domenica 8 novembre 2009

Un mondo nel cuore

'Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole, e la luce del giorno si divide la piazza fra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa...' (Fabrizio De Andrè) Credo che tutti si sia un po' scemi del villaggio, con un popolato mondo nel cuore che non sappiamo mettere in piazza con le parole. Non quelle 'banali' delle chiacchiere. Fra ciò che non si può dire e ciò che non riusciamo a dire, molto resta inespresso e noi ci presentiamo incompleti, muti, con una gran nostalgia di non riuscire a regalarci per ciò che siamo. La scrittura, per fortuna, ci mette una pezza. Che sarà sempre una pezza, ma è meglio che uno strappo.

Sogno


Forse propiziato dalla recente pizzata fra ex compagni di liceo (vedi foto), stanotte ho fatto un sogno, che ogni tanto riappare a turbarmi la quiete del sonno. Sono in classe, ho l'età attuale ma evidentemente non me ne rendo conto, visto che sono attanagliato dalla paura vuoi di una interrogazione, ma soprattutto dell'esame di maturità, che mi troverebbe assolutamente impreparato. E mi domando come possa essere finito lì, in una situazione ai confini della realtà. Poi l'angoscia trova pace nella consapevolezza che in verità l'esame l'ho già sostenuto, quindi posso stare tranquillo. Infine, a coronamento di questa parodia surreale, l'insegnante (una prof mai vista) mi supplica piangendo di non comprarle l'appartamento, che evidentemente occupo in affitto, perché contiene i giochi della sua infanzia! Voi perdereste tempo ad interpretarlo? Io no.

Cinque lustri

Ecco le tre opere in alluminio di Beppe Leoni, che da qualche giorno si 'appoggiano' al muraglione della rizzàda del Sacro Monte, fra la Seconda e la Terza Cappella. Rappresentano da sinistra monsignor Pasquale Macchi, il cardinale Carlo Maria Martini e Papa Giovanni Paolo II. Il buon Beppe (autore dei ben noti ciclisti padani) le ha pensate ad imperitura memoria della salita al Sacro Monte di Papa Karol, il 2 novembre del 1984, venticinque anni fa. Evento che ricordo molto bene, posto a metà fra la tragedia della morte di mia mamma e la gioia per la nascita della mia prima figlia. Se con un solo sguardo ripercorro questo tempo, questi 5 lustri, ne esco con la solita frase: "Sono volati." Il guaio è che voleranno anche i prossimi 25: per me, se va bene, gli ultimi. E allora, stamani, non piange solo il cielo.