mercoledì 31 marzo 2010

Penna in mano

Oggi ho ricevuto dall'attivissima Bambi Lazzati il pacchetto con i primi libri in Concorso al Premio Chiara 2010. Inizia così il mio lavoro di giurato al Premio, uno fra i cosiddetti 'grandi lettori' che arriveranno a definire la terna finalista. Ne approfitto per invitare caldamente i giovani e gli over 25 ad andare sul sito del premio (www.ilfestivaldelracconto.it) e scaricare il Bando per il Chiara Giovani e quello per il Chiara racconti inediti (novità di questo 2010). Penna in mano e via con la scrittura. Datevi da fare e non prendete esempio da me, che ultimamente latito.
in foto: Premio Chiara 2009-il Giovanni e la Teresa, comici dei Legnanesi.

Crocerossine a Varese

E chiudo il 1994 con il terzo libro di quell'anno, che segna l'inizio della collaborazione con l'amico-editore Pietro Macchione. Avevo incontrato Pietro in piscina, gli avevo fatto i complimenti per la sua neonata casa editrice e lì, fra una bracciata e l'altra, mi propose di scrivere la storia delle Crocerossine di Varese. Accettai con un po' di timore. Interviste, letture di diari e di articoli di giornale, ricerca delle foto e infine il libro, uscito per la collana 'I naif', uno dei primi libri editi da Macchione. E qui voglio ricordare l'amica poetessa Renata Spinella, che mi procurò una bella foto di sua mamma Ester, fra le primissime Infermiere Volontarie della nostra città. Correva l'anno 1915.

Corpo

In questo tempo che ci avvicina al Venerdì Santo, spazio nel quale il corpo viene ferito, oltraggiato, vilipeso, umiliato dallo scandalo di una croce, io penso invece alla fortuna di poter disporre anche di un linguaggio non verbale. Il contatto dei corpi ci permette di superare incomunicabilità, e di immaginare (solo immaginare?) unità e corrispondenze essenziali all'esistere.

martedì 30 marzo 2010

Maroni l'arciere

Anche il mio settimo libro, edito sempre nel 1994, capita in un periodo favorevole alla presentazione, date le recentissime elezioni regionali. Il mio amico Pierfausto Vedani, decano dei giornalisti varesini, lo definisce "un mio peccato di gioventù", ma non ricorda che fu lui stesso a darmi parere favorevole alla pubblicazione. Non solo non mi sono pentito di averlo pubblicato, ma ne vado anche abbastanza orgoglioso: non perché sia filoleghista (il libro non è né pro né contro la Lega) ma perché è un instant-book che ho realizzato in tre mesi (ho lavorato come un matto), che è uscito pochi giorni dopo la nomina di Roberto Maroni al Viminale, il libro giusto al momento giusto. Come giornalista (sebbene solo pubblicista) credo di aver fatto un buon lavoro. Edito da Lativa e distribuito in tutta Italia da Longanesi, narra la vicenda di questo mio compagno di Liceo (stava nel corso C al 'Cairoli', una classe più avanti della mia), avvocato per caso (voleva fare il giornalista), politico dalla carriera folgorante e longeva. Il libro termina nel maggio del 1994, e bisognerebbe fare la seconda puntata, visto che Maroni è stato poi Ministro del Welfare e di nuovo Ministro degli Interni. Resta il politico varesino che ha rivestito le più alte cariche istituzionali. Ma Bobo Maroni non ci tiene affatto a promuovere il suo personaggio, e questo è un punto a suo favore.

Una morte vitale

Mi sia concesso, in questa Settimana Santa, di soffermarmi un istante sulla morte. Ma in modo assai vitale. Io, che amo la vita, penso spesso alla morte, ma non la giudico una contraddizione. C'è chi afferma: "Amo la vita e vivo, la morte ad un certo punto verrà." Dimenticarsi della morte è intento di molti. Io preferisco seguire la via di San Francesco, che arriva a definire 'sorella' la morte, a familiarizzare con lei, forse perché atteso passaggio verso uan vita più conforme alle nostre esigenze. In questa prospettiva, pensavo che il detto 'si muore ogni giorno un po' di più' non è solo da intendersi come processo di invecchiamento, ma come quel nostro quotidiano adattarci all'idea della morte, quel nostro continuo lavorìo per anestetizzare, imbellettare, addolcire quell'epilogo. Tutti, più o meno consciamente, procedono in questo cammino, anche coloro che affermano da convinti di non pensarci mai. "E' una balla mostruosa" direbbe il buon Fantozzi.

