martedì 26 febbraio 2008

Una morte vitale


Come qui ho già scritto, sino ad ora ciò che ha contribuito a farmi cambiare di più è stata la sofferenza. Oggi aggiungo (parrà una bestemmia): per fortuna che c'è la morte. Che incombe su di noi e ci invita non solo a vegliare, ma soprattutto a fare. Una veglia operosa. Oggi, tornando in bici da scuola, pensavo a cosa sarebbe l'uomo senza la consapevolezza della fine. Un individuo pigro, svogliato, apatico, senza interessi, senza slancio vitale, senza creatività, senza quella spinta poderosa che dà il desiderio di lasciare qualcosa ai posteri...dovremmo dire: grazie, morte. C'è chi dal pensiero della morte si fa schiacciare, ma credo che la maggior parte degli uomini 'approfittino' della sua esistenza per tuffarsi nella vita, raccattando il più possibile, alcuni per il solo piacere personale, ma molti, forse i più, per essere felici regalando spazi di felicità agli altri, nella consapevolezza che si è tutti sulla stessa barca, destinati ad un identico approdo. Un porto che si dovrà raggiungere, ma intanto si rema il più possibile in direzione contraria. A questo pensavo, pedalando verso casa, intorno alle 14, dopo una mattina di lavoro.

lunedì 25 febbraio 2008

Gioie sportive


A differenza di quanto credono i miei amici, che mi sanno grande tifoso da sempre dell'Inter, le mie più grandi soddisfazioni sportive (a parte le mie di sportivo praticante, che ormai non ci sono più) sono, nell'ordine, le vittorie dei miei alunni della 'Vidoletti' (questa è la squadra di basket femminile, che lunedì 3 marzo, ore 9.30, al Campus, disputerà la finale Provinciale dei GSS contro Lavena Ponte Tresa) e la vittoria della Cimberio basket. Le vittorie dell'Inter (per la verità piuttosto scontate, ormai) sì, mi regalano un po' di gioia, ma è solo una lieve carezza. Mi piace il basket, da giocare e da vedere, soprattutto dal vivo. Al mattino, prima di iniziare le lezioni, devo fare almeno dieci minuti di tiri a canestro, solo, nella palestra della mia scuola, magari con la musica di sottofondo. E devo ammettere che ho raggiunto una certa precisione nel tiro, soprattutto nei tiri liberi. Credo di averne segnati anche trenta o quaranta di fila, senza sbagliarne uno. 'Ciufff'..e la giornata inizia bene.


per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

Vanagloria?


Ieri pomeriggio sono andato alla presentazione del libro di poesie del mio amico poeta Arnaldo Bianchi, stamani sono andato a Villa Recalcati, alla consegna del Premio Chiara alla carriera a Carlo Fruttero, presente solo in videointervento (vedi foto). Dedico parecchio tempo ai libri: a leggerli, a scriverli, partecipo a presentazioni. L'ambiente nel quale i libri si collocano, il cosiddetto ambiente intellettual-letterario, è ambiguo, non sempre sincero, c'è molta vanagloria, molta apparenza. Ed io, che lo frequento, non posso certo assolvermi totalmente. Ne faccio parte. Non ho certo la faccia tosta di considerarmi un puro, dentro un ambiente per dir così 'corrotto'. A volte ho l'impressione di viverlo con distacco, quasi che -volendolo- potrei farne tranquillamente a me, ma sarà poi vero? Lo frequento da vent'anni. E sempre torna la domanda: sarà, alla fine, solo vanagloria?

giovedì 21 febbraio 2008

La folla ai suoi piedi


Non ha mai avuto folle adoranti, quando giocava a calcio nel Castronno. E nemmeno fuori dallo sport, tanti amici sì, tanto rispetto, ammirazione ma folle no, né è mai andato a cercarsele, lui, il signor Luigi: lavoro, serietà, rispetto e generosità. Senza prosopopea. La folla è arrivata, ai suoi piedi, il giorno del suo funerale, oggi, nel primo pomeriggio. La basilica di San Vittore non ha retto all'urto. Molti in piedi, in piazza San Vittore, sotto un sole pallido, non all'altezza di Luigi Orrigoni. Chi semina raccoglie: lui ha molto seminato, ed è giusto che ora raccolga, in terra e, probabilmente, anche in cielo. Luigi, forse da sempre, o forse un dato giorno della sua vita, ha capito che la modalità per essere più felice passava dalla felicità altrui. Sorridere per aver generato un sorriso. Così s'è messo a spartire i suoi molti beni. Con coraggio, perché ci vuole coraggio non solo a fare l'imprenditore, ma anche a fare del bene. I tiepidi sono tiepidi in tutto. Mentre oggi c'era molto calore, anche nel pallido sole di un febbraio varesino, di lacrime e di applausi, di preghiere e di commozione.

