliaccheria del tempo che passa) ammette di non saper dare una risposta. Per me sono meglio i rimpianti. Mi paiono meno aspri, rodono di meno, scavano dentro con meno violenza rispetto ai rimorsi. Hanno più a che fare con la nostalgia, con la malinconia. Certo, ci sono rimpianti e rimpianti, come abbiamo rimorsi e rimorsi. Sarà perché, oggi, non credo di avere molti rimpianti, mentre il pensiero di aver dentro un grosso rimorso mi tormenterebbe.
Si obietterà: ma come? Con la crisi in Medio Oriente, con la crisi economica, con tutti i problemi che ci sono, tu ti poni simili peregrine domande?
Avete ragione anche voi.
Non so che dirvi.

Auguri



Auguri alle mie lettrici...che non saranno tante, ma certissimamente (come direbbe don Pino) di ottima qualità.
A loro auguro di mantener il più a lungo possibile la candida freschezza della soffice neve di questa Epifania, manifestazione del Dio bambino ma anche della Bellezza che, come dice qualcuno, salverà il mondo.
in foto: neve a Villa Toeplitz

lunedì 5 gennaio 2009

Al Castello Visconteo

Grazie alla collaborazione di mio fratello Marco, ecco una foto recente di mio zio Bruno (vedi post sotto), al lavoro per realizzare un plastico, utilizzato per i suoi interventi di restauro al Castello Visconteo di Pavia. Fra i suoi molti lavori per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico, va segnalato il restauro della chiesetta di Santo Stefano a Bizzozero. Come mia madre, anche lui amava la sua città. Io ho senz'altro preso da loro.

domenica 4 gennaio 2009

Zio Bruno



Il 4 gennaio 1978 moriva mio zio Bruno Ravasi, fratello di mia mamma Ines. Non avendo sue foto recenti, ecco una sua immagine giovanile. Essendo nato nel 1911, ed essendo lui il bimbo in piedi sulla sinistra, la foto sarà del 1916-17. Infatti mio nonno Battista è in tenuta militare, poi c'è mia nonna Angela, mia zia Ines (che morirà a vent'anni) e l'altro mio zio Mario. Manca mia madre, che nascerà nel 1928 e si chiamerà Ines, proprio perché nata per far dimenticare la morte della sorella.
Zio Bruno: un grande architetto, un artista, un intellettuale, un uomo geniale e sfortunato, esigentissimo con se stesso e con gli altri, amante della sua Varese, per la quale si è speso sino all'ultimo.
E poi era il mio padrino di battesimo. Io infatti mi chiamo Carlo Bruno Luigi (perché la madrina era Luisa Carimali, mia zia, moglie di Mario).
Se n'è andato, mio zio Bruno, in una fredda mattina di gennaio, probabilmente insoddisfatto di come gli era andata la vita. No, non è così che si deve morire. Già la morte è un'ingiustizia, che almeno si lasci la scena in pace con se stessi e con il mondo.

Il dolore


Parlavo stamani a Brinzio con il papà di una mia alunna. Si lamentava: "Mi fa male la coscia...a non allenarsi mai...ma io continuo lo stesso, magari passa." Spesso chi fa troppo sport, o chi ne fa troppo poco ed esagera, ha qualche dolore. Molti continuano 'sul dolore', come si suol dire. Non sono affatto d'accordo. Il dolore è un segnale d'allarme, dobbiamo piantarla lì, altrimenti peggioriamo la situazione. Dobbiamo rispettare il nostro corpo (dobbiamo rispettarci, perché noi siamo un corpo, non è che abbiamo un corpo), siamo noi che dobbiamo piegarci a lui, andargli dietro, dargli retta. Con la volontà facciamo solo guai. La forza di volontà non fa passare uno stiramento, un principio di artrosi al ginocchio, una lieve distorsione tibio-tarsica. Dobbiamo avere l'umiltà di fermarci, in attesa di tempi migliori.

