venerdì 14 agosto 2009

Tevere

Sono abituato a nuotare nelle acque belle del lago di Monate. Per questo ho provato un certo sconforto, osservando lo stato dell'acqua del Tevere. Uno schifo. Ma la sera, al tramonto, in alcune zone del centro (qui siamo sul ponte dell'isola Tiberina), er fiume de Roma s'accende, si colora, l'acqua torbida pare uno specchio, grazie al quale la Capitale, guardandosi, s'illude d'essere davvero er mejo.

In biblioteca

Nonostante la mia età veneranda (non sono però così vecchio come questo condottiero romano, ripreso davanti al Colosseo), ieri ho visto per la prima volta il film 'Colazione da Tiffany'. Bello, con una Audrey Hepburn splendida (anche se un po' troppo magra). Mi ha strappato un sorriso la seguente scena: il protagonista maschile, uno scrittore di poco successo mantenuto da una ricca signora (per inciso, ci fossero milionarie disposte a mantenermi, io sono 'disponibile'), va in Biblioteca e si gongola, perché in archivio, fra gli scrittori, c'è anche lui con il suo unico libro pubblicato. Ebbene, nei miei primi anni da scrittore, anch'io andavo spesso in Biblioteca, aprivo alla voce Autori-Zanzi Carlo (allora non c'era ancora il pc) e guardavo nei cassettini, se avevano aggiunto i cartoncini dei miei nuovi libri. Debolezze di un povero scrittore, ancor'oggi in cerca di fortuna.

Zuccherino

Che poi alla fine è uguale per tutti: riuscire a dare uno zuccherino alla ragione e alla coscienza. Tenerle buone, almeno per un po'. Uno si accontenta dei consigli della nonna o di un vecchio prete, quell'altro deve leggersi tutta la storia delle religioni, la Bibbia Marietti, la filosofia universale, tutta la Treccani, dipende dai gusti, ma ciò che conta è il risultato finale. Credo comunque che per tutti valga un atto di umiltà: so di non sapere. Gli intellettuali fanno più fatica, perché sanno di sapere, o almeno lo presumono, o quanto meno vorrebbero sapere molto se non tutto. Michelangelo (che fra le molte cose progettò anche er cupolone) non era certo un tipo che s'accontentava della prima impressione, del primo parere raccolto. Era un inquieto. E la sua rabbia spesso era vero e proprio furor, lo scalpello diventava rovente, la voglia di perfezione rendeva arduo placare mente e cuore, ragione e coscienza.

Terribilitas!

Per stare al furor michelangiolesco, all'esame di maturità, Liceo Classico, anno 1975, scelsi come traccia del tema proprio di parlare di Michelangelo. E commisi un errore 'terrificante'. Il termine furor divenne un'improbabile terribilitas, un neologismo che non mi costò caro, se è vero che alla fine uscii con un onorevole 48/60, quarto della classe, medaglia di legno.

in foto: il Mosè di Michelangelo, conservato a San Pietro in Vincoli