mercoledì 20 febbraio 2008

Ciao, Luigi


Io gli avevo detto che era arrivato il tempo di scrivere la sua storia di imprenditore di successo, Mister Tigros, uomo dai molti soldi, che aveva imparato a spartire con chi era nel bisogno. E lui, Luigi Orrigoni, s'era messo a ridere: "No, non è il caso, meglio scrivere la storia dell'Esselunga o dell'Iper. E poi c'è tempo..." Ma si sa che il tempo c'è quando c'è, bisogna giocare d'anticipo, fregarlo priama che sia lui a fregarci. Ma in fondo a lui non interessava scrivere le vicende di un uomo di successo: era anche schivo, ma insieme molto orgoglioso della sua famiglia e della sua riuscita commerciale. Perché gli permetteva di dare con generosità, a chi non aveva avuto la sua fortuna. La città di Varese gli deve molto, e anch'io, che pure l'ho conosciuto solo negli ultimi anni. In foto ho fissato Luigi, felice, qualche tempo fa, che mostra il libro su Don Tarcisio Pigionatti, uno di quelli della sua collana 'Varesini Illustri', edita da Macchione. E ora bisognerà pensare anche al varesino illustre Luigi Orrigoni, perché non può andarsene così, in sordina.

martedì 19 febbraio 2008

Vent'anni in trenta libri


Il 24 marzo del 1988 usciva il mio primo libro, PAPA' A TEMPO PIENO. Sono trascorsi vent'anni, vent'anni e trenta libri pubblicati. Così ho pensato di ritagliarmi, nel 2008, un piccolo spazio per ricordare questi due decenni di scrittura. Non è un bilancio definitivo (almeno lo spero) ma è già una tappa, un percorso, un tratto abbastanza lungo di strada. Probabilmente la data sarà venerdì 13 giugno: una serata con gli amici, che per la maggior parte coincidono anche con i miei lettori. Ma siccome ho molti amici, ho anche molti lettori. Rischia di diventare un momento autocelebrativo? Probabilmente sì, dipende anche da come è organizzato. Ma io resto fedele al motto del mio amico Luigi Vaj, che diceva: "Chi vuole va, chi non vuole mandi." E poiché io voglio ricordare questo ventennio, vado. E se c'è qualcuno che mi segue, tanto meglio.

lunedì 18 febbraio 2008

Il coraggio della vita


Ho letto questa notizia: una coppia, insieme da almeno 50 anni; lei muore e dopo poche ore il marito si toglie la vita. Una coppia 'perfetta'. Che aveva dichiarato, all'inizio del matrimonio: niente figli, perché danno preoccupazioni. Se la storia è ben raccontata dal giornalista, mi pare che manchi qualcosa a questo amore, che ha saputo varcare i confini della morte. Anzi, penso che manchi molto. Credo che due 'paure' (tutti hanno un po' paura della vita e soprattutto della morte) si uniscono non solo per abbracciarsi e non sentire il tremore, ma per abbracciarsi e ricevere coraggio. Un coraggio vitale. Due amori s'abbracciano non solo per scaldarsi a vicenda, ma per raddoppiare, triplicare, centuplicare l'amore. Ci vuole coraggio per dare -coscientemente e responsabilmente- alla luce una nuova vita. Ma è proprio questo coraggio che i due amanti devono reciprocamente regalarsi.

domenica 17 febbraio 2008

Sesso


Come già anticipato, qui non parlerò di sesso. Però una cosa voglio scriverla. Mi arrivano giornalmente almeno trenta mail da gettare, e la stragrande maggioranza riguardano viagra, cialis eccetera...Non le apro mai, ma una di queste è davvero ridicola, e ha per titolo (che dovrebbe essere invitante): "Il doping per la tua cosa graziosa" !!!!!! Ma che c'entra col sesso il Re Bosino (alias Natale Gorini), che ho scelto per la foto? C'entra perché, come è noto, Natale Gorini è il re delle bosinate, poesie dialettali ironiche, bosinate delle quali era maestro insuperato Speri Della Chiesa Jemoli, bosinate che lo Speri spesso dedicava ad argomenti legati al sesso. E quest'anno anch'io mi sono sbilanciato, presentando al Poeta Bosino 2007 una bosinata proprio legata alla 'rivoluzione' epocale introdotta dal Viagra.

