lunedì 11 ottobre 2010

Averne

Averne di cinquantenni come il ventitreenne Giacomo Cardaci (foto), ieri a Varese per presentare il suo libro 'La formula chimica del dolore'. Sarà per un dono di natura, sarà perché lui da due anni lotta contro il cancro, le sue risposte alle domande dell'amico Gianni Spartà sono parse l'esito di un'esperienza ben superiore ad un paio di decenni di vita. Ma lo ha detto lo stesso Giacomo: "No, il dolore non rende migliori, spesso imbruttisce, incattivisce, ma secondo me il dolore rende più profondi, ti mette lenti che ti permettono di capire di più il mondo, di apprezzarlo di più." E ancora: "Non bisogna credersi supereroi nell'affrontare la malattia, perché non lo siamo. Dobbiamo accettare di essere compatiti, perché compatire è patire-con, e allora la compassione di chi ci sta vicino è molto importante." E ancora, sulla fede: "E' molto più bello cercare Dio che averlo già trovato. Il dubbio regge una fede più forte e appassionata." Credo che bastino queste poche parole per inquadrare il personaggio.

Dolce risveglio

Quando, aprendo gli occhi, vedo che già è accesa la luce in cucina, sento rumori tipici e profumi graditi, allora posso sperare che mia figlia Maddalena (oggi compie gli anni) si sia data da fare per far contento suo padre. Così il miracolo delle sue brioches si rinnova, e il risveglio è più accettabile.