giovedì 26 aprile 2007

Salite


Amo le salite. Soprattutto quelle in bici. Nella foto sono al Passo Giau, vicino a Cortina, lo scorso 30 aprile 2006. Lo scorso anno sono salito in bicicletta 69 volte al Campo dei Fiori. Qualcuno potrebbe dire che dovrei utilizzare meglio il mio tempo perché, si sa, il tempo è danaro. Lo contesterei. Sto scrivendo, a fatica, un romanzo che, guarda il caso, forse si intitolerà SALITE. Dovrebbe essere ultimato per la primavera del 2008. Se verrà pubblicato, non si sa. Intanto dovrei scriverlo. Vorrei mettere nelle pagine tutta questa mia 'impopolare' voglia di bici e di salite, tutto il mio amore per i grandi passi dolomitici o per le nostre ascese: il Cuvignone di Alfredo Binda e di Ivan Basso, il mio prediletto Campo dei Fiori. Naturalmente sarà anche una storia d'amore fra un uomo ed una donna.

mercoledì 25 aprile 2007

Smemorati, mai


Più invecchio, più scopro il valore del 25 aprile. Forse perché sempre più mi appassiono alla vita. Da qualche anno, per onorare i caduti, salgo in bici alla chiesetta del San Martino in culmine. Il monte San Martino, luogo di eroi. Nella foto, era il 23 aprile 2006. In questo 2007 non ho ancora onorato l'impegno. Il mio debito verso chi è morto per la mia nazione sarà inestinguibile. Che almeno non li offenda con la dimenticanza.

giovedì 19 aprile 2007

Del vento e della luna


Arnaldo Bianchi è mio amico, ed è un poeta. Da pochi giorni è nelle librerie la sua nuova raccolta: 'Del vento e della luna' (Macchione Editore). Siamo tutti un po' poeti, poi c'è chi è più poeta degli altri: fra questi ultimi c'è senz'altro Arnaldo. Mi ha regalato il libro, con la seguente dedica: 'Capire una poesia vuol dire in primo luogo udirne il suono' (Octavio Paz) A Carlo, che sempre mi ha capito, in segno di amicizia Arnaldo.

Ne sono lusingato. E qui riporto una sua poesia:

Padre,/in questa notte che ci accompagna,/in questo buio che ci accoglie/non spezzare la speranza./Padre,/risorge, con gioia e con dolore,/sempre l'alba.

lunedì 16 aprile 2007

E' un po' fermo


Qualche giorno fa sono entrato in una nota libreria varesina, direi la più nota, dopo che ha chiuso Veroni. Cominciamo col dire che per me, scrittore, entrare in una libreria è quasi sempre un trauma. Se non ho nulla di pubblicato, mi scappa la voglia di farlo, vedendo l'esubero di libri in commercio. Se ho un libro sugli scaffali, il timore è di notare che la mia pila non si abbassa. Ma torniamo al mio ultimo libro, Vicolo Canonichetta. Il proprietario della citata libreria mi guarda e, con un po' di timore, dice (alludendo al Vicolo): "E' un po' fermo...non è facile vendere i libri..." quasi a giustificare il mio (comprensibile) scoramento. Io ho detto: "Lo so...lo so..." ma il mio cuore piangeva.

Nella foto di Angelo Buttè, sono alla presentazione del più volte citato libro, a Villa Recalcati, venerdì 30 marzo 2007.


Per un dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

mercoledì 11 aprile 2007

Signore, da chi andremo?


Prego molto. E molto spesso, pregando, mi chiedo: "Non sarà una fuga? L'arma dei pavidi? La strategia di chi non ha il coraggio di vivere? Non sarà, la religione, la scelta degli sconfitti? Dei perdenti?" E' un pensiero ricorrente che non mi fa piacere. Già, ma dove andare? Da coloro che affidano l'esito di una vita al coraggio, al rischio, alla forza dell'intelligenza e del braccio? Dove sarebbe, in quel caso, Dio? Tanto sicuri, da non averne bisogno. E allora torno alla Croce e ripeto, con gli apostoli: "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna."

Prove di esistenza



Il primo maggio Carla ed io festeggeremo i 26 anni di nozze. Ecco la prova dell'esistenza di un Dio, capace di difendere, proteggere, alimentare, sorreggere un amore, testardamente duraturo.

















martedì 10 aprile 2007

Amore immobile


"Sarete giudicati dall'amore" si legge nel Vangelo. E mi sembra giusto. Ma io, su questa strada, sono immobile come un uomo-statua. Vivo dentro, ma immobile.