venerdì 15 febbraio 2008

Un anno


Venerdì 16 febbraio 2007, con la stessa foto che vedete qui oggi (a Cortina, maggio 2006, pirma dell'ascesa al Passo Giau in mtb) davo inizio all'esistenza di questo blog. Un anno fa. Per me è stato di compagnia, e credo anche per qualcun altro. Le statistiche dicono che in blog nel mondo (e sono in continuo aumento) hanno una media di 5 lettori cadauno. Credo di essere in media. I miei sono pensieri molto personali, non lancio grandi messaggi, campagne di sensibilizzazione a vasto raggio, invettive, rampogne, lamentazioni universali. Credo che forse siano anche un po' banali, minimalisti, senza pretese. Ma a me piacciono così. E se sono graditi ad altri, tanto meglio.

Mi autofaccio gli auguri, sperando di rifarmeli fra un anno.

Padri


A volte dovremmo ringraziare i nostri figli, che ci permettono di fare i genitori. Genitori, cioè testimoni-comunicatori di esperienze, conoscenze, emozioni. Caterina (in foto) mi ha lasciato intendere (con molta parsimonia di parole) che forse avrebbe avuto piacere di scattare qualche foto, di imparare un'arte che a me piace. Non ho lasciato perdere tempo, anche perché di tempo ne avevo, tenuto da parte anche per questi momenti inattesi e piacevoli. Siamo saliti al Sacro Monte e lei ha scattato le sue prime foto al tramonto. Credo si sia emozionata, anche se faceva freddo. Per un attimo mi sono sentito un buon padre, almeno accettabile.

lunedì 11 febbraio 2008

Il digiuno


Finisce il Carnevale e inizia la Quaresima. E il primo vangelo quaresimale si riferisce proprio a Satana e alle sue tentazioni. Ma non è del mistero del male che vorrei scrivere, anche se su di lui ho scritto molto (mai pubblicato) e anche il mio racconto lungo L'ULTIMO NEMICO (cioè la morte) era nato come IL NEMICO (cioè il diavolo). Troppo mistero intorno a lui. Preferisco scrivere di digiuno. Sono un estimatore del profeta Isaia, che ci avverte: "Non è questo il digiuno che cerco (cioè la rinuncia al cibo o l'usare sacco e cenere per letto..." ma ciò che vale, come segno di conversione, sono le opere di carità. Concordo. Rinunciare al cibo dovrebbe essere un segno di una conversione interiore, ma (almeno nella mia esperienza) è stato mezzo di cura dimagrante, oppure motivo di rabbia interiore, di fatica a capirne il senso, tanto che non ero per nulla disponibile all'amore fraterno, e aspettavo solo che morisse il venerdì, per poter mangiare. Meglio la carità fraterna, a stomaco pieno, condividendo il pane con chi non ce l'ha. Secondo me si può mangiare tanto e considerare il cibo per ciò che è (anzitutto una necessità e poi, in subordine, anche un piacere) oppure digiunare e considerare il cibo il centro del proprio pensiero.


per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

domenica 10 febbraio 2008

Niente sesso né politica


Come sanno i miei lettori, qui scrivo di tutto un po', ma non credo che parlerò mai di sesso e politica, almeno in senso personale. Qui probabilmente rimarrete all'oscuro (come è in controluce il carro di carnevale, nella foto scattata ieri al Carnevale Bosino). Perché niente politica? In pochissimi sanno per chi voto. E' una scelta precisa fatta quando ho cominciato a seguire il Consiglio comunale, come giornalista, per il settimanale Luce. Non volevo che i miei articoli venissero giudicati, travisati, letti col preconcetto di chi sa per chi voti. Ora su Luce non scrivo più, ma mantengo il segreto. Non sono un politico di professione, quindi posso permettermelo. Ho l'impressione che se uno sa per chi voti si crea un pregiudizio, che può guastare i rapporti. Non mi va. Non sono tenuto a dirlo e non lo dico. E ogni tanto mi diverto sentendo chi fa ipotesi sulla mia tendenza politica, sbagliando clamorosamente. So che non tutti la pensano come me, se ne può discutere, ma devo dire che mai come in questo periodo della mia vita provo un velo di sconforto, sentendo i nostri personaggi d'alto profilo politico. Ma andrò a votare, il prossimo 13 aprile. E' un mio diritto-dovere e lo assolverò. Del resto provo una sincera ammirazione verso chi si butta in politica, con nobili ideali. Ma ce ne sono? Sì, penso di sì.

