lunedì 1 dicembre 2008

Semplicemente felice

Prima una correzione: nel post sottostante ho scritto che Guido Morselli chiamava la pistola'la sorella dall'occhio nero', ma devo aver sbagliato, perché credo sia 'la ragazza dall'occhio nero'. Cambia poco. E resto su Morselli. Sono contento di sapere che anche per lui lo scopo della vita era la ricerca della felicità. Tanto che è stato scelto questo titolo, come tema poer gli aspiranti scrittori del primo concorso 'Morselli'. A mio parere la ricerca (e la conquista, mai definitiva) della felicità hanno a che fare con la semplicità. Con l'accontentarsi. Con l'ammettere un limite, una dipendenza, una 'povertà' della nostra intelligenza. E', questa mia, una felicità facile, semplice, elementare, bambina come può definirsi la gioia dei miei alunni della Vidoletti (foto)? Forse, chissà, magari, ma (in tutta sincerità) la distinzione mi interessa poco: mi basta essere felice.

La sorella dall'occhio nero

Il 31 luglio 1973, a 61 anni, Guido Morselli, scrittore, utilizzò 'la sorella dall'occhio nero' (la pistola) per togliersi la vita. Vinto dalla sofferenza, dal male di vivere. Credo che tutti, di tanto in tanto, pensino al suicidio, non nel senso di riflettere su come metterlo in atto, ma come riflessione su un possibile esito della vita, estremo atto di libertà, somma pretesa di autodeterminazione. Nel corso degli anni ho mutato visione rispetto a questo esito esistenziale. Quando scrissi 'L'ultimo nemico', non che considerassi il suicidio in termini positivi, ma vi era in me una sorta di 'rispetto' verso un gesto che consideravo in fondo eroico. Nel caso del racconto citato, il suicida compie l'atto come gesto d'amore verso l'amata moglie, morta da poco. Ebbene, oggi credo sia più eroico continuare a vivere, accettare -sia quel che sia- la sfida dell'esistere, nonostante tutto.

carlo.zanzi@tele2.it