domenica 26 aprile 2009

Dean

Dean, 17 anni, accoltellato a Varese. Morto. Un dramma per lui, per i suoi genitori, per i due giovani assassini, per i loro genitori...e un piccolo dramma per tutti noi. Sono preso da sentimenti contrastanti. Mi verrebbe da dire: 'Basta con le eccezioni, guardiamo la regola. E cioè che la maggior parte dei giovani sono sostanzialmente felici, con difficoltà ma ce la fanno.' Ieri ne ho visti scendere a migliaia dal Sacro Monte, pregavano e cantavano. A furia di riflettere sulle eccezioni, dimentichaimo la regola. E se non dobbiamo abbandonare la pecorella smarrita, dobbiamo mettere le altre 99 nell'ovile, al sicuro. Poi però rifletto sui dati del disagio giovanile, su quanti giovani si 'fanno' in vario modo, e allora l'eccezione si allarga, la fascia si dilata. Di pecorelle ne abbiamo una sola o due, tre, quattro, cinque? E poi penso all'episodio in sé: non doveva partire la prima coltellata, poi credo sia stata una reazione a catena, un'inarrestabile corsa verso un dramma sempre più scandaloso e inaccettabile, brutale e allucinante. Quella prima coltellata ha definitivamente liberato la 'bestia' che è in noi (in tutti noi), ha accecato ogni ragione, ha distrutto tre vite, ma credo anche di più. E allora penso a Dio che 'permette' la bestia, alla mistero della libertà che ci ha 'regalato' il male e la morte... e allora mi perdo....

La gabbia

Rifletto su un proverbio siciliano, che dice: "Acèddu nna 'aggia o canta pi' stizza o canta pi' raggia' e cioè : "L'uccello in gabbia o canta per stizza o canta per rabbia"...già, noi quando sentiamo cantare un canarino in gabbia diciamo: 'To' come è felice, canta alla primavera..." e magari lui canta, sempre, la sua disperazione per quella vita reclusa. Per dire che a volte ci si inganna, ottimisticamente si pensa una cosa che non corrisponde alla realtà. E così penso anche alle tante 'gabbie' che fanno della nostra vita una vita reclusa, o impaurita, come quando ci si perde in un bosco. Ma siccome sono ottimista per natura, penso anche al poeta dialettale della Val Ceresio Nino Cimasoni e alla sua bellissima poesia 'A un legurìn'; descrive la morte di un uccellino in gabbia e finisce: '...ma io penso ai tuoi allegri, ai tuoi improvvisi, come quando, in una spanna di prigione, ti bastava un pezzetto di cielo, un raggio di sole, per portare la primavera sul balcone.'