Un libro pasquale

Torno un istante sul mio libro L'ULTIMO NEMICO (vedi post precedente) perché mi sono dimenticato di far notare che sì, il tema è quello della sofferenza e della morte, ma è un libro sostanzialmente pasquale. In alcuni racconti in particolare (La recita, L'uscio socchiuso) ma direi quasi in tutti vince la resurrezione, questa ultima spiaggia, questa incredibile speranza, questa inimmaginabile vita oltre la nostra vita vissuta, amata, sofferta, sopportata e benedetta ma sempre così fragile, destinata a consumarsi un pezzettino alla volta.

lunedì 29 marzo 2010

L'ultimo nemico

Sono contento che la sintetica presentazione del mio sesto libro, L'ULTIMO NEMICO, edito da Lativa nel 1994, sia capitata proprio all'inizio della Settimana Santa. Perché questa raccolta di racconti ha un tema dichiarato: la sofferenza e la morte. Doveva intitolarsi IL NEMICO (cioè Satana) e avrebbe dovuto essere un romanzo, nato dopo anni di riflessione su questo tema che nessuno, ovviamente, può scansare. Poi grazie soprattutto ai suggerimenti di Gino Montesanto, scrittore romano, l'accento è stato posto sulla morte (l'ultimo nemico, secondo la nota definizione di San Paolo). Ritocca, togli, lima, cesella, il romanzo è diventato un racconto lungo, quello che dà il titolo alla raccolta, racconto che è stato completato da alcuni racconti brevi, sempre sullo stesso tema. A distanza di molti anni considero L'ULTIMO NEMICO uno fra i miei migliori libri. Allora sì che ero uno scrittore impegnato. Oggi non so.

domenica 28 marzo 2010

San Vittore a Gornate Olona

Il mio quinto libro è del 1993. Si tratta ancora di un libro su commissione, ricevuta da don Ruggero Selva, parroco di Gornate Olona. Questo 'libretto', breve storia della parrocchia di San Vittore in Gornate, è il primo che ho curato dalla A alla Zeta, compresa l'impostazione grafica, la scelta delle foto, lo studio della copertina. Del resto già da qualche tempo curavo la 'rivista' parrocchiale di Sant'Ambrogio (Sul Sagrato), lavoro che mi ha permesso di fare esperienza come grafico autodidatta.

Artparty

Inaugurazione, ieri sera al Castello di Masnago, di ARTPARTY, un'idea artistica di Marcello Morandini che vede insieme arte, architettura, fotografia e letteratura, tutti uniti a riflettere sul tema della Sfera. Ieri si è aperta la mostra dedicata a 36 artisti. Il mio turno di scrittore, coinvolto nell'iniziativa, sarà l'8 maggio. Un gran concorso di pubblico ieri sera, tanto che non sono neppure riuscito ad entrare. Ecco allora, dal colle del Castello, la visione sferica del campanile di Masnago.

Alla finestra

Amo stare alla finestra e osservare il mondo. In un duplice modo. Da un lato osservo la vita per descriverla, più che per viverla. Sono un cronista nato, frequento molti ambienti ma in realtà non mi ci butto in nessuno. E anche nei rapporti umani sto alla finestra. Preferisco il rapporto protetto, che eviti l'ansia da prestazione e il confronto diretto. Non a caso sono uno che scrive lettere, che predilige le mail, facebook e tutte quelle forme di socialità che non sporcano le mani ed evitano il vis a vis, il dialogo degli occhi. Un modo 'comodo' per non sentirsi solo, per avere un pubblico, per ipotizzare di vivere. E, osservando il successo di facebook, ho l'impressione di non essere solo a smazzarmi questa visione del mondo e delle cose.

