domenica 22 aprile 2012

Bennet Cantù-Cimberio Varese: 76-66

Niente da fare. I canturini si sono dimostrati più forti in tutto, tiri liberi a parte. Ma sino a metà partita abbiamo resistito, grazie soprattutto a ottime percentuali da 3 e ad un Fajardo bravissimo. Comunque 20 a 17 per noi dopo il 1° quarto, 36 a 34 per loro dopo il 2°. Ma la Bennet mette in turbo nel 3° quarto e per noi è durissima, con un Mazzarino inarrestabile. 60 a 46 per Cantù dopo il terzo quarto. Ma -e questo è da sottolineare- la Cimberio non molla e si porta anche a meno 9, quando Mazzarino è in panchina. Cantù replica da ogni lato possibile, tagliando le gambe e spezzando le residue velleità di Varese. 76 a 66 il risultato finale. Niente da dire: vittoria meritata.

Accadde...un anno fa

foto: nell'aprile del 2011 il maggiociondolo fiorì in anticipo Domenica 24 aprile 2011 – variabile, sereno Dramma della follia a Gavirate. Per ragioni inspiegabili, Mario Camboni, 69 anni, pensionato residente a Gavirate, separato, ha aggredito questa sera, intorno alle 19, la figlia Alessandra (32 anni) e il figlio Federico (34) con un coltello da cucina. La ragazza è morta, il ragazzo è in gravi condizioni ma non in pericolo di vita. Camboni si è allontanato, per tornare quasi subito nel luogo dell’omicidio. Lì è stato trovato dalle forze dell’ordine, con l’arma in mano./ Lunedì 25 aprile 2011 – variabile, scroscio pomeridiano Mario Camboni è stato arrestato. Sostiene di non ricordarsi di aver colpito la figlia. La donna pare difendesse la madre, e accusasse il padre per la sua violenza, motivo della separazione fra marito e moglie. Sul luogo del delitto sono state trovate anche due lettere, scritte a mano dallo stesso Camboni./ Martedì 26 aprile 2011 – variabile, temporale nel pomeriggio Sia i ristoratori che i pescatori si lamentano, perché i nostri laghi sono sempre meno ricchi di pesce. Un ricercatore ha reso pubblici i risultati dei suoi studi sulle nostre acque: fra i motivi della penuria di lucci, persici, scardole e alborelle, pare vi sia il fatto che oggi vengono sversate nei laghi acque maggiormente depurate rispetto ad un tempo, con la conseguenza che è diminuito il cibo per i pesci. A ciò si aggiunge la presenza di pesci di importazione, quali il pesce siluro, molto competitivi./ Mercoledì 27 aprile 2011 – variabile, coperto, temporale In arrivo una nuova tassa per i ‘cinquantini’, da pagare entro la fine dell’anno. I 42.000 varesotti proprietari di un motorino, immatricolato prima del 14 luglio 2006, se vorranno tenerlo dovranno cambiare targa. Lo impone il nuovo codice della strada, e ciò comporterà una spesa dai 60 ai 100 euro./ Giovedì 28 aprile 2011 – coperto, scroscio L’Avt, l’Azienda Varesina Trasporti, chiude il bilancio con un utile di 63 mila euro e l’amministrazione rinnova il Cda. Maurizio Marino resterà dunque il presidente della partecipata del Comune di Varese sino all’aprile del 2012, segno che nel Pdl non è stato trovato un accordo su un nuovo nome./ Venerdì 29 aprile 2011 – variabile, coperto, scroscio Qualche giorno fa Varese ha perso uno storico locale della movida, con musica anni Ottanta, la Fenice in centro città. Poco male, domani sera ne aprirà un altro, stesso stile, per gli amanti delle luci stroboscopiche e della musica degli anni ’80: si tratta del Kines61, che si trova a Galliate Lombardo./ Sabato 30 aprile 2011 – variabile, poca pioggia Posticipata di 5 giorni la tradizionale consegna dei Premi XXV Aprile, che si è tenuta stamani all’ex Cinema Politeama. Sono stati premiati gli alunni di terza, quarta e quinta elementare delle scuole varesine, che si sono distinti per ‘costante volontà di studio e per disciplinata partecipazione alla vita della società scolastica’.