ps E del sesso? Se è il caso, ne parlerò un'altra volta.

Settima Brinziobianca


Stamani ero un po' indeciso, ma poi mi sono detto: "Come si può rinunciare alla Brinziobianca?" Così sono partito e sono stato contento. Una settantina i partenti, 15 km, tre giri, pista ottima, ho fatto più o meno il mio miglior tempo (poco più di un'ora) ma non ho ancora il tempo cronometrico esatto. In più, pur facendo fatica, mi sono goduto il panorama e lo scintillio della neve. Sono arrivato fra gli ultimi, ma ciò che conta è il tempo. Due anni fa, che ero più allenato di oggi, ero arrivato 64° e ne avevo lasciati indietro una quarantina: peccato che oggi mancavano proprio quei 40 che erano arrivati dopo di me! Il sindaco di Brinzio, il mio amico Sergio Vanini, ha avuto il coraggio di dirmi, dopo il primo giro: "Ritìrati!" Lui, lì col cappotto, inetto alla fatica e alla gioia sportiva. In foto Alberto Zuffi (davanti) e Pippo Gazzotti (dietro), fra coloro che hanno lavorato ore ed ore per rendere ottima la pista e per regalarci una domenica da ricordare. A loro il mio grazie.

ps I miei amici Riccardo Prando ed Enrico Piazza mi hanno sonoramente battuto, ma lo sapevo. Ora li attendo in piscina, dentro la neve liquida dove so di poterli battere.

per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

Carnevale


Sabato grasso di colori e rumori e allegria. Io ci sono andato in centro Varese, non più con le mie bambine (ora troppo cresciute), da solo, per scattar foto e per respirare un po' di pazzia. Di esagerazione. Una delle poesie in dialetto che ho scritto e che preferisco si intitola proprio Carneval. E' nata qualche anno fa vedendo Caterina (la mia ultima bambina), vestita da fatina, allegra nel cuore della festa, sguazzare fra coriandoli e stelle filanti. La scrivo un po' in dialetto e un po' in italiano. 'Varese, coperta nel sabato grasso, pitturata e gioiosa come Arlecchino, tira avanti i suoi carri e la baldorio: Re Bosino, Pin Girometta, un zoppo, una strega. In piedi, senza maschera e trombetta, vestito con i soliti abiti, come ieri, vardi curiùus la matàna du la gent, mia bun da fass vidè senza ritegn. La bambina, alta come una zucca, smorza la corsa. Prende fiato, scappa via e poi torna qui. Na brencava da curiandul l'è par mi, gioia seca, carèza d'alegria.' Ecco, ogni tanto avrei bisogno di far qualcosa senza 'ritegno', ma non ne sono capace. E ogni tanto fa bene prendere in faccia i coriandoli dei bambini, che sono gioia secca, una carezza di allegria.

venerdì 8 febbraio 2008

La pensione


A occhio e croce, mi dovrebbero mancare sette, otto anni alla pensione. Mamma, come sono vecchio! Ma in realtà in pensione ci sono già, da tempo. Nel senso che da anni evito un ragionamento, che mi pare non improntato alla saggezza. Il pensiero che si esprime in un: "Dopo...questo lo farò quando andrò in pensione..." E così il beato (ipoteticamente beato) tempo della pensione s'inzuppa di ogni ben di Dio, è lì ad attendere, finalmente, la realizzazione dei nostri ultimi sogni. Ma perché mai, se lo si può, si deve rimandare? E non lo dico solo perché a quel tempo uno potrebbe non arrivarci mai. O arrivarci malconcio. Chi lo dice che ciò che oggi ci fa piacere allora avrà lo stesso valore? Io non sto lasciando nulla per il tempo della pensione. Persino le Mie Memorie le sto già scrivendo, in tutto ciò che continuo a mettere nero su bianco. (in foto, alla presentazione del mio ultimo libro su Padre Adelio Lambertoni, con l'amico Gianni Spartà)

