sabato 26 aprile 2008

Il Mahatma


C'è stato un periodo, anni fa, durante il quale il mio amico Gianni Argese (che mi accusa d'avergli trasmesso il vizio del fumo) mi chiamava Gandhi. Non so perché. Forse perché ero magro, o perché andavo in giro con un certo andazzo da asceta. Il paragone mi lusinga ma è del tutto immeritato. Anche perché il Mahatma (la grande anima) predicava fra l'altro il distacco dalle pesantezze della 'carne', distacco che io ignoro. Però Gandhi è un personaggio che mi ha sempre affascinato. E ora soprattutto per la sua visione della religione, considerata un grande albero dai molti rami (le diverse religioni) protesi verso il cielo. Tanti rami e un solo tronco: Dio? Il desiderio prepotente dell'uomo di un Dio, verità infinita? Credo che la scelta del ramo dipenda essenzialmente dal luogo di nascita. Non credo al primato di un ramo sull'altro. In questo sono come Gandhi, il Mahatma.

Ginestre


'Qui su l'arida schiena/del formidabil monte/sterminator Vesevo/la qual null'altro allegra arbor né fiore/tuoi cespi solitari intorno spargi/odorata ginestra....' (Giacomo Leopardi)


Questa è una delle poche piante di ginestra che sono riuscito a trovare a Varese, vicino al camposanto di Casbeno. Perché amo la ginestra? Perché mi ricorda una bella vacanza a Sirolo, nelle Marche, in occasione del 25° di matrimonio. Il monte non era il Vesuvio (come per Leopardi) ma il Conero; il fiore lo stesso, giallo, forte, capace di resistere ai venti del mare.