Rusari d'un vecc

Mi è molto cara questa poesia, che ho scritto nel 1994, una delle mie prime poesie in dialetto. Devo a lei la grande emozione della vittoria al Poeta Bosino, il 26 gennaio 1995. Quella sera della Giobia, al Raggio d’Oro, sapevo che ero fra i tre finalisti, ma non ancora la posizione. A metà cena, dopo il sorbetto, la proclamazione. Iniziarono dal terzo, e non ero io, ma il mio caro amico Franco Passera, con ‘Ul batel dul Signur’. Quando Sandro Branduardi, segretario del premio, annunciò che il secondo era Edoardo Speroni con ‘Cusè vurevan dì’, scoprii di aver vinto. Al momento della premiazioni era presente anche l’allora sindaco Raimondo Fassa, che mi conosceva bene, perché seguivo per il settimanale ‘Luce’ il Consiglio comunale. Qualcuno fece notare che non avevo ancora 40 anni, che ero forse il più giovane Poeta Bosino nella storia del premio, e che avevo scritto una poesia che avrebbe potuto scrivere una persona anziana. Al che Fassa, sorridendo, usò una frase come per dire che in effetti avevo la saggezza di un vecchio. O forse lui intendeva che ero anche un po’ vecchio dentro. In effetti, per certi versi, mi sento più giovane oggi, quasi vent’anni dopo. Ciò non toglie che questa poesia resta una delle migliori che abbia mai scritto (a mio giudizio, naturalmente). RUSARI D’UN VECC Cala la sira, la ven giò me’n sipari, grisa me’n rat. Curi a sgranà ‘l rusàri. Fo’n cenn ai gent e pö prepari l’ambient, ca gh’ho bisögn da lüüs. Ogni dì l’è ‘n tuchell püssee lungh, sa toca ‘l lett cunt un dulur divers. Gh’è pü pasiun, restan dumà sti vers d’un vècc ca l’è stüff d’andà in lung. Epür la curòna incöö la dis ch’inn prezius anca i pel di barbis, che i vècc gh’han mia temp d’ingrigìss, che lamentàss l’è la riceta di mort. E mi gh’ho dent la vita ca la büi, inn fort i me radis sota la tera. Sun tütt segnàa da föra, ma da dent sunt anmò ‘n pivelin cunt la pel liscia. Ave Maria, Gratia plena…mama, sta chi, ul fögh di cepp l’è mia assèe da scaldàss. Santa Maria, Mater Dei…prega par mi, che andarò in lett e vöri disedàss. Pater Noster…Te sett in ciel, ga credi, ma làssum un quai dì par ripasà. L’è düra la leziùn dula speranza, semm gulus da sto mund, pien da magàgn. Salve Regina…sunt stai re anca mi, in cità sevi ‘l primm fra gli ufelèe, ho mes’ciaa la farina par i sciuri, ho ricamà i me dulz cumpagn d’un sart. Mater Misericordiae…vardè i man, fò fadìga a sgranà la tò curona. Treman al pass cun la fiama nel camin, cerchi da tegnij giunt, e ma fann pena. Gloria Patris et Filii…e gloria a mi Se Ti, Signur, te sarètt bun davera. Mi vivi e preghi anmò, senza vargogna. Regali a Ti i me debit…Così Sia. ROSARIO DI UN VECCHIO Cala la sera, viene giù come un sipario, grigia come un topo. Corro a sgranare la corona del rosario. Faccio un cenno alla gente di casa, e poi preparo l’ambiente, perché ho bisogno di luce. Ogni giorno è un po’ più lungo, si tocca il letto con un dolore diverso. Non c’è più passione, restano solo questi versi di un vecchio Che è stanco di andare per le lunghe. Eppure la corona oggi dice che sono preziosi anche i peli dei baffi, che i vecchi non hanno tempo di ingrigirsi, che lamentarsi è la ricetta dei morti. E io ho dentro la vita che bolle, sono forti le mie radici sotto la terra. Sono tutto segnato di fuori, ma dentro sono ancora un ragazzino con la pelle liscia. Ave Maria, Gratia plena…mamma, sta qui, il fuoco dei ceppi non è sufficiente per scaldarsi. Santa Maria, Mater Dei…prega per me, che andrò a letto e voglio risvegliarmi. Pater Noster…sei in cielo, ci credo, ma lasciami qualche giorno per ripassare. E’ dura la lezione della speranza, siamo golosi di questo mondo, pieno di difetti. Salve Regina…anch’io sono stato re, in città ero il primo fra i pasticcieri, ho mischiato la farina per i ricchi, ho ricamato i miei dolci come un sarto. Mater Misericordiae…guarda le mani, faccio fatica a sgranare la tua corona. Tremano a ritmo con la fiamma del camino, cerco di tenerle giunte, e mi fanno pena. Gloria Patris et Filii…e gloria a me se Tu, Signore, sarai buono davvero. Io vivo e prego ancora, senza vergogna. Regalo a Te i miei debiti…Così Sia.

