martedì 14 agosto 2012

Il racconto del mercoledì


In foto: 12 luglio 1916. Franz Paul Schwar, nativo di Telves in Val Ridanna, poi residente a Vipiteno, quindi arruolato nell’esercito austriaco di stanza al castello del Buonconsiglio di Trento, è il secondo a sinistra. Lo si riconosce per la particolare obesità. Morirà il 13 aprile 1917, durante un’azione militare sul Monte Doss, a Trento, sponda destra dell’Adige.

Mi chiamo Franz, sono grasso e questo mi dà turbe psichiche, sono spesso nervoso, ce l’ho con Dio che mi ha fatto così, brutto a vedersi, sempre stanco, affaticato, asmatico, goffo. E allora mi vendico approfittando del mio ruolo, della mia divisa. Ma la divisa di guardia carceraria al castello del Buonconsiglio di Trento mi permette poco. Sono un subalterno, per giunta obeso. Sono un infelice, che trova attimi di gioia quando accompagno i prigionieri in cella o al patibolo, derelitti che stanno peggio di me. Li conduco nelle buie carceri, li vedo piangere, disperarsi, imprecare, maledire, bestemmiare e provo il gusto di una superiorità: almeno questo mi è stato risparmiato. Non dovrò subire simili umiliazioni. Non dovrò soffrire sino al cappio. Una gioia meschina, lo ammetto, che mi concede di riprendere fiato e di sopportare la mia pinguedine e il dramma di questa guerra. Che è solo dolore. Per tutti.
Oggi 12 luglio 1916 la guardia Franz, cioè io, si sente strana, mentre cammina verso la sua camerata. Stanca e confusa. Privata di quella misera gioia dei mediocri. Quest’oggi ho accompagnato a morire, per impiccagione, Cesare Battisti. Insieme ad altri prigionieri. L’ho visto morire, non ho scansato gli occhi dalla scena, mi sono impegnato in una prova di coraggio, seguirlo sempre, sin giù ai piedi e alle gambe che penzolano e si agitano a scatti, oltre l’ultimo fiato.
Non so che mi ha preso. Dicono che questo Battisti sia un traditore, in effetti è un deputato austriaco che si è arruolato volontario contro i nostri nemici italiani, che ha ucciso soldati austriaci come me. Avrebbe potuto farmi fuori, senza pietà. E perché dovrei avere pietà di lui? Ma oggi ho scoperto che la pietà non si impara. Non si riceve a comando. La pietà si prova. Ma non è solo pietà. L’ho ammirato. Se mi sentissero i miei capi, farei la fine di quell’uomo. Ma so tenere i segreti dentro di me, se mi conviene. Non mi faccio fregare. Devo fare la mia parte e la reciterò sino alla fine. Che vantaggio avrei a confessare i miei sentimenti? Le mie reali emozioni?
Quest’uomo crede per davvero. Non a se stesso, ai suoi interessi, ai soldi. Crede all’idea che Trento debba tornare all’Italia. Ma si può morire per questa velleità? Sopportare una corda al collo per un’idea?  Perdere tutto a quarant’anni, lasciare una moglie, tre figli, la vita….caro Franz, sarai anche grasso da far schifo ma la vita è  vita. E Cesare Battisti era anche un bell’uomo, snello, alto.
Sto per arrivare dai miei commilitoni, in branda, la faccio breve perché quando entrerò lì dentro dovrò comportarmi da irreprensibile soldato austriaco. Abbondiamo di spie. Ma qui posso ancora parlare, nei pochi passi che mi separano da quell’uscio.
Ieri hanno fatto salire il Battisti sopra un carro trainato dai buoi e gli hanno fatto fare un giro per Trento, dove gente della sua città lo ha deriso, insultato. Gli hanno persino sputato in faccia. E lui ha anche pianto, ma per pochi attimi. Poi su dritto, petto in fuori, serio, orgoglioso: una statua.
E poi quel bastardo di un boia, Lang, venuto da Vienna ancora prima del processo, un processo che è stato ridicolo. Battisti doveva morire, dopo un cammino di passione. Non ha potuto difendersi, non ha potuto scrivere alla famiglia, ha chiesto di essere fucilato, che rispettassero la sua divisa e invece lo hanno vestito di stracci e gli hanno negato quella sua estrema volontà. E il boia? Io ho visto che la corda si è spezzata dopo il primo tentativo, non gli hanno concesso la grazia e l’hanno impiccato un’altra volta. Ma quella corda, la prima, era troppo sottile, e quando a Lang ho detto: “Quella corda dove l’hai presa?” lui mi ha risposto, con un sorriso “Quella buona è in valigia.” Ma è possibile ridere davanti alla morte di un uomo? E Lang rideva anche dopo l’impiccagione, quando è stata scattata la fotografia, a testimonianza della morte di Battisti.
Questa guerra ci sta avvelenando.  Sono troppo vigliacco per sperare di morire come quell’uomo di Trento, che Trento ha tradito, non ha rispettato. Ecco, sto per entrare in camerata, qualche stronzo di un mio compagno mi scherzerà per il mio ventre, li perdono perché siamo in guerra e se li faccio ridere, che ridano. Ma prima di entrare mi affaccio a questa finestra, vedo la città, il monte Doss, che gli antichi romani chiamavano verruca. Torno alla fossa della Cervara, che da qui non vedo, è dietro al castello: lì hanno tirato il collo a quell’uomo. Un grande uomo.  Lo ammetto: vorrei essere come lui. Sì, anche magro e bello come lui, ma soprattutto capace di morire come lui. Vivrò cent’anni ma a che scopo? Vedere che il mio ventre si gonfia? E pensare che mangio poco. Nemmeno il digiuno obbligato dalla guerra mi aiuta. Entro in camerata da disperato. Ora  mi butto sul letto e spero che il sonno risolva i miei guai.

