Chi ha il piacere di continuare a seguirmi sul blog, dovrà comporre questo nuovo indirizzo
http://nuovopensierieparole.blogspot.it
Naturalmente rimarrà il vecchio blog come archivio, nella speranza che chi detiene le leve del potere informatico non depenni tutto. Nel qual caso non mi lamento certo. Tutto è vanità.
martedì 18 settembre 2012
Niente più foto
Sembra che abbia esaurito lo spazio concesso per le foto in questo blog, dopo quasi sei anni. In effetti di foto ne ho pubblicate 1GB. Vedrò cosa posso fare. Intanto una BUONA NOTTE solo scritta.
Successo per il tuor americano della PBB
Grande successo per il tour americano della Piedmont Brothers Band, che ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria di Eden, nel North Carolina, cittadina di Ron Martin che, insieme a Marco Zanzi, ha dato vita alla band. Una settimana di concerti e di apparizioni sui media: è tempo che anche l'Italia si accorga della PBB!
THE PIEDMONT BROTHERS BAND III
Ron Martin,
Marco Zanzi, Manuel Corato, Francesco Frugiuele, Mike Gallivan, Anna Satta,
Franco Svanoni, Katherine Kelly Walczyk, Stefano Zanrosso
Jock
Bartley, Richie Furay, Herb Pedersen, Rick Roberts, Patrick Shanahan
Irene Amico,
Courtney Lynn Burroughs, Ausonio Calò,
Duccio Capozza, Rosella Cellamaro, Chiara Conti, Stefano Dall’Ora, Paul
Franklin, Alessandro Grisostolo, Steve Hinson, Brent Mason, Francesca
Miglierina, Walter Muto, Doug Rorrer, Cecilia Zanzi
Ecco i 14
brani del nuovo cd:
1 FULL
CIRCLE (Gene Clark)
2 (I LIKE)
THE CHRISTIAN LIFE (Charlie & Ira Louvin)
3 I BEEN
DREAMIN’ ‘BOUT YOU (Ron Martin)
4 AVALON
(Ron Martin)
5 I WISH I
WERE A COWGIRL (Liv Taylor)
6 SIN CITY
(Chris Hillman & Gram Parsons)
7 SANTA FE
ROSIE (Ron Martin & Rick Roberts)
8 HAUNTING
FROM THE PAST (Ron Martin, John Carter & Marco Zanzi)
9 MY CHERIE (Ron Martin & Marco Zanzi)
10 LORD (Marco Zanzi & Francesco Frugiuele)
11 THE
HIGHWAYS OF MY SOUL (Marco Zanzi)
12 THIS
LOVE WILL CARRY (Dougie MacLean)
13 WAIT A
MINUTE (Herb Pedersen)
14 HE HIGLANDER SUITE:
A) NOVEMBER RAIN (A COLCHESTER DREAM)
(TO DAVID) (Marco Zanzi & Francesco De Chiara)
B) HIGLANDER FREE (Ron Martin)
C) MOUTH OF WILSON (to Vivain & to
Walter) (Marco Zanzi & Francesco De Chiara)
Ciao, Matilde
Ciao, Matilde, sei sempre con noi,come allora, quando si rideva anche per allontanare la paura delle interrogazioni liceali, ma soprattutto si rideva per niente, per l'incredibile, involontaria comicità del prof. Anastasi (a sinistra, ritto in piedi), per le battute di Pigi e di Alberto. Tu eccellevi nelle risate e nello studio. Ciao, cara Matilde.
Il racconto del mercoledì
SI CHIAMAVA GLORIA MEANY
“Dal Cantico dei Cantici” disse
il reverendo Duddley Wiggins. Avrà avuto non meno di settant’anni. Stavo in piedi vicino agli sposi, oltre i testimoni:
gli potevo contare le rughe. Mi colpì la sua espressione da ragazzo. C’era
complicità fra lui, la sposa e lo sposo.
“Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme” e lo sguardo del
prete accarezzò la fantastica ragazza che gli stava di fronte, in piedi,
emozionata. L’abito bianco metteva in risalto la sua pelle abbronzata. Eravamo
all’aperto, sotto un cielo che faticava a rannuvolarsi. Ma una nuvola arrivò
proprio allora, il sole scappò dal viso della sposa, che parve rattristarsi.
“Bruna come le tende di Kedar, come i padiglioni di Salma” continuò
il reverendo Wiggins. “Non state a
guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il sole. Dimmi, o amore
dell’anima mia, dove vai a pascolare il gregge?”
