giovedì 4 agosto 2011

Invictus

Questa volta il mio amico poeta Arnaldo Bianchi non mi ha regalato una sua poesia, mi ha fatto conoscere un nuovo poeta, William Ernest Henley, autore della poesia 'Invictus', che sotto propongo anche a voi. Vittima di una grave forma di tubercolosi ossea dall'età di 12 anni, Henley fu costretto all'amputazione di una gamba a 25 anni. La poesia 'Invictus' è stata scritta in un letto d'ospedale. Conferma ciò che penso: a volte chi soffre riceve in dono una forza interiore straordinaria, sconosciuta a noi che -diciamo così- stiamo bene.

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo
che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro
né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e di lacrime
incombe ma l'orrore delle ombre
e ancora la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Son Il il signore del mio destino.
Son Io il capitano dell'anima mia.

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