sabato 27 settembre 2008

Onore alle sconfitte

A pochi metri di distanza sta per avere inizio la cerimonia di premiazione della gara in linea femminile, ma queste due lituane hanno altro a cui pensare, probabilmente stanno metabolizzando il boccone amaro di un'altra sconfitta. Onore alle perdenti, che di fatica probabilmente ne hanno fatta tanta quanta la vincitrice, la britannica Nicole Cooke. E, con tutto il rispetto per l'inglese (vincitrice anche alle Olimpiadi di Pechino), loro due mi paiono più carine.

Scriccioli

A vederle in bici, uno pensa a chissà quali colossi, a chissà quale potenza, e invece le cicliste da mondiali sono scriccioli, minute, cosce forti ma per il resto non le si direbbe così resistenti alla fatica, così prepotenti sui pedali. E molte sono giovani, come questa tedeschina che sorride, forse soddisfatta di aver concluso comunque gli 8 giri del percorso iridato. Forse sono i suoi primi Mondiali, forse sta solo pensando di farsi una bella doccia.

Eppur si cammina

Questo Mondiale un risultato positivo l'ha senz'altro raggiunto, la gente cammina: per amore e spesso per forza, ma cammina, e chissà mai che riscoprendo un gesto antico possa riappropriarsene. Grazie dunque ai cani, fedeli amici dell'uomo che, complici i loro 'bisogni', obbligano i padroni a passeggiate quotidiane, alla riscoperta della Via Sacra della Madonna del Monte eccetera, e grazie ai Mondiali. Ma non riprendiamo subito le vecchie, cattive abitudini: anche perché per i prossimi Mondiali a Varese bisognerà attendere almeno 50 anni.
ps. in foto, una concorrente americana, intervistata subito dopo il traguardo della gara in linea

Le fatiche di Noemi



Noemi Cantele, cioè la sola varesina meritevole di partecipare al Mondiale 2008. No, non è una mia ex alunna, benché io abbia insegnato ad Arcisate e abbia avuto dei Cantele come alunni. Oggi ha fatto una gran fatica, e qualcuno direbbe: per niente. All'ultimo giro, sulle rampe del Montello e poi in via Crispi era lì, a poche decine di metri dalle cinque in testa; pareva assaporare poco alla volta il ricongiungimento, non stancarsi troppo per una eventuale volata e invece niente, la realtà era che non aveva la forza di colmare il divario. Così è giunta un po' sconsolata, e qui sta cercando di spiegare cosa è successo. Ma c'è poco da spiegare: era cotta.

Cicale multicolore

Lungolago della Schiranna, sibila il gruppone degli under 23, già stanno pensando ad una nuova sgroppata sulla salita dei Ronchi. 800.000 euro circa di carbonio sopraffino, cicale multicolore cavalcate da policromi atleti, pronti a soffrire per una boccata di gloria e per uno stipendio più che decoroso. Alla fine vincerà un colombiano sconosciuto: forse il più affamato di tutti.

Distretto nostalgia


Ieri sera, nell'ambito degli spettacoli gratuiti offerti dagli organizzatori dei Mondiali, ecco al Teatrino ex 'fossa dei leoni' il Distretto 51. Una serata magica, con 'Chi fermerà la pioggia' di John Fogerty dei C.C.R., oppure il Bob Dylan di 'Bussando alle porte del paradiso'. Operazione nostalgia. I Credence Clearwater Revival (spero si scriva così), ad esempio: dopo i Beatles, praticamente il primo gruppo straniero a regalare emozioni ai miei quindici anni. Proud Mary, cioè una delle primissime canzoni che ho imparato alla chitarra. Finivano gli anni Sessanta e iniziavano gli anni Settanta. Come una fucilata, il proiettile della vita mi ha già spinto qui, ben oltre il Duemila. Troppo in fretta. Ad una velocità scandalosa.

I due rivali

Questi ciclisti metallici hanno fatto discutere a lungo. Autore: Beppe Leoni, architetto leghista, primo soldato di Bossi, primo consigliere comunale della Lega a Palazzo Estense, che fece il suo discorso in dialetto. Leoni ha regalato la maglio iridata a Bossi, e fin qui si può capire. Ma perché lui si è messo addosso quella a pois (che spetta allo scalatore del Tour de France) e a Maroni ha regalato la maglia gialla di leader del Tour? Bisogna sapere che a suo tempo, anni 1994 o giù di lì, Leoni ce l'aveva un po' su con Maroni, che giudicava il classico figlio di papà, entrato nelle grazie di Bossi, meritevole di una carriera simultanea e brillante all'interno della Lega, mentre lui era il faticatore. Quindi si potrebbe capire il perché della maglia a pois che lui si è regalato, uomo del sudore e della gavetta. All'amico-nemico Bobo, invece, ecco la maglia gialla di primo della classe.