Il senatore

Alla guida della motoslitta del Brinzio, davanti a Pippo Gazzotti, ecco Alberto Zuffi. Classe 1937, i fine settimana li passa alla casetta all'inizio della pista. E' uno dei responsabili del Centro fondo, un ultrasettantenne spesso con la sigaretta in mano. Non lo si vede mai con gli sci ai piedi. "Di chilometri ne ho fatti abbastanza" dice Zuffi. Come dargli torto? E' un 'senatore' della Marcialonga, la più classica fra le granfondo dello sci, che si disputa fra la Val di Fassa e la Val di Fiemme. Senatore perché ne ha corse 25 di fila, senza saltarne neppure una (a parte quelle non disputate causa assenza di neve), e sopratutto ha partecipato alla prima, nel 1971. Purtroppo alla 25esima, siamo nel 1997, premiato prima della gara come 'senatore', lungo una discesa, e non per colpa sua, Alberto Zuffi è finito a terra e si è rotto una caviglia. Aveva sessant'anni. Basta con gli sci. Chi va sulla pista del Brinzio e incontra Alberto lo guardi con il dovuto rispetto: è un senatore della libera, bianca repubblica dello sci nordico.

sabato 3 gennaio 2009

L'avere al servizio dell'essere



L'avere è al servizio dell'essere, e la felicità rientra nella categoria dell'essere. E' più semplice avere soldi che essere felici. La felicità è più ricercata, più nobile, ben più raffinata dei soldi. Non mi sorprendo affatto di ciò che leggo su Varesenews, e cioè che Varese (statistica de Il Sole 24 Ore) guadagna posizioni in quanto a benessere, eppure i varesini hanno un indice di insoddisfazione fra i più alti d'Italia (92° posto su 103 Province). E non c'è neppure bisogno di scomodare Daniel Kahneman, premio Nobel per l'Economia, che sostiene: "C'è scarsa correlazione fra redditi e felicità."
La felicità è somma di equilibri; la felicità è consapevolezza e accettazione del limite; la felicità dipende da noi ma insieme ha bisogno delle felicità di coloro che ci stanno vicino. La felicità è rara, preziosa. Non è la norma. Per questo, quando arriva, dobbiamo gustarla sino all'ultima goccia.
In foto: riflessi sul laghetto di Brinzio

venerdì 2 gennaio 2009

Gli altri

Ho saputo, da chi è in contatto con gente che ha molti soldi, che questi cosiddetti fortunati vivono con due costanti stati d'animo: una nevrotica frenesia di spesa, e la paura di invecchiare. Si imbottiscono di psicofarmaci, si ritoccano qua e là. La cosa mi ha fatto pensare ad un'altra frenesia, quella che prende i cinquantenni che, entrati nel terzo finale di vita, corrono nel tentativo di recuperare il tempo perso e di accumulare le esperienze che non hanno fatto, oppure si fanno molto esigenti, per evitare di perder tempo con gente e occupazioni non gradite. La penso diversamente. Credo dia più felicità vivere alla giornata, senza troppo ragionare, ringraziando per ciò che si ha avuto, comunque e sempre immeritato. Se poi si riesce a far coincidere, di tanto in tanto, la nostra felicità con quella di qualcun altro, tanto meglio. Se si riesce ad essere felici proprio specchiandosi nella felicità altrui, allora non ci si può davvero lamentare. Perché correre? Si rischia fra l'altro di non poter fotografare la nebbiolina che sale dal laghetto del Brinzio.

giovedì 1 gennaio 2009

2009 con botto

Ho colto l'attimo esatto dello scoccare della mezzanotte. Paolo guarda la televisione e siamo alla fine della conta, un attimo e partirà il tappo; Riccardo si scansa, temendo il tappo sul naso; le tre donne guardano fra il divertito e il preoccupato: per il nuovo anno, che va ad aggiungersi agli altri sul groppone? Chissà! Io scatto la foto, come sempre preferisco riprendere la scena che essere protagonista, preferisco far cronaca, lavorare dietro le quinte, affinché lo spettacolo della vita -mia e di chi mi vuole bene- venga nel miglior modo possibile.