mercoledì 1 ottobre 2008

Errata corrige

La mia solita fretta, il mio solito errore. Due post sotto ho scritto via Nuccio Casula, in realtà è via Nuccia Casula.

Trops e sport

Ecco quattro stantuffi ucraini. C'è chi dice che lo sport alle origini era sano, puro, ideale; poi quello sport, causa i soldi, lo spettacolo, l'agonismo esagerato s'è inquinato. Non sono d'accordo. Credo ci siano sempre state due anime ben distinte, che qui chiamo sport e trops, cioè il suo esatto contrario. Lo sport per tutti, che consiglio e che amo, accarezza il nostro corpo, aiuta con gradualità la nostra crescita, ci regala spazi di libertà in ambiente naturale, ci distende, ci tonifica e ci potenzia, senza eccessi. Il trops è praticamente il suo contrario, è un'altra cosa, un altro mondo, mondo che c'è stato sin dall'inizio e che il progersso ha solo accentuato nelle storpiature e negli eccessi. Qui contano spettacolo e prestazione. Se si vuole ottenere il massimo da un atleta per forza bisogna logorare il suo corpo, potenziarlo sino al limite di rottura, 'aiutarlo' perché non ceda di schianto. Se si vuole dar spettacolo, bisogna offrire il meglio, cioè rischio, velocità, fatica, record....e tutto ciò ha prezzi altissimi, in primis per l'atleta, che del resto quello ha scelto come mestiere. Sport e trops: due mondi. A voi la scelta.

Un urlo commosso

Sentendo i commenti della gente, sintetizzerei la domenica Mondiale in due parole: urlo e commozione. Un urlo poderoso, partito a tre chilometri dal traguardo, piazza Monte Grappa, scatto di Ballan. Urlo continuo, per oltre tre minuti, all'Ippodromo; urlo in crescendo, come un' onda a seguire, a sospingere l'azzurro lungo corso Moro, via Morosini, via Nuccio Casula, via Carcano, via dei Mille, viale Valganna, svolta a sinistra per il Mapei Cycling Stadium. E commozione. Più d'uno ha confessato d'aver pianto, gente certo non appassionata di bici, gente che s'è lasciata trasportare dall'evento. Un mio collega ha persin detto: "Ho sempre considerato la lacrimuccia roba da femmine. E invece, questa volta, ho pianto anch'io." Lasciarsi trascinare. Siamo troppo controllati. Troppo seri. Rischiamo pure, qualche volta, e lasciamoci condurre verso l'ignoto.