Accadde...un anno fa


Domenica 14 agosto 2011 – sereno
La Provincia di Varese aveva presentato a suo tempo un ricorso al Tar della Lombardia contro Autostrade per l’Italia Spa. Motivo: la eliminazione del casello di Gallarate, considerato ingiusto. Purtroppo per i varesini il Tar ha detto no al ricorso, quindi la barriera di Gallarate (attualmente 1 euro e 30 il costo) resterà in funzione.

Lunedì 15 agosto 2011 – coperto, poca pioggia, via via sereno
Una grossa nuvola ha oscurato il cielo sopra le Tre Croci, proprio in concomitanza con la Santa Messa degli alpini, celebrata dal Vicario episcopale Mons. Luigi Stucchi. Ma la nuvola non ha portato pioggia, e l’ultima giornata della festa della montagna si è conclusa alla grande. Unico inconveniente durante la Messa, la mancanza di ostie, che ha costretto l’alpino Dimitri Simeoni ad una corsa al Sacro Monte, per porre rimedio alla dimenticanza.

Martedì 16 agosto 2011 – sereno
Edizione 2011 delle Tre Valli varesine, che aveva creato qualche maretta nei giorni scorsi, circa i costi della manifestazione, considerati troppo onerosi. Sull’ultimo strappo di Campione d’Italia, viaggiava a buon ritmo un consistente gruppo di ciclisti, e fra questi Ivan Basso e Damiano Cunego. Ma a 700 metri dal traguardo uno scatto perentorio di Domenico Pozzovivo ha fatto il vuoto. Solo Davide Rebellin, 40 anni, è riuscito a seguire Pozzovivo, superandolo con facilità negli ultimi metri.

Mercoledì 17 agosto 2011 – coperto, via via sereno
A soli 64 anni è morto stamani, dopo lunga malattia, Claudio Castiglioni, patron di MVAgusta e Cagiva. Dopo anni di difficoltà, la nota fabbrica di moto aveva conosciuto un periodo di grande rilancio grazie a due azzeccati modelli, Brutale e F4. Ma a Claudio Castiglioni si devono altre moto che sono diventate un simbolo della ditta varesina, in particolare la Cagiva Elefant e Mito.

Giovedì 18 agosto 2011 – sereno
Luca Conte, giovane consigliere comunale del Pd, fa notare che il lavoro delle Guardie Ecologiche Volontarie è stato sospeso nel mese di agosto, per carenza di fondi. Le GEV percepiscono da Palazzo Estense solo un rimborso spese per la benzina utilizzata, poche migliaia di euro a fronte dei 48.000 euro entrati nelle casse comunali, in seguito a sanzioni amministrative, comminate dalle GEV nel controllo delle discariche abusive e di altre infrazioni legate all’ecologia.