sabato 27 marzo 2010

Libri su commissione

Il mio quarto libro, pubblicato nel 1991, segna l'inizio dei volumi scritti non di mia iniziativa, ma su proposta di altri. Libri su commissione, insomma. In particolare è l'inizio della mia collaborazione con don Adriano Sandri, parroco di Velate. Libri di modeste dimensioni, storie del Novecento di paese, scritti leggendo le Cronache parrocchiali e intervistando gli anziani di Velate. 'Una presenza mai venuta meno', cioè Percorsi e storie della fede in Velate nel Novecento. E' la vicenda dei parroci velatesi di quell'età, la storia di una piccola comunità religiosa ai piedi del Monte San Francesco. Ne approfitto per ringraziare qui don Adriano, prete di cultura, sacerdote volante (è pilota d'aereo), grande cineoperatore e tante altre cose ancora. Ha sempre valorizzato la mia scrittura, ed io ho cercato di valorizzare la sua piccola-grande Velate.

Applausi per Lidia

Domenica 28 marzo (cioè domani), alle 15, presso il Multisala Impero Varese, si svolgerà la tradizionale Festa dei Poeti dialettali. Tutti coloro che hanno poesie in dialetto possono partecipare e leggere la loro lirica. Sono particolarmente invitati coloro che hanno partecipato al Concorso Poeta Bosino. E fra questi, non mancherà certo la mia amica Lidia Munaretti, quest'anno meritevole di un premio. Un impegno familiare mi porterà altrove, ma il caro amico, nonché sommo vate, Natale Gorini mi ha promesso che leggerà una mia poesia. Mi raccomando, tutti ad applaudire la brava Lidia, nuova voce del nostro bel dialetto.

venerdì 26 marzo 2010

Opera d'arte

Da qualche anno faccio immeritatamente parte (non sono un grande esperto) della giuria popolare del Premio Ghiggini Arte Giovani. Stasera si è svolto il vernissage della mostra. Fra i nove giovani finalisti, più d'uno ha utilizzato il mezzo fotografico. La fotografia digitale permette infatti di manipolare la realtà, di 'piegarla' alle esigenze dell'arte. Come è noto amo la fotografia. Fra gli artisti in gara, una giovane ragazza milanese ha scelto il corpo femminile (oggetto del desiderio maschile) come soggetto della sua opera. In effetti, sostenere che un corpo di donna non sia opera d'arte mi pare un'affermazione del tutto insensata.

Il primo romanzo

Del 1989 è anche il mio primo romanzo, 'La Comune di Barbara'. Non potevo non cimentarmi nella narrativa, preso ormai dal vortice della scrittura. Erano i tempi in cui scrivevo prima a mano, su vecchie agende, e poi a macchina, con due o tre carte carbone per ricavarne subito due o tre copie. Quindi ero costretto a picchiare con forza sui tasti, tanto che le mie figlie ancora ricordano questo insistente, nevrotico ticchettare all'alba. Mi alzavo alle quattro, cinque del mattino per scrivere, ritmi per me oggi inconcepibili. Questo romanzo (termine sin troppo pretenzioso) è per un bel tratto autobiografico, e per il resto frutto d'invenzione. Tutto sommato, benché presenti i limiti di una prima, acerba scrittura, sono contento di averlo pubblicato, fosse solo per qualche giudizio positivo raccolto, e perché mette nero su bianco un'idealtà che, sebbene mutata nel tempo, non ho certo rinnegato.

Ma la notte.....

La nota canzone di Renzo Arbore in sostanza dice: durante il giorno può capitarmi di tutto, ma la notte no, non toccatemi la notte, luogo di delizie eccetera. Sappiamo bene che a volte la notte è invece momento di pena, spazio buio entro il quale i dolori si acuiscono, le preoccupazioni si ingigantiscono, i problemi ci tolgono il gusto del sonno. Per fortuna sappiamo anche che al risveglio, quando volente o nolente dobbiamo rimetterci addosso l'abito della vita diurna, questo vestito in realtà non ci sta poi così stretto, e i presunti buchi o non ci sono, o sono piccoli strappi, facilmente rammendabili.

giovedì 25 marzo 2010

La penitenza della confessione

Una delle frasi che più amo della Messa è: "O Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma di' soltanto una parola, ed io sarò salvato." Una frase liberatoria, come liberano ottimismo e speranza i colori dei fiori. Ammetto la mia pochezza, ma Tu, con una parola, mi salvi. Una frase che non dovrebbe rendere necessario il sacramento della confessione. Ma così non è. S'avvicinano i giorni della confessione pasquale. Lo ammetto: non è la penitenza post confessione ad intimorirmi: in genere si tratta di qualche orazione. E' la confessione che è, per me, penitenza. Questo sacramento (misterioso come tutti gli altri) è senza dubbio il prezzo più alto da me pagato alla fedeltà alla Chiesa Cattolica. Andare a Messa è un piacere, a volte ci vado anche due volte in una domenica. Pregare insieme, cantare, riceve l'eucarestia è soprattutto gioia. Ma la confessione....

