martedì 30 marzo 2010

Maroni l'arciere

Anche il mio settimo libro, edito sempre nel 1994, capita in un periodo favorevole alla presentazione, date le recentissime elezioni regionali. Il mio amico Pierfausto Vedani, decano dei giornalisti varesini, lo definisce "un mio peccato di gioventù", ma non ricorda che fu lui stesso a darmi parere favorevole alla pubblicazione. Non solo non mi sono pentito di averlo pubblicato, ma ne vado anche abbastanza orgoglioso: non perché sia filoleghista (il libro non è né pro né contro la Lega) ma perché è un instant-book che ho realizzato in tre mesi (ho lavorato come un matto), che è uscito pochi giorni dopo la nomina di Roberto Maroni al Viminale, il libro giusto al momento giusto. Come giornalista (sebbene solo pubblicista) credo di aver fatto un buon lavoro. Edito da Lativa e distribuito in tutta Italia da Longanesi, narra la vicenda di questo mio compagno di Liceo (stava nel corso C al 'Cairoli', una classe più avanti della mia), avvocato per caso (voleva fare il giornalista), politico dalla carriera folgorante e longeva. Il libro termina nel maggio del 1994, e bisognerebbe fare la seconda puntata, visto che Maroni è stato poi Ministro del Welfare e di nuovo Ministro degli Interni. Resta il politico varesino che ha rivestito le più alte cariche istituzionali. Ma Bobo Maroni non ci tiene affatto a promuovere il suo personaggio, e questo è un punto a suo favore.

Una morte vitale

Mi sia concesso, in questa Settimana Santa, di soffermarmi un istante sulla morte. Ma in modo assai vitale. Io, che amo la vita, penso spesso alla morte, ma non la giudico una contraddizione. C'è chi afferma: "Amo la vita e vivo, la morte ad un certo punto verrà." Dimenticarsi della morte è intento di molti. Io preferisco seguire la via di San Francesco, che arriva a definire 'sorella' la morte, a familiarizzare con lei, forse perché atteso passaggio verso uan vita più conforme alle nostre esigenze. In questa prospettiva, pensavo che il detto 'si muore ogni giorno un po' di più' non è solo da intendersi come processo di invecchiamento, ma come quel nostro quotidiano adattarci all'idea della morte, quel nostro continuo lavorìo per anestetizzare, imbellettare, addolcire quell'epilogo. Tutti, più o meno consciamente, procedono in questo cammino, anche coloro che affermano da convinti di non pensarci mai. "E' una balla mostruosa" direbbe il buon Fantozzi.

Un libro pasquale

Torno un istante sul mio libro L'ULTIMO NEMICO (vedi post precedente) perché mi sono dimenticato di far notare che sì, il tema è quello della sofferenza e della morte, ma è un libro sostanzialmente pasquale. In alcuni racconti in particolare (La recita, L'uscio socchiuso) ma direi quasi in tutti vince la resurrezione, questa ultima spiaggia, questa incredibile speranza, questa inimmaginabile vita oltre la nostra vita vissuta, amata, sofferta, sopportata e benedetta ma sempre così fragile, destinata a consumarsi un pezzettino alla volta.