mercoledì 9 marzo 2011

17 marzo meno 8

INNO DI MAMELI

Fratelli d’Italia

l’Italia s’è desta,

dell’elmo di Scipio

s’è cinta la testa.

Dov’è la Vittoria?

Le porga la chioma

‘chè schiava di Roma

Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte

siam pronti alla morte

L’Italia chiamò.

Noi siamo da secoli

calpesti, derisi,

perché non siam popolo,

perché siam divisi.

Raccolgaci un’unica

bandiera, una speme:

di fonderci insieme

già l’ora suonò.

Stringiamo a coorte…

Uniamoci, amiamoci,

l’Unione e l’amore

rivelano ai popoli

le vie del Signore;

giuriamo far libero

il suolo natìo:

uniti per Dio

chi vincer ci può?

Stringiamoci a coorte….

Dall’Alpi a Sicilia

dovunque è Legnano,

ogn’uom di Ferruccio

ha il core, ha la mano,

i bimbi d’Italia

si chiaman Balilla,

il suon d’ogni squilla

i Vespri suonò.

Stringiamoci a coorte…

Son giunchi che piegano

le spade vendute:

già l’Aquila d’Austria

le penne ha perdute.

Il sangue d’Italia,

il sangue Polacco,

bevè, col cosacco,

ma il cor le bruciò

Stringiamoci a coorte…

L'inno di Mameli ha ben poco di poetico, a parte la rima. Ma è il nostro inno.

Equilibrio

Mi sento in equilibrio precario. Si dice: come sulla lama di un rasoio. Preferisco un'altra immagine: come sulle creste dei monti. Godo di ottima salute, ma non sono così ingenuo da non sapere che basta un attimo e la salute diventa pessima. E in equilibrio precario è lo stato di chi mi sta vicino, giovane o anziano che sia. Un soffio e si cade. Però non mi lagno e certamente non sto qui, immobile sopra la cima, per paura di affrontare il sentiero. Corro. Sarà quel che sarà.