giovedì 4 agosto 2011

Invictus

Questa volta il mio amico poeta Arnaldo Bianchi non mi ha regalato una sua poesia, mi ha fatto conoscere un nuovo poeta, William Ernest Henley, autore della poesia 'Invictus', che sotto propongo anche a voi. Vittima di una grave forma di tubercolosi ossea dall'età di 12 anni, Henley fu costretto all'amputazione di una gamba a 25 anni. La poesia 'Invictus' è stata scritta in un letto d'ospedale. Conferma ciò che penso: a volte chi soffre riceve in dono una forza interiore straordinaria, sconosciuta a noi che -diciamo così- stiamo bene.

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo
che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro
né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e di lacrime
incombe ma l'orrore delle ombre
e ancora la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Son Il il signore del mio destino.
Son Io il capitano dell'anima mia.

Dalle braccia al cuore

Delle mie tre figlie, una è in giro per l'Italia, una in una baita di montagna con due amiche, la terza è in volo per Los Angeles. E un padre che fa? Prega e cerca di allontanare quel lieve sottofondo di ansia, che ti ci si appiccica addosso per sempre, non appena nasce un figlio. Mia nonna diceva a mia madre: "I figli prima stanno nella pancia, poi si tengono nelle braccia, poi si sistemano nel cuore e da lì non si muovono più." Lei pensava alle madri, ma per i padri è la stessa cosa.

E le stelle stanno a guardare

Ho iniziato la lettura del capolavoro di A.J.Cronin, il romanzone 'E le stelle stanno a guardare'. Ricordo di aver visto lo sceneggiato televisivo negli anni Sessanta. Di solito quando giro le pagine faccio sempre attenzione, per non sforzare sulla piega. Ma in questo caso l'attenzione è necessaria, perché sto leggendo il noto romanzo in una rara edizione del 1937 (vedi foto), che ho avuto in eredità da una zia di mia moglie. Edizione Bompiani, traduzione di Carlo Covardi, costo Lire Quindici. 526 pagine ingiallite, che si staccano se non fai attenzione. Il profumo è quello della carta antica, impregnato dei tanti odori assorbiti nelle diverse librerie, nelle diverse abitazioni. La zia in questione l'ha avuto senz'altro in eredità da altri.

Un Monte rosa

Stamani, alle 6.30, il Monte Rosa era proprio rosa. Buona giornata.