martedì 3 aprile 2012

La buona fame


So già che quando andrò in pensione non la proverò più: la buona fame. A parte che dovrò ancora a lungo aspettare la messa a riposo (a conti fatti credo almeno 7-8 anni se non di più!!!!) ma in ogni caso cosa intendo per buona fame? Quella che provo ora, dopo una lunga mattina di scuola, quando pranzo verso le 14.15 (dopo aver fatto colazione alle sei) e la fame è tanta, e così il desiderio di silenzio (dopo molte ore nel chiasso della palestra) e non importa cosa c'è nel piatto, va bene tutto, perché ogni cosa si gusta nella pace. Questa buona fame ha però un prezzo (quello, appunto, che non si pagherà in pensione): alzarsi la mattina anche se non si ha voglia e affrontare la giornata lavorativa, solepioggiaventoneveeccetera. Niente è gratis.

in foto: i biscotti natalizi di mia figlia Maddalena

Accettarsi


'Era estate, l'anno prima. Giulio era sul balcone. I gomiti s'appoggiavano alla ringhiera. Aveva le braccia piegate. Il sole era caldo, mancava l'aria per l'afa agostana. Aveva fatto caso alla sua pelle: piegata, raggrinzita all'articolazione. Una pelle vecchia. Una pelle da vecchio. Non sarebbe ringiovanita più.'
(Vicolo Canonichetta p 99)

Accettare infine -dopo una lotta inevitabile- i segni del nostro invecchiamento è uno dei tanti segreti per essere, di tanto in tanto, felici.