Il tempo e il denaro


Si dice: "Il tempo è denaro." Ma io preferisco parlare del tempo e del denaro. Non mi sono mai fatto prendere dalla smania dei soldi. Credo sia stato un bene. Prima ho preferito dare tempo alle figlie, quando erano piccole. Poi ad attività poco o per nulla remunerate, ma gratificanti. Tanti miei colleghi riempiono le ore di doppi e tripli lavori. Si sa: i soldi non bastano mai. Poco importa se non resta il tempo per goderseli, questi soldi. Sarò egoista (giudicherà il buon Dio) ma stamani, prima di andare a scuola, ho gustato il sole che indorava le cime del Chiusarella e della Martica, poi ho sciato un'oretta al Brinzio e m'è restato anche il tempo di scattare la foto che vedere: le prime primule e le gemme delle ortensie. Qualcuno penserà che sono un perditempo: pensiero lecito. La felicità non ha prezzo. La felicità, spesso, è gratis. Ma bisogna darle tempo.

lunedì 4 febbraio 2008

Il dubbio


La foto mi pare significativa, perché il dubbio è un po' come una nebbia, la vista s'appanna, la strada è meno chiara. Per molti anni sono stato il giovane delle certezze, dubbi ne avevo pochi anche perché mi ponevo poche domande. Meglio, scantonavo i dubbi perché mettono in crisi. Poi le cose sono cambiate. Il dubbio un po' toglie e un po' dà. Toglie lo slancio della sicurezza di chi, appunto, non ha dubbi e può andare dritto per quella strada, chiamando a raccolta altra gente che gli faccia compagnia. Ma il dubbio aumenta la tua quota di solidarietà, di empatia verso il genere umano, che spesso non la pensa come te, e sovente cammina a fatica nella nebbia di questo esistere non sempre convincente. Il dubbio sistematico deprime, ma l'esatto opposto è l'integralismo fanatico, che non è da meno. Anzi.


domenica 3 febbraio 2008

Una sola specializzazione


Non amo la specializzazione, anche se ne vedo l'utilità. Per fare progressi, bisogna essere specialisti. Lo scienziato, per arrivare alla grande scoperta, deve sapere moltissimo di un solo argomento. Io mi disperdo, sono un pasticcione, mi piace cambiare. Ho più di una professione, nella scrittura vario e scrivo un po' in tutti i generi, pratico diversi sport, devo continuamente variare perché mi stanco facilmente sempre nel medesimo settore. Un po' leggo un po' scrivo un po' corro...di tutto un po'. Certo, i tipi come me non passano alla storia, ma su questo argomento ormai ho messo il cuore in pace e mi accontento. Quindi godo. In un solo settore mi sono in un certo senso specializzato, e non mi va di cambiare: il matrimonio. Credo debba essere unico. So che in questo campo non basta la buona volontà personale e le ottime intenzioni di partenza. E' anche questione di fortuna. Credo di essere stato fortunato. (nella foto, il grande cuore dolce, alla festa della Giobia, Palace Hotel, 31 gennaio 2008)


per il dialogo carlo.zanzi@tele2.it

Valzer par Varès


Giovedì 31 gennaio, ultimo giovedì del mese, per noi varesini è la Giobia, festa popolare sempre meno 'festeggiata'. Per me è importante, anche perché è la sera della premiazione del Poeta Bosino. Quest'anno mi è andata male, la mia poesia in vernacolo non è entrata nella terna. Però ho avuto la gioia di ascoltare ancora una volta la mia canzone, Valzer par Varès, cantata dai carissimi amici Lidia e Antonio, questa volta spalleggiati dai Canterini Bosini (vedi foto). La mia emozione nasce soprattutto perché questa canzone mi regala l'abbraccio di mia mamma Ines. Lei amava il dialetto e la musica. Con questa canzone me la sono riportata al mio fianco, illusione-sogno-speranza di una sera di fine gennaio. Cantava con gli amici e ballava il valzer della sua amata città. Altro non mi è dato di avere di lei: una colorata emozione, un attimo privilegiato, una goccia che scivola e lascia il segno.