mercoledì 29 giugno 2011
Marta e Fabio
Pochi Pietri e tanti Paoli
6° Memorial Fabio Aletti
A tutti gli Amici del Memorial Fabio Aletti
Carissimi,
“Gli Amici veri sono quelli che ci vengono dati dal Signore per camminare verso di Lui”.Al termine delle giornate del Memorial, la frase riportata sulle magliette esprime davvero il senso, il significato ultimo di ciò che il Memorial rappresenta per me, per la mia famiglia e per tutti quelli che in questi anni ci stanno accompagnando nel cammino di Speranza intrapreso dopo la nascita al cielo di Fabio.
Il sentimento che scaturisce dal nostro cuore è di sincera e gioiosa gratitudine nei confronti di tutti i partecipanti, giocatori e non : GRAZIE!!!
Aver visto un nutrito gruppo di ragazzi e adulti che con passione si sono messi all’opera dentro e fuori dal campo di basket, ci colma di gioia e ci invita ad andare ancora più a fondo dell’esperienza che stiamo vivendo attraverso il Memorial.
Esperienza di Fede, Amicizia e Solidarietà che sono i valori a cui Fabio ha sempre guardato come fondamentali per la sua crescita. Tali valori sono ritrovabili anche nello sport che diventa elemento educativo e come dice il Papa Benendetto XVI ”… aiuta l’uomo a percepire le proprie capacità come un talento e la sua vita come un dono di Dio.”
In questi giorni è stato sicuramente testimoniato il valore dell’Amicizia attraverso gli Amici delle “Vecchi Glorie”, sempre presenti con immutata passione, ma soprattutto attraverso i ragazzi che si sono “affrontati sul campo” e che nonostante l’immancabile delusione per una sconfitta, hanno alla fine lasciato prevalere sui loro volti il sorriso.
E’ il medesimo sorriso che grazie al vostro contributo potremo vedere sui volti dei bambini della Missione di Suor Giuseppina Riotti in Etiopia ed è il sorriso che abbiamo avuto la grazia di vedere sui volti dei genitori dei ragazzi che abbiamo ricordato e sentito particolarmente vicini a noi: Andrea, Fabry e Giuseppe senza dimenticare Giancarlo, Luca, Carlo ed Emiliano.
Stringendovi tutti in un affettuoso e sincero abbraccio vi diamo appuntamento al prossimo anno nella certezza che, ancora una volta, tutto ciò cha compiamo “ con le nostre mani, ma con la sua forza” (S.Benedetto) non smette di rinnovare la sorpresa per come Dio possa far germogliare il bene anche da un grande dolore.
Ancora Grazie a tutti e arrivederci al prossimo anno.
Attilio Aletti e fam.
Varese, 29 giugno 2010 Festa dei SS.Pietro e Paolo
IL RACCONTO DEL MERCOLEDI'
IL PORTASIGARETTE
Sono il portasigarette metallico, citato da Speri della Chiesa in una sua nota poesia. Dunque: intanto diciamo chi è Speri, prima di parlare di me. Speri è il massimo vate dialettale di Varese. Ora in sintesi la poesia, assai carina, a detta di molti: un tram, primi decenni del Novecento. Un gruppo di studenti seduti e una bella ragazza in piedi. Le viene offerto di sedersi sulle ginocchia di un giovane, accetta di slancio ma si rialza subito, arrossendo. Il suo nobile fondoschiena ha incontrato qualcosa di duro, lei sospetta e s’indigna, immagina e trasecola. Il giovane comprende l’imbarazzo ma ha pronto l’alibi: è il portasigarette metallico. Sono io, insomma. Un vecchietto vede la scena e aggiunge: “Si sieda qui, mia cara. E non si preoccupi. Da tempo ho smesso di fumare.” Immaginatevela in dialetto…uno spasso. Io sono quel portasigarette che, nel buio di una tasca, ha vissuto il piccolo dramma, l’imbarazzante equivoco. Ammetto che ho goduto nell’affondare in quel morbido sedere. Ma è durata poco. Peccato. Non sono qui a lamentarmi, tanto tempo è passato, dico solo che faccio parte di quella categoria di oggetti resi più o meno celebri da una poesia; cose persino rovinate da un verso, che li ha malamente caratterizzati, infangandoli per sempre. A me tutto sommato è andata bene, faccio parte della categoria oggetto di un equivoco. Grazie a me il giovane salva la faccia. Che poi, a ben vedere, che c’è di male se uno si eccita? La signorina avrebbe avuto motivo di vanto, più che di ritrosia. Grazie a Speri Della Chiesa Jemoli e al suo doppio senso, sono diventato per taluni oggetto di culto. Da quando il giovane mi ha portato alla luce sfilandomi dalla tasca, palesando la sua innocenza (innocenza di che?), sono diventato capostipite di una generazione di portasigarette da alibi.
Ma diciamola tutta. Io so una cosa che solo oggi, a decenni di distanza, mi permetto di rivelare, morto Speri, morto il giovane e defunta anche la signorina. Io c’ero, ho visto e sentito. Di duro c’era il mio metallo, e va bene, ma non quello soltanto!