sabato 16 giugno 2012

Scienziati

Grazie alla narrativa descrivo la vita, ma sono innamorato degli scienziati, soprattutto di coloro che con studio e fatica contribuiscono a rendere meno aspra la sofferenza dell'uomo. Quando ho mal di testa prendo la Tachipirina, nemmeno riesco a scrivere. E se gli scienziati devono stare attenti ai deliri di onnipotenza e alla convinzione di un cielo vuoto, i narratori cadono inevitabilmente nell'eccesso di descrizione dello scandalo che è la vita (sofferenza, morte...) inducendo se non al suicidio, certamente alla depressione. Ed io sono fra questi. Il narratore si straccia le vesti, lo scienziato cerca di ricucirle.Mi verrebbe allora da dire: scienziati battono narratori 3 a 1. Ma non è così semplice la questione.

Palcoscenico e pubblico

Non sono certo un uomo da palcoscenico. Non a caso ho scelto la scrittura. Resta solo il problema della presentazione dei libri, che va fatta. Diciamo che in oltre vent'anni di presentazioni un po' mi ci sono abituato, ma non sono certo a mio agio. C'è chi sul palcoscenico trova se stesso, io trovo solo un po' d'ansia. Ma questo non significa che non ho bisogno degli applausi di un pubblico.
TUTTI abbiamo bisogno di un pubblico: che ci guardi, che ci ascolti, che ci approvi.