sabato 16 gennaio 2010

Chi non se la prenderebbe?

Credo non esista genitore al mondo che dopo aver visto il salvataggio della piccola di sedici mesi (estratta viva dalle macerie del terremoto di Haiti, dopo 3 giorni di sepoltura a Port au Prince) non abbia pensato: 'Questa la prendo in affido, o magari la adotto anche!' A conferma del mio dire, sono già migliaia le richieste per ottenere l'affido dei piccoli orfani di questa immane tragedia, richieste che ben difficilmente saranno soddisfatte, causa problemi burocratici e altro.
La piccola è scivolata fuori dalla pietra e dalla disperazione, non ha pianto, ha lanciato il suo sguardo verso quel mondo cambiato, simbolo vivente -lei- della rinascita. Non posso sapere quali siano stati i suoi pensieri. So quali sono stati i miei.

Nel novero dei cinquantenni più uno

Cara Carla (seconda da sinistra), si fa presto a passare da 50 a 51 anni: auguri. Ti auguro di mantenere passione per la vita e per l'insegnamento. Ti auguro di continuare a scrivere e, chissà, magari di pubblicare qualcosa. E mi auguro che tu continui, di tanto in tanto, a complimentarti per la mia di scrittura, un giudizio da prof di lettere che mi ha aiutato e mi aiuta. Magari è solo un dovuto benvolere ad un amico, ma a volte gli aspiranti scrittori anche su questo fanno conto. Buoni festeggiamenti.

Valentina


Dato che ho parlato dei 18 anni di mia figlia Caterina, e della laurea dell'altra mia figlia Maddalena, a questo punto devo citare anche il compleanno di Valentina, la primogenita, qui ritratta durante il pranzo natalizio. Oggi compie 25 anni, un quarto di secolo! Auguri, cara Valentina, anche se questi auguri in rete non li leggerai mai. Avremo modo di vederci e di festeggiare domani. Oggi, come spesso capita, sei lontana da Varese. In apparenza siamo molti diversi, io e te; ma a pensarci bene, in verità, molto mi somigli.

Lo zio Mario


Il 16 gennaio di qualche anno fa è morto mio zio Mario, fratello di mia mamma Ines. In foto è il più piccolo, insieme ai miei nonni, al fratello Bruno e alla sorella Ines, morta in giovane età. Mia mamma Ines non era ancora nata. Questa foto, dunque, è ante 1928. Oltre agli sci di legno (vedi altra nota), di mio zio Mario ricordo tanti episodi, la sua voce, il suo sorriso, la sua generosità. Per ragioni di spazio qui dirò della sua fisarmonica e del suo organo. Amava la musica, era un entusiasta dilettante delle sette note, in gioventù aveva fatto parte dei Canterini Bosini della Famiglia Bosina. Andavamo a trovarlo a Mendrisio o alla Prella e lui ci regalava una serata diversa. Mia mamma, diplomata in pianoforte, non si permetteva certo di giudicare la qualità di quel suono. Cantavano insieme, soprattutto i bei canti in dialetto della loro gioventù.

Parco Molina

La prima volta che ho messo gli sci 'da fondo' risale ai miei otto, nove anni. Andavamo al Parco Molina, prato a pochi metri da casa nostra. Gli sci? Pesantissimi sci di legno di mio zio Mario, con bastoni fantozziani. Indossavamo pantaloni corti, guanti e berretto di lana. Era più la fatica di arrivare al prato, poi un paio di cadute, le mani congelate, un gran freddo e la fatica di tornare a casa. La gioia era tutta nella trepidante attesa di quella ridicola 'sciata': il resto era delusione. Poi si cresce e impariamo che è meglio attendere poco e darsi da fare, affinché la concretizzazione sia adeguata, almeno non sempre così deludente. E qualche volta ci si riesce.