Poeta per un libro

Galvanizzato (di più....gasato) dalla pubblicao del mio primo libro, sono partito a produrre ogni forma letteraria, persino la poesia. Ecco allora, sempre nel 1988, il mio primo (ed unico) libro di poesie. Rileggendole oltre vent'anni dopo devo dire che alcune mi paiono decenti, benché non mi consideri un poeta. Faccio però notare che Gabrieli editore, di Roma, ha pubblicato anche il primo libro di uno che poeta lo è per davvero, Silvio Raffo. Ricordo poi che un altro mio amico d'oratorio pubblicò un libro di liriche, sempre da Gabrieli: Onofrio Mastromarino. Sul cognone non ho dubbi, sul nome non sono certissimo. Mastromarino: chissà che fine ha fatto.
Citerrò una mia poesia. Non è fra le migliori, ma è intonata alla stagione:
MAGNOLIA
Sei ritornata, voglia di cantare./Scoppiano i tuoi colori dalle gemme,/il merlo canta sulla magnolia in fiore./Grande alleato del mio nuovo canto/il sole ha vinto gli occhi, stamattina./Intorno il mondo sonnecchia in bianco e nero./Urla che sei tornata, primavera.

Ho chiesto scusa

S'avvicina il tempo del voto regionale. Devo ammetterlo, ho seguito molto bene, anche come giornalista, il mondo della politica per una decina d'anni, dal 1992 ai primi anni del Duemila, poi mi sono un po' disamorato, tanto da pensare in questi giorni: "Questa volta non vado a votare." Per fortuna guardo spesso anche alle mie spalle, e allora ho pensato a chi è persino morto per un'Italia libera, democratica, votante. A costoro, e agli idealisti ancora in giro, ho chiesto umilmente scusa.

mercoledì 24 marzo 2010

My first book

Il 24 marzo del 1988 usciva nelle librerie cattoliche di tutta Italia il mio primo libro 'Papà a tempo pieno'. Ne parlo (e così vorrei fare con gli altri miei libri pubblicati) non per desiderio di vendite (anche perché molti li si possono trovare solo contattando direttamente me, non essendo più nelle librerie) ma per fare una piccola cronistoria, a vantaggio di chi non li conosce. Questo libro è nato un giorno della fine del 1985, quando ho deciso di tenere un diario della mia esperienza di padre, impegnato con la mia prima figlia, Valentina. Poi è nato ancor di più quando ho pensato che quel diario poteva interessare a qualcuno. E' nato definitivamente quando suor Battistina, delle Edizioni Paoline, mi ha telefonato un memorabile giorno, dicendomi che la storia piaceva e quell'importante Casa Editrice cattolica era intenzionata alla pubblicazione. Come ogni primo amore è e resta il mio primo amore, il mio primo libro pubblicato e ancor oggi, quando lo vedo, non resto indifferente.

Per amore o per forza

Nel giro di pochi giorni ho avuto più di una testimonianza sul fatto che la cura dei parenti anziani può portare a liti fra i parenti giovani, 'obbligati' all'assistenza. E mi è tornata alla mente una frase che ci ripeteva nostra madre: "Questa cosa va fatta, per amore o per forza." Spetta ai figli prendersi cura dei genitori anziani, per amore o per forza. Questa frase lascerebbe intendere che l'amore rende tutto più facile, mentre farlo 'per forza' sarebbe solo fatica, magari persino rabbia. Può apparire umanamente disdicevole questa mancanza d'amore verso i propri cari, ma la nostra pochezza (ci sono mille testimonianze pronte a confermarlo) questo ci regala. Anche l'amore non è così spontaneo, ma frutto di una 'fatica', di un'ascesi, di una volontà di amare. Di spontaneo (questo almeno a me pare) c'è solo il nostro egoismo.