La ragazza che andava sposa ad un
ricco proprietario terriero, una mia cugina di secondo grado che amavo
segretamente ma che aveva quindici anni più di me, si voltò verso lo sposo,
come se davvero fosse lei a rivolgergli la domanda: “Dove vai a pascolare il
gregge?” Guardando lui si voltò anche
verso di me e per un istante Gloria, si, il suo nome era Gloria Meany, parve
regalarmi una porzione dei suoi occhi stupendi. Ma erano solo per lui, lo avrei
capito nel corso degli anni. Nessun interesse per me.
Il reverendo continuò, guardando
ora lo sposo come volesse raccomandarsi, trattala con ogni riguardo, è un
angelo; era anche il mio augurio, quella donna era davvero speciale.
“Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio, amica mia.”
Il prete leggeva con lentezza, forse attendeva che tornasse il sole, pennellando
d’oro gli amanti pronti alla promessa. “Belle sono le tue guance fra i pendenti, il
tuo collo fra i vezzi di perle. Faremo per te pendenti d’oro con grani
d’argento.”
Lo sposo la guardò; io ero in piedi
alla sua sinistra, non potevo leggere le parole del suo sguardo ma mi bastò
vedere lei, quel sorriso in risposta al suo. Si amavano davvero. Per sempre.
Tagliandomi fuori definitivamente.
Il reverendo Wiggins ultimò la
lettura dal Cantico dei Cantici. Quindi gli sposi si sedettero e lui si impegnò
in un sermone improvvisato: nessun foglio scritto. Ero distratto, pensavo che
ci sarebbe stata un giorno, anche per me, una Gloria Meany. Notai però un
particolare: quando il reverendo Wiggins disse “Il vostro amore sarà prezioso e
indistruttibile come un diamante” e, non so se in conseguenza a questa affermazione
potente, gli sposi si presero la mano, arrivò il sole, un sole tiepido, che non
infastidiva, che accendeva i colori, i capelli bianchissimi del prete, l’abito
candido di Gloria. Ricordo anche che zia Hester, seduta dietro a me, disse a
zia Martha: “E’ un buon segno.” E Martha, debole d’udito: “Che hai detto?” “Il
sole, ho detto che è arrivato il sole. E’ segno che è un matrimonio ben fatto.”
Ma aveva alzato talmente la voce che il reverendo aveva interrotto il sermone e
l’aveva ripresa con un sorriso benevolo. Quel prete anglicano mi stava
simpatico e quando morì, non molti anni dopo, portai il lutto senza fingere
false tristezze. Ma Gloria l’amavo davvero e suo marito, John Chickering, l’ho
sempre considerato –è ridicolo, lo ammetto- come un ladro gentile, che ti
sottrae un bene e tu devi ringraziarlo. Fargli addirittura un regalo.
Per fortuna al regalo degli sposi
ci pensarono i miei genitori.
Il ripetitore
Nei miei ricordi di bambino, il prato della Tagliata è sempre stato abbinato al cosiddetto ripetitore, cioè a quella grande antenna di forma quadrata che si trova da quelle parti. Ci portava mio papà Mario, era una passeggiata breve, ricorrente, ammiravo il ripetitore, segno del progresso e del miracolo delle immagini televisive, e poi alla Tagliata, dove si correva e dove il rudere non era ancora diventata la bellissima cascina-albergo di oggi. Non c'era il Gulliver ma una fattoria, io non avevo i timori che rendono zoppicante l'età matura, avevo infantili paure notturne, incubi che al mattino se ne andavano. Avevo ancora tutta la mia bella vita pronta a srotolarsi.
Il luogo sognato
Pioggia o non pioggia, alla fine mia figlia Valentina riuscirà a sposarsi alla Tagliata, sabato prossimo. Dimostrando perseveranza, convinzione nelle proprie idee (un po' controcorrente) e testardaggine. Non so bene per quale motivo ami questo prato e abbia deciso di sposarsi lì. Per certo ci andavamo quando erano bambine, a giocare a pallone, e anche per qualche cena estiva con panini e amici. Poi ci è tornata con gli scout e ha scelto questo luogo come spazio di libertà, quando (come capita anche a me) la casa diventa troppo stretta, manca l'aria, si ha bisogno di cielo e di verde e allora ci si chiude la porta alle spalle.
Iscriviti a:
Post (Atom)