lunedì 7 luglio 2008

Perché sempre il soffrire?


Dialogando con Riccardo Prando e Paolo Zanzi, mi lamentavo perché a mio avviso la narrativa contemporanea (e non solo, per quel poco che la conosco) descrive più che altro il male, la morte, il guasto del mondo e non dà spazio alla felicità. E lo scrittore Prando mi ha detto: "Veramente anche tu non scherzi. Basta leggere il tuo ultimo lavoro, VICOLO CANONICHETTA." Ha ragione, predico bene e razzolo male. E in effetti anche LA GRANDE FATICA, mia prossima 'fatica' letteraria, parla della fatica del vivere. Perché, se la felicità fa parte della mia esperienza quotidiana? Forse perché la felicità, il bello ce li sentiamo calzanti, cuciti addosso, rispondenti ai nostri desideri più intimi, mentre il male non vorremmo ci appartenesse, ci pare un insulto alla nostra umanità, e allora denunciamo questo scandalo. O forse ne scriviamo solo per scaramanzia, per esorcizzare la paura.

in foto: la bici, protagonista de LA GRANDE FATICA, mia cara, fidata compagna.

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