So che qualcuno ha cercato di commentare i miei messaggi, ma non vi è riuscito. Nemmeno io, al momento, so come si fa. Possiamo sempre dialogare via email: carlo.zanzi@tele2.it

sabato 7 aprile 2007

Ma è forse colpa mia?


Ma è forse una colpa, se a partire dal 1981 o giù di lì, da quando mi sono sposato con Carla e poi sono arrivate le ragazze, ho scoperto i fiori (ad esempio, in foto, la magnolia) e me ne sono innamorato? Ho preso interesse per i frutti dell'orto di mio suocero Elio (non sapevo neppure come nascesse un pomodoro)? Ho cominciato, a partire dal 1990, ad aspettare il ritorno a Varese delle rondini, sempre in aprile (in questo 2007 la prima rondine l'ho incontrata alla Schiranna il 4 aprile, alle 3 del pomeriggio)?

Dio, che sino ad allora era soprattutto quello delle montagne, ha cominciato a farsi vivo anche nei fiori, nei frutti, nel volo aguzzo di una rondine. Un Dio primaverile, festoso, colorato. Un Dio risorto. Un Dio pasquale.

mercoledì 4 aprile 2007

Dall'alba al tramonto


Al tramonto (quello della foto è alla Schiranna) spesso tornano in me le parole del Salmo: "Alla sera sopraggiunge il pianto, ma al mattino ecco la gioia". Nella stanchezza svogliata della sera, ciò che faccio perde d'importanza. Si veste di mediocrità. S'impone il desiderio di scelte più radicali, più essenziali, più rischiose. Ma non ne sono capace.


Torno al mio racconto lungo. A 'Vicolo Canonichetta'. Riporto qui parte del mio intervento di venerdì 30 marzo, a Villa Recalcati:

"Preferisco leggere ciò che vorrei comunicare. Del resto un narratore, se sapesse comunicare compiutamente con la parola orale, probabilmente non scriverebbe. La scrittura supplisce qualcosa che manca. Torno alla narrativa lunga dopo dieci anni. Dal '97 ad oggi, per la verità, ho scritto molto, anche troppo: articoli per il settimanale 'Luce' e per il quotidiano 'La Prealpina', ricerche di storia locale, racconti brevi...Quando non si scrive su commissione; quando si scrive per il piacere, per il desiderio di scrivere una storia d'invenzione, non bastano la buona volontà né la caparbietà né il rigore di un impegno costante né la voglia di farlo. Occorre qualcosa d'altro. Una forte emozione che ribalti la tua calma piatta. Nel caso di 'Vicolo Canonichetta' si è trattato di un incontro con la sofferenza. E' giunta infine l'ultima goccia, e il vaso è traboccato. Ciò a partire dall'estate del 2005, e per un lungo periodo...Questo racconto è uno dei frutti di quella tempesta. Ho pensato, e poi ho scritto, questa storia anzitutto per non disperdere, nella dimenticanza, vissuti che oggi, con il ritorno della quiete, rischiano di sdrammatizzarsi, nell'attesa forse di una nuova bonaccia e di altre burrasche. Per non dimenticare, e per raccontare ad altri che certe prove nella vita fanno molto male e molto bene allo stesso tempo. Il coraggio, qualsiasi atto di coraggio (tanto desiderato quando mi capita di rileggere la mia mediocrità) forse deve molto allo smarrimento delle sicurezze..."

lunedì 2 aprile 2007

Un'ombra di luce


Ho scattato questa foto nell'inverno fra il 2005 e il 2006. Stavo male, ero alla Prima Cappella, giornata di sole e di vento. In quel periodo camminavo quasi tutti i giorni sulla rizzada che conduce alla Madonna del Monte. Partivo con l'ansia dentro, a poco a poco, in salita, col respiro profondo, l'ansia s'attenuava. la discesa era gioia. Scattando la foto ho pensato: un'ombra di luce. La vita è luce e ombra. Nell'ombra (quella del soffrire, ad esempio) è nascosta anche tanta luce.

Avrei voluto scrivere, oggi, della presentazione di VICOLO CANONICHETTA, venerdì 30 marzo: tanti amici, ero felice. Ma è morto Giorgio, amico della Shalom, a soli 52 anni. Oggi i funerali. E allora prego, e riporto qui una mia poesia, già pubblicata nella raccolta UN ANNO, di molti anni fa.


La mia vita è marchiata da una Croce.

L'errore, il caso, il nulla o la scommessa

di andarmene con Te, appeso a un legno,

fissano quella croce di montagna,

sempre disposta a spiegarmi ciò che muore.