martedì 23 marzo 2010

Gardenia

Per me l'inverno sa di calicantus, la primavera di gardenia. Perché le primule non hanno profumo, le mimose sanno di poco, e allora attendo la gardenia del 21 di marzo, un regalo che ci facciamo per togliere dalla casa l'aria pesante dell'inverno. Poi arriveranno i mughetti, ma prima attendo le rondini, all'inizio di aprile. Queste conferme di primavera sono essenziali ingredienti di una felicità ciclica, senza strepiti, persino (per taluni) banale.

lunedì 22 marzo 2010

Le scale

Le scale, le scale...
sono una cosa che scende
o una cosa che sale?
Sono una cosa in due
o due cose in una?
Una scala ha due facce
come la luna.

Gianni Rodari

domenica 21 marzo 2010

La foto di Paolo

L'amico Paolo ci ha inviato oggi, giorno del compleanno di Carla, questa foto Shalom, vacanze in Val Gardena, anno 1975 o giù di lì. Dovremmo essere all'arrivo della funivia del Col Raiser. Carla è ben visibile, seconda da sinistra con maglione bianco e tentativo di capelli ricci, io sono nascosto dietro a Fausta, si vede solo la faccia e un pezzo di braccio, con camicia multicolore. Fingo di guadare il fotografo, in realtà tengo d'occhio Carla. E curo che Franchino (con camicia militare) non faccia il furbo.

Primavera

Buona primavera a tutti: amici e nemici (sperando di averne pochi), fortunati e sfigati. Buona primavera a chi vede il sole sopra le nuvole, e a chi le nuvole sotto il sole. Buon 21 marzo a chi voterà Berlusconi e a chi Bersani, a chi tifa Milan e a chi Inter...ma soprattutto buona primavera a chi mi sopporta, in maniera indissolubile, da 10.628 giorni.

sabato 20 marzo 2010

Tutti al Campo dei Fiori

Ho in mente di organizzare, un pomeriggio del mese di maggio, la Prima ascesa in bici al Campo dei Fiori, per alunni ed ex alunni Vidoletti. Seguiranno i dettagli ma intanto allenatevi, mettete a punto la bici e fate un po' di salita. Mi attendo anche gli ex per questo evento Vidoletti, che anticipai qualche anno fa ma con un solo alunno: Kevin Rocca. Devo dire che superò brillantemente la prova. Arrivammo al piazzale del Cannoncino in un'ora o poco più.

Poeta in bicicletta

Ieri, entrando in sala professori, un mio collega, docente di lettera, mi ha salutato dicendo: "Ecco Carlo Zanzi, il poeta in bicicletta." Ho specificato che poeta non sono, ma narratore. Devo però ammettere che la definizione mi ha fatto piacere.
in foto: alunne della Vidoletti, impegnate stamani nella tradizionale uscita 'A scuola in bicicletta', organizzata da Legambiente e Ciclocittà.

Papà Mario

Mario Zanzi, classe 1926, 84 anni il prossimo mese di maggio. Sebbene con un giorno di ritardo: tanti auguri. Dopo trent'anni di pensione ha perso il profumo di pasticcere, che portava sempre addosso. Ma non ha perso il buon sapore di padre.

venerdì 19 marzo 2010

Una pezza


A volte la natura ci mette una pezza. Meglio, a volte un indizio di vecchiaia può rivelarsi persino utile. Guardandomi allo specchio ho notato che il calo della vista riproponeva una versione di me, un confronto vis a vis, piuttosto sfocato. Il che è un bene.
in foto: lo sguardo del San Giuseppe in fuga, opera di Renato Guttuso. E poiché oggi è San Giuseppe, auguri a tutti i Giuseppe.

Benvenuto, Andrea

Sono onorato di far parte della Giuria dei cosiddetti grandi lettori del Premio Chiara, ancor più quest'anno, dato che è stato inserito nel novero anche Andrea Vitali (foto), mio coscritto, uomo di lago (di Como), narratore alla Piero Chiara. Chissà mai che rimanendo al suo fianco, lui (scrittore di successo) insegni a me (scrittore di insuccesso) come si fa ad 'incantare' il lettore!

