martedì 11 novembre 2008

Un tempo pesante

Si dice che con l'età il tempo duri di meno. Un giorno a dieci anni non è come un giorno a sessanta. Più che di velocità parlerei di pesantezza. Non nel senso che il tempo pesa perché si soffre. Sì, anche quello, è chiaro che con l'età aumenta lo spazio del soffrire, ma qui alludo ad un'altra cosa. Pesa perché ora, che il futuro si assottiglia, che lo spazio di programmazione si riduce, ci si ripete molto più spesso: "Sto utilizzando al meglio le mie ore? Non starò per caso sprecando le ultime occasioni?" Non sono discorsi da ottantenne. Se li fa un cinquantenne per me non sbaglia, dimostra saggezza. Anche perché simili rovelli non conducono al pessimismo, ma più spesso ad un attivismo, spazzolato da un minimo di discernimento sulle priorità di una vita che, come è noto, resta inaffidabile.
in foto: il lago Maggiore di Luino, grigio in una grigia mattina di novembre

E bravo Francesco

Francesco Alberoni, noto sociologo, tiene una rubrica da anni sul Corriere del lunedì. C'è chi lo giudica il sociologo dell'ovvio, il maestro delle banalità. A parte alcune volte, non concordo con tali pareri denigratori. Certo, dargli la prima pagina del Corrierone..comunque devo stringere la mano a Francesco, per il pezzo di lunedì 10 novembre. In sintesi dice che il romanzo insegna a vivere, e soggiunge che questo le donne lo sanno (visto che sono loro a leggere romanzi), mentre gli uomini leggono meno, e comunque leggono preferibilmente saggi. Non so se i romanzi insegnino a vivere, so per esperienza che i romanzi contengono la vita tutta intera, ragione e sentimento; i romanzi scavano, tirano fuori le paure e le gioie, cercano di dire l'indicibile...che poi c'è romanzo e romanzo, si capisce, ma in genere il romanziere mette in quelle pagine non solo la sua razionalità e le sue conoscenze...regala di più, molto di più... a saper leggere. A saper vedere oltre la nebbia.