A che servirebbe?

Come un tatuaggio indelebile, ci portiamo addosso il marchio di una mancanza. L'insoddisfazione ci spinge al meglio e ci intristisce. Chi si professa pienamente soddisfatto, totalmente in pace con Dio e con gli uomini, a mio parere mente sapendo (o non sapendo) di mentire. Se così fosse, a che servirebbe il paradiso, luogo dove i fiori non appassiscono mai e i tatuaggi non restano incisi sulla nostra pelle redenta?

Sorpresa di primavera

FRASI STUPEFACENTI Ogni anno è sempre la medesima sorpresa primaverile. No, non faccio riferimento alle bizzarrie d’aprile, alle nuvole base che scivolano nella fenditura che separa i due seni irregolari del Sacro Monte e del Campo dei Fiori. No, non sono sorpreso perché in marzo arriva l’estate e in aprile torna l’inverno; non mi preoccupa il grigiotopo e l’umido e il freddo e quella pioggia che martella gli ombrelli e ti picchia in testa come una mitragliata sputata da un cielo vigliacco. No, ciò che mi sorprende, tutti gli anni, è la sorpresa dei varesini, soprattutto di quelli della mia età e anche più anziani. Come se l’esperienza dei monsoni prealpini non avesse insegnato nulla, ecco le stupefacenti frasi: “Ma che tempo! Ma avevo già fatto il cambio di stagione! Ma che acqua!| Ma che gelo!” Frasi che mi raccontano della monotonia della vita (la primavera, da noi, è così) e della nostra incapacità di rinnovare il linguaggio, le attenzioni, di cambiare discorsi, di pensare ad altro. Di questi tempi inzuppati di pioggia alle fermate del bus, dal panettiere, nei grandi magazzini, al mercato e dal parrucchiere non si parla d’altro: del meteo incredibilmente irregolare, calato dall’alto in questa inusitata primavera varesina. Che lo affermi un giovane lo posso accettare, ma che lo ripeta un cinquantenne e passa no. La verità –e lo dico anche per me- è che non sappiamo cosa dire, e allora le frasi fatte e le osservazioni meteo sono la nostra salvezza. E così ci sfoghiamo anche un po’, perché vorremmo avere sempre il sole (salvo poi gridare alla siccità). Ma la natura, proprio in primavera, sa sorprenderci: molti giorni di pioggia e poi il vento, il cielo terso, il caldo rassicurante e tutto si dimentica. Sorprendiamo la natura, noi, una volta tanto.