Medaglia d'argento

Anche nel basket maschile la Vidoletti ha una grande tradizione. Quarti in Italia alle finali nazionali di Cagliari del 2000, e tante volte campioni provinciali. Hanno indossato la canotta Vidoletti, ad esempio, Marco Passera e Martino Rovera. Ma da due (se non da tre anni) troviamo alla finale provinciale Sesto Calende, che immancabilmente ci batte. Così è successo anche stamani al Campus. E l'espressione del prof. Enrico Piazza la dice lunga sul suo stato d'animo. Del resto non è facile far sorridere il prof. Piazza.

Poche ma buone

Da sempre faccio giocare a basket anche le ragazze. Da molti anni la Vidoletti partecipa ai Giochi Sportivi Studenteschi col basket femminile, e non poche volte ha vinto il titolo provinciale. Purtroppo ogni anno la partecipazione delle altre scuole diminuisce: dieci scuole, sette, cinque, quattro, lo scorso anno solo due, quest'anno la Vidoletti era da sola, campionesse provinciali senza colpo ferire. Però le 'mie' ragazze meritavano la medaglia, che hanno ricevuto stamani al Campus, dopo una simbolica partitella fra di loro. Poche...ma buone!

giovedì 18 marzo 2010

Il balcone

Continuo con queste immagini del passato (ecco il balcone della mia casa al quartiere Garibaldi, anni 1961-1981) non perché il presente non mi vada bene e ho infruttuose nostalgie. Così, tanto per non dimenticare. Anche perché in fatto di balconi mi è andata meglio dal 1981 ad oggi. Lì niente panorami di laghi e di monti, ma analogo grigiore di fronte, un viale sempre più trafficato a sinistra, l'ultimo verde sulla destra. Come si nota, niente tintarelle sdraiati su comode sdraio su quel ristretto balcone a feritoie. Ma per fortuna avevamo il cortile. Un'immagine: mia madre che, d'inverno, ritira i panni stesi, riparati da un poco efficace cellophane. E i panni sono rigidi, ghiacciati. E lei rientra dicendo: "Brrr, che freddo!"

mercoledì 17 marzo 2010

Due auto

Qui, in questo quartiere, ho abitato dal 1961 al 1981, vent'anni giusti. Ecco il cortile-campo da calcio delle nostre sfide. Allora si poteva giocare perché stavano in parcheggio (se c'erano) solo due auto, una NSU Prinz e una Anglia bianca (contro la quale andò a sbattere un mio fratello in bici). Oggi (e non è l'ora di punta) non c'è spazio per un campo da calcio in quel cortile. Il quartiere Garibaldi nacque per ospitare soprattutto famiglie di insegnanti (in anni fascisti), poi venne abitato da famiglie di varesini insieme ai primi fratelli del sud....oggi vi abitano anziani pensionati della nostra città, molti extracomunitari e tante, troppe auto.

In tuffo sui sassi

La vittoria di ieri sera dell'Inter sul Chelsea mi ha fatto pensare a quando davvero 'impazzivo' per l'Inter, negli anni Sessanta. Abitavo allora nel quartiere Garibaldi (ex Costanzo Ciano) in viale Belforte. In foto vedete la porta delle nostre sfide calcistiche. Io facevo il portiere, imitavo il grande Sarti e mi buttavo sui sassi. Mi chiedo dove sia andato, oggi, quel mio coraggio! Mi tuffavo anche per recuperare palloni a filo di palo (di pilastro) e voi capite bene che una craniata lì non era un piacere. Poi la palla finiva dietro la recinzione della Fondazione Abele Aletti, e il gioco era finito, a meno che qualche temerario non s'arrischiava e scavalcava. Credo di averlo fatto qualche volta. E allora ripeto: come mai si è immiserito quel mio giovanile coraggio?