Venerdì 19 agosto 2011 – sereno e caldo
Si aprirà domenica prossima il Meeting di Rimini, e come sempre non mancheranno i varesini che porteranno la loro testimonianza in alcuni incontri. Fra i tanti avremo Marco Zanzi che, insieme agli OutofSize, terrà un concerto, mentre un dibattito sul rapporto fra le infrastrutture e il sistema della mobilità vedrà impegnati l’assessore regionale Cattaneo e il presidente Sea Bonomi. Presente anche il Ministro degli Interni, Roberto Maroni.

Sabato 20 agosto 2011 – sereno e molto caldo
Presentato alla città e agli amanti del basket Justin Hurtt, classe 1988, la nuova giovane guardia della Cimberio basket. Vescovi e Recalcati lo hanno pescato nei Campionati universitari americani, non ha esperienza di basket europeo, per la prima volta lascia gli Usa approdando a Varese, culla del’italico basket. Appare determinato, ma come sempre sarà il campo a dare il giudizio definitivo.



in foto: Marco Moch Zanzi (a destra, qui con Ron Martin della PBB), degli OutofSize, al Meeting di Rimini 2011


Consoliamoci con Antonija

Tutti gli amanti dello sport, e sono davvero tanti, credo stiano un po' soffrendo per carenza da Olimpiadi. Quando si chiudono i Giochi Olimpici resta l'amaro in bocca. Manca qualcosa. L'appuntamento, soprattutto serale, con uno spettacolo che affascina, esalta, fa un poco riscoprire l'appartenenza nazionale eccetera. Se poi si aggiunge che sta arrivando ferragosto e con esso più o meno la fine delle vacanze, la tristezza dilaga. E allora consoliamoci con Antonija Misura, miss Londra 2012, la bellissima giocatrice di basket della Croazia. Non conosco le sue misure, ma direi che sono ottime, e poi il viso è angelico.

Comunanze

Sto scoprendo via via altri particolari, che mi rendono ancor più simpatico Cesare Battisti, eroe della Prima Guerra Mondiale (in foto, il mausoleo a lui dedicato, sul monte Doss, a Trento): ha avuto tre figli come me, è stato giornalista, è stato alpino alla Edolo, come me, e infatti a Merano una delle due caserme è a lui dedicata, è stato alpino sciatore al Passo del Tonale, e anch'io sono stato alpino sciatore, per un mese, su quel Passo. Credo che il primo a parlarmi di lui sia stato il mitico maestro Angelo Visconti, il mio maestro di quinta elementare, un maestro deamicisiano, che somigliava un po' a Cesare Battisti: alto, magro, sguardo fiero.

Dino, il generoso

'Ilarem datorem diligit Deus', Dio ama chi dona con gioia: Dino era un generoso, pensava più agli altri che a se stesso, era uno che amava la sua bella famiglia, che aveva capito alcune cose fondamentali: credere in un Dio che dia speranza in una vita eterna, e credere nel lavoro, nel fare, e infatti ha lavorato sino all'ultimo, quando il male avrebbe messo a letto chiunque, non lui. Una forza sorprendente, un uomo esemplare per come ha saputo affrontare, con coraggio, l'ultimo nemico.

Dino, il dono

Stamani, martedì 14 agosto, sono stato al funerale di Dino Barassi, 64 anni, morto troppo giovane. Dino, un dono, ha detto fra l'altro don Pino Tagliaferri, che ha celebrato le esequie nella chiesa dei santi Pietro e Paolo in Biumo Inferiore, la mia chiesa per tanti anni. Ho conosciuto bene Dino per un mese. Siamo agli inizi degli anni Settanta, devo guadagnarmi i soldi per le vacanze estive con la comunità Shalom e allora mi offro come garzone a Dino, che proprio in quei mesi si era messo in proprio come elettricista. Aveva acquistato un capannone dalle parti del Lazzaretto, di quel mese ricordo il caldo, la fatica perché in pratica ho imbiancato tutto il capannone. E naturalmente ricordo Dino: una roccia, un gran lavoratore, non era uno che curava i particolari ma ci sapeva fare, andava d'impeto. Poi ricordo i suoi lavori in oratorio a Biumo, soprattutto quando abbiamo messo i fari nuovi sul campo di basket. Anche lì: un toro, una gran forza e quasi sempre ottimismo e un bel sorriso. Poi, in questi ultimi trent'anni, l'avrò visto sì e no due o tre volte. Sempre lui, il Barassi di allora, che non ho mai più dimenticato