lunedì 7 luglio 2008

Sesso sì o sesso no?

Come ho già scritto e spiegato, qui non parlerò né di sesso né di politica, almeno per ora. Ma di sesso si parlerà nel mio nuovo romanzo breve. Come del resto ho fatto, in modo sempre soft, in Vicolo Canonichetta e in altri miei scritti. Perché? Perché l'esperienza erotica è parte fondamentale della vita e non vedo perché non debba essere descritta. Descritta, secondo me, con moderazione, senza banalizzare, involgarire eccetera eccetera. Una descrizione che sia anzitutto immaginazione. Come diceva del resto Piero Chiara, a torto considerato uno scrittore troppo spinto. Sosteneva che lui si era sempre fermato fuori dalla porta della camera da letto. In realtà qualche volta l'ha aperta, ma senza strafare. Dato l'argomento, mi piacerebbe però raccogliere il parere di chi visita questo blog. Faccio bene o faccio male a non trascurare questo aspetto della nostra umana convivenza?
Pareri anonimi, specificando caso mai il sesso.
Vi ringrazio carlo.zanzi@tele2.it

Perché sempre il soffrire?


Dialogando con Riccardo Prando e Paolo Zanzi, mi lamentavo perché a mio avviso la narrativa contemporanea (e non solo, per quel poco che la conosco) descrive più che altro il male, la morte, il guasto del mondo e non dà spazio alla felicità. E lo scrittore Prando mi ha detto: "Veramente anche tu non scherzi. Basta leggere il tuo ultimo lavoro, VICOLO CANONICHETTA." Ha ragione, predico bene e razzolo male. E in effetti anche LA GRANDE FATICA, mia prossima 'fatica' letteraria, parla della fatica del vivere. Perché, se la felicità fa parte della mia esperienza quotidiana? Forse perché la felicità, il bello ce li sentiamo calzanti, cuciti addosso, rispondenti ai nostri desideri più intimi, mentre il male non vorremmo ci appartenesse, ci pare un insulto alla nostra umanità, e allora denunciamo questo scandalo. O forse ne scriviamo solo per scaramanzia, per esorcizzare la paura.

in foto: la bici, protagonista de LA GRANDE FATICA, mia cara, fidata compagna.