martedì 15 settembre 2009

Volente o nolente

A 53 anni, cioè alla mia età, quando non è più lecito dire 'Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura etc', volente o nolente si traccia una bella riga sotto e si tirano le somme: parziali, certo, ma neanche tanto. Molto lo si è ormai fatto, indietro non si torna, le scelte decisive sono attuate e praticamente completate, restano le briciole, aspirazioni di corta gittata. E se tanta gente, a questa età, va in crisi, è perché i conti non tornano. E il timore di aver fallito la sola possibilità che un giorno ci è stata affidata ci sconforta. In certi momenti di rabbiosa rivalsa si ipotizzano riscatti dell'ultima ora, ma ci si trova appesantiti, imbrigliati da legami ineliminabili: i figli ancora in casa, i genitori bisognosi d'aiuto. Si avverte, poco gradita, la sensazione che la nostra vita sia in mano ad altri, proprio ora che avremmo le ultime possibilità. E non mi si dica che sono pessimista. Credo di essere un realista con venature ottimistiche, proprio perché, nonostante la mia analisi, sorrido abbastanza spesso.

Presa di coscienza

Lo sappiamo, siamo appesi a un filo, ad ogni età, però il tempo che va dai 50 ai 55 anni (cioè la mia età) è tempo di crisi, un po' per tutti. Ma non lo si dice. E non si è coniato un termine paragonabile all'altra età di crisi, l'adolescenza. Dire senescenza è troppo, andiamo decisamente in là con gli anni. Direi presa di coscienza. Parlerò un po' di questo mio tempo, anche se i post del blog (che vanno al contrario, si legge prima ciò che è stato scritto dopo) creano qualche confusione. Il passato, il presente e il futuro sono letti, compresi e immaginati con occhi più consapevoli. E ciò mi porta ad abbracciare la celebre sentenza di Orazio: 'Carpe diem, quam minimum credula postero' e cioè 'Cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel futuro'. Ma proprio Orazio, che invitava a far parte dell'aurea mediocritas, che non piace agli eroi ma vince gli affanni? Già, proprio Orazio.