domenica 20 settembre 2009

Viagra

Scendevo stamani dalla rizzàda della Madonna del Monte, con gli sky-roll in mano. Ho incrociato due signore, fra i 50 e i 60. Dialogavano a voce alta, non so se per la foga del racconto o per farsi sentire. E io ho sentito: "Vedi, gli uomini hanno il Viagra e quelle robe lì, ma noi donne non abbiano niente, per la mancanza di ormoni. Non abbiamo le stesse possibilità degli uomini..." Come dire: su quel fronte, è finita. E ancora: "Vedi, noi donne puntiamo tutto sui figli, e quando questi se ne vanno...." Mamma mia! Povere donne (dopo una certa età)! Ma lasciatemi aggiungere: poveri uomini!

Antonella e Paolo

20 settembre 2009: sono in festa Antonella e Paolo, per il loro anniversario di nozze. Ed io con loro. Sono sicuro che Paolo, ieri se non stamani, per festeggiare ha preso la bici ed è salito al Campo dei Fiori. Lui festeggia respirando la sana e salubre fatica, mista ad aria buona, di chi ama lo sport, non disdegnando la buona cucina e un buon prosecchino.

Le Agende


Dunque, si diceva (vedi sotto) che per me scrivere è un po' come respirare. Infatti oltre al diario, in vent'anni ho pubblicato una trentina di libri (dei quali non rimarrà traccia nella storia della letteratura, e che riesco a vendere solo regalandoli, il che è una contraddizione), e poi tengo dal 1979, cioè da 30 anni, le Agende, dove annoto con una costanza che quasi mi spaventa, i fatti della mia vita e di chi mi sta più vicino. E qui, davvero, non ho mancato un giorno. Ho iniziato il 1° gennaio 1979. Avevo smesso di fumare da un paio di giorni. Ero a militare a Malles Venosta. Così scrivevo su una piccola Agenda color marrone:
A piedi verso Resia (troppo vento e freddo). Telefonato alla Carla. A piedi a Tarces
In principio le Agende erano piccole e scrivevo poco poco, poi Agende più grosse e descrizioni più abbondanti: fatti e, ogni tanto, qualche nota, anche ironica.
Se voglio sapere cosa mi è successo, che so, il 5 maggio 1993 prendo l'Agenda e leggo: c'è anche il meteo. Direte che sono un po' maniaco. Non posso darvi torto.

Respirare

Per me, insignificante puntino nel nulla (eppure essenziale al mondo come ciascuno di noi) scrivere è quasi come respirare. Ho iniziato a scrivere un diaro alle medie, poi mia madre l'ha visto e l'ha letto e così ho smesso. Per riprendere nel 1975, quando (avevo 19 anni) la mia cara zia Maria mi regalò un diario verde (con lucchetto). E così cominciai. Le prime parole: '24-XI-1975: Sono le 9 passate da poco, e tra non molto andrò al Pronto Soccorso perché ho un ginocchio (quello destro) che mi fa molto male. Sono nero!
Da allora non ho più smesso. Su questo tipo di pagine annoto soprattutto considerazioni più che cronache di fatti. E' un diario di riflessioni. A volte non scrivo per giorni e mesi, soprattutto se la vita procede piatta, monotona, ripetitiva, insapore. Qui scrivo quando le cose vanno molto bene e, soprattutto, quando vanno male. E' una scrittura anche curativa. Naturalmente è un diario al quale ha accesso solo mia moglie. E che -come per tutti i Grandi- sarà poi pubblicato postumo: naturalmente il più tardi possibile!!!!!