Con il biglietto

Leggo che il Ministro Bobo Maroni è stato il primo a provate il body scanner del Terminal 1 di Malpensa. E allora me lo immagino col suo tipico sorrisetto, farsi 'scannerizzare'. Credo di conoscere un poco il Ministro-musicista, siamo quasi compagni di Liceo. Ecco, per me lui è l'esempio paradigmatico di chi non si pone limiti, di chi ha una gran fiducia nei suoi mezzi e nel contempo prende la vita sportivamente, minimizzando gli ostacoli e le paure. "Riesco a farlo perché ancora mi diverto" mi ha detto un annetto fa, riferendosi al suo lavoro oneroso di Ministro degli Interni. Indipendentemente dalle idee politiche (e non è affatto detto che io voti Lega), mi pare che Roberto Ernesto Maroni detto Bobo sia un buon esempio da imitare. Certo, poi ci vuole anche fortuna, che non guasta mai. Però quando passa il treno della fortuna (che non fischia tutti i giorni) bisogna farsi trovare in stazione, col biglietto in mano e la valigia vicino alle scarpe.

lunedì 15 marzo 2010

La gaffe di Silvio

Di Silvio Della Porta Raffo ammiro la passione per il suo lavoro di docente, la vasta cultura, le abilità letterarie. A differenza del fratello Mauro (un polemista nato), lui per solito disdegna le polemiche, sorvola con le ali della poesia l'umano dibattere per motivazioni risibili. Però ieri, durante il Convegno su Guido Morselli (da lui stesso organizzato), Silvio è -a mio avviso- scivolato sopra una gaffe. Facendo riferimento agli interventi del Convegno, densi, profondi, di ardua masticazione, s'è lasciato sfuggire un "Non siamo mica al Premio Chiara qui!" che avrebbe potuto risparmiarsi. Seguo il Premio Chiara da anni, in decine e decine di incontri organizzati il livello non è stato sempre altissimo, ma la frase del nostro poeta Silvio è assolutamente fuori luogo.

L'editore

Giustifica
Ecco il mio amico-editore (ma anche poeta e scrittore) Dino Azzalin, con il figlio Riccardo Ariele Antonio. Dino, ad un certo punto della sua vita, ha deciso di convogliare la sua passione (e anche qualche soldo) nella meritoria ma non sempre remunerativa pubblicazione di libri. Fra gli altri, s'è appassionato di Guido Morselli, e la sua Nuova Editrice Magenta ha già pubblicato 'Una missione fortunata' (racconti inediti), i dialoghi di 'Realismo e fantasia' (uno dei due libri che Guido Morselli riuscì a pubblicare in vita) e 'Lettere ritrovate', una serie di lettere morselliane, raccolte da Linda Terziroli. Dino, come molti altri giovani varesini, è passato dall'oratorio 'Molina' di Biumo Inferiore. Lì ci siamo incontrati molti anni fa. Questo comune esordio ci unisce, insieme alla suggestione irrefrenabile della parola scritta.

domenica 14 marzo 2010

Bella forza

Domenica del cieco nato. E ascolto di un'omelia con la solita considerazione: la nostra fede è tiepida, incolore, grigia, dubbiosa, poco incline all'entusiasmo. Prediamo allora esempio dal cieco nato, che contro l'incredulità della folla andava in giro a dire, insistentemente, che era stato guarito. E a fare propaganda per il suo guaritore.
Bella forza! Fossi stato cieco dalla nascita e mi avessero ridonato la vista credo che anch'io -pur col mio scarso coraggio- avrei gridato al sole e ai non credenti: "Chi sia quell'uomo non lo so. So solo che prima non ci vedevo e ora ci vedo."

Il suo bello

Ogni stagione ha il suo bello. Il bello della primavera mi pare evidente.

Rimasugli

Dalla cima del Campo dei Fiori, osservo i rimasugli di neve sulla pista del Brinzio. Chi non ama lo sci da fondo e lo sport in generale, dirà che ho buttato via molte ore della mia vita, girando come uno stupido intorno a quel prato innevato. E forse un domani la penserò come lui. Oggi ringrazio. E' vero, non ho usato il mio tempo per contribuire al progresso dell'umanità, ma almeno nel mio tempo al Brinzio non ho rotto le scatole a nessuno.

sabato 13 marzo 2010

Ma il sole scotta


Prima uscita annuale in mtb, meta il Campo dei Fiori, a dimostrazione della mia imprevedibilità. Il cannoncino è sommerso dalla neve, ma il sole di marzo finalmente scotta.

