giovedì 25 marzo 2010

La penitenza della confessione

Una delle frasi che più amo della Messa è: "O Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma di' soltanto una parola, ed io sarò salvato." Una frase liberatoria, come liberano ottimismo e speranza i colori dei fiori. Ammetto la mia pochezza, ma Tu, con una parola, mi salvi. Una frase che non dovrebbe rendere necessario il sacramento della confessione. Ma così non è. S'avvicinano i giorni della confessione pasquale. Lo ammetto: non è la penitenza post confessione ad intimorirmi: in genere si tratta di qualche orazione. E' la confessione che è, per me, penitenza. Questo sacramento (misterioso come tutti gli altri) è senza dubbio il prezzo più alto da me pagato alla fedeltà alla Chiesa Cattolica. Andare a Messa è un piacere, a volte ci vado anche due volte in una domenica. Pregare insieme, cantare, riceve l'eucarestia è soprattutto gioia. Ma la confessione....

Poeta per un libro

Galvanizzato (di più....gasato) dalla pubblicao del mio primo libro, sono partito a produrre ogni forma letteraria, persino la poesia. Ecco allora, sempre nel 1988, il mio primo (ed unico) libro di poesie. Rileggendole oltre vent'anni dopo devo dire che alcune mi paiono decenti, benché non mi consideri un poeta. Faccio però notare che Gabrieli editore, di Roma, ha pubblicato anche il primo libro di uno che poeta lo è per davvero, Silvio Raffo. Ricordo poi che un altro mio amico d'oratorio pubblicò un libro di liriche, sempre da Gabrieli: Onofrio Mastromarino. Sul cognone non ho dubbi, sul nome non sono certissimo. Mastromarino: chissà che fine ha fatto.
Citerrò una mia poesia. Non è fra le migliori, ma è intonata alla stagione:
MAGNOLIA
Sei ritornata, voglia di cantare./Scoppiano i tuoi colori dalle gemme,/il merlo canta sulla magnolia in fiore./Grande alleato del mio nuovo canto/il sole ha vinto gli occhi, stamattina./Intorno il mondo sonnecchia in bianco e nero./Urla che sei tornata, primavera.

Ho chiesto scusa

S'avvicina il tempo del voto regionale. Devo ammetterlo, ho seguito molto bene, anche come giornalista, il mondo della politica per una decina d'anni, dal 1992 ai primi anni del Duemila, poi mi sono un po' disamorato, tanto da pensare in questi giorni: "Questa volta non vado a votare." Per fortuna guardo spesso anche alle mie spalle, e allora ho pensato a chi è persino morto per un'Italia libera, democratica, votante. A costoro, e agli idealisti ancora in giro, ho chiesto umilmente scusa.