Il gancio di Ottorino

Di Manuel si è detto: un grande. Ma come non fare un cenno ad Ottorino Flaborea, che ha vestito la maglia gialla contro la NBA (Nazionale di Basket degli Artisti). Dunque: era già un po' sovrappeso allora, figurasi oggi. Eppure c'era, e a dispetto di altri suoi colleghi più in forma (Dino Meneghin, ad esempio, o Marino Zanatta o Paolo Vittori) ha fatto i suoi due-tre minuti di partita e ci ha deliziato (come poteva non farlo) con il suo gancio micidiale. Lento ma determinato come un pachiderma, il grande Ottorino ha seguito come un tram la linea del tiro libero e, giunto a metà, si è prodotto nel suo pezzo forte, terzo tempo con gancio e canestro. Ottorino: che dire dei suoi tiri liberi? Li faceva 'a patata', cioè a due mani dal basso verso l'alto. Il solo che abbia mai visto tirarli così, a parte Cocquio, ma lì eravamo all'oratorio 'Molina' di Biumo Inferiore.

venerdì 12 marzo 2010

Onore al merito

Onore al merito ai ragazzi del volley targato Anna Frank, che ha nettamente battuto il volley Vidoletti (foto). Dopo aver vinto a fatica contro Caronno Varesino (del mio amico Beppe Balsamo), stamani siamo stati sconfitti nettamente dalla Anna Frank, guidata dall'altro mio amico Tiziano Marini. Tiziano, un millennio fa, era con me nella squadra di ginnastica artistica della Società Varesina di Ginnastica e Scherma. Ricordi di un'altra era.

Ricami di marzo

Riferendosi a questa meravigliosa neve di marzo, la mia amica Chiara Zocchi scrive che bisogna rendere merito al pittore (dio), io scrivo che bisogna ringraziare il ricamatore (Dio).

Manuel Navarro Raga

Manuel Navarro Raga, altezza 1.89, tiro in sospensione inarrivabile. E' stato il giocatore di basket che più mi ha entusiasmato, ancor più di Bob Morse, di Dino Meneghin, di Gianmarco Pozzecco. Primi anni Settanta, maglia gialloblu della Ignis Varese. Lui, Manuel, saltava per il tiro in sospensione, l'avversario scendeva, lui restava in cielo ancora una frazione di secondo, tutto sbilanciato all'indietro, tirava e segnava altri due punti. Eccolo, il messicano, nemmeno un'ora fa, tirare a canestro sotto lo sguardo di Aldo Ossola. Vi posso dire che segnerà anche questa volta. Varese l'ha ritenuto degno della cittadinanza onoraria. Scelta ineccepibile.

giovedì 11 marzo 2010

E fatevi un bel riposino

...e se potete, fatevi un bel riposino su una di queste panchine del Parco Mantegazza. Ringraziando il cielo. Prometto insieme a voi di non lamentarmi perché un domani farà troppo caldo o tirerà troppo vento o non pioverà più....A ben vedere, la vita ci va sempre un po' troppo stretta. Ma non è un bel vedere, questo.

Cosa volete di più

Cosa volete di più, miei cari concittadini, da questa neve di marzo! Non intralcia la circolazione e ci regala contorni ritoccati in meglio. E il bianco che vedete si è fatto carico di assorbire i nostri scarti da combustione. Pur rimanendo incredibilmente bianco.

mercoledì 10 marzo 2010

Margherita

Nevicata di marzo, fuori stagione. Molto suggestiva. E molti lamenti: "Ma quando finisce quest'inverno ormai insopportabile?" Io invece pensavo a Margherita. Quando ancora ero un bravo ragazzo e andavo dai vecchietti al Molina, avevo conosciuto Margherita. Una novantina d'anni, la sua bella gamba amputata, bloccata nel letto, sdentata e sorridente. Ripeteva con una voce ormai al capolinea: "Prenderla come viene, cambiarla non mi conviene."

in foto: panchina innevata al Parco Mantegazza

martedì 9 marzo 2010

Neve di marzo

C'è ancora tanta neve su ai 2000 metri del Palù di Chiesa Valmalenco. Ne avranno ancora per un mese buono. Mai sentito tanto freddo a marzo. Mai vista tanta neve, al fiorire della primavera.