lunedì 31 dicembre 2007

Viva il 2007


Per me il 2007 è stato un buon anno. La foto (credo di oltre un anno fa) starebbe a significare questa mia gioia appagante, ma capisco che potrebbe apparire un po' sfacciata. Perché anche ammesso che a noi le cose sono andate bene, la nostra felicità è sempre frutto di una dimenticanza, di un volontario (e per certi versi necessario) allontanamento dall'infelicità altrui. Dato che siamo capitati in un mondo ferito, di per sé non potremmo mai gioire con troppa evidenza, per non offendere chi non sta vivendo i nostri stessi sentimenti. Ma lascio la foto, convinto che i miei amici, i pochi lettori di questo blog sapranno ben interpretare le mie buone intenzioni. Spero che il 2008, per me, sia come il 2007, e non oso chiedere di più. Auguro a tutti i miei amici il meglio possibile per loro. E la capacità di rialzarsi. Perché il problema non è quello di non cadere (tutti, prima o poi, si inciampa), il problema è di rialzarsi: una spolverata ai vestiti e via.

domenica 30 dicembre 2007

I due Bossi


I due personaggi sorridenti in foto sono i Bossi, padre (Luciano) e figlio (Claudio). Li ho incontrati stamani, quando per la prima volta nella stagione 2007-2008 ho infilato gli sci da fondo e sono andato a Cunardo, sulla loro pista, a scivolare sulla 'loro' neve. Si deve alla loro grande passione se al Riano di Cunardo è possibile sciare anche se non nevica dal cielo. Basta il freddo e i loro cannoni, che da anni sparano la bianca manna degli sciatori sui prati del Riano. "Se continua questo freddo" mi ha detto Claudio, mio collega prof di ginnastica "la neve tiene almeno sino a febbraio." Per ora è aperto un anello di 1,5 km, ma fra qualche giorno sarà almeno il doppio. Grazie ai Bossi, stamani ho potuto trascorre un paio d'orette in paradiso. Paradiso terrestre, certo, ma quanto mai desiderabile. Andate a Cunardo. La pista è aperta tutti i giorni, dalle 8.30 alle 17, il martedì e il giovedì sino alle 22. Giornaliero 5 euro, davvero poco per ciò che i Bossi regalano agli amanti dello sci nordico.

Eligio, il libraio


A partire dal 1 gennaio 2008, il signor Eligio Pontiggia, storico titolare dell'omonima libreria di corso Moro, va in pensione 'forzata'. La libreria non chiude ma cambia padrone, passando ad una grande catena di distribuzione, destino di quasi tutte le librerie a conduzione familiare. Il caro signor Eligio avrebbe voluto tirare ancora avanti, ma non è stato possibile. Cambierà qualcosa per i lettori? Senz'altro si avrà una ripercussione sui libri di autori e storia locale, quindi mi sento particolarmente coinvolto. Basta vedere cosa capita alla libreria Mondadori. Noi avremo meno spazio. Ma non è di me che vorrei parlare, bensì del signor Eligio, che lascia dopo decenni di lavoro appassionato. Perché al di là dell'apparenza mite, da topo di biblioteca, Eligio (questa la testimonianza di Giulio Clerici) è stato anche un grande sportivo, sugli sci e in barca a vela. Non so se l'età e il fisico gli consentiranno di spassarsela sui campi innevati o sulla buccia del mare, so che lascia a malincuore. E noi con lui.

sabato 29 dicembre 2007

Bilancio


Tramonto, ore 16.45, dalla panchina del tramonto al Sacro Monte. "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la Tua Parola..." Ricordi, Gigi, le nostre Compiete a Livo? Un tramonto invernale simile mi fa tornare alla mente proprio i ritorni da Livo, uno in particolare: A112 rossa della Fausta, lago di Como rosso del sangue del giorno che muore, musica degli Eagles. Tramonto, tempo di bilanci: allora gli anni erano pochi, venti o giù di lì. Oggi si può mettere una riga sotto e fare una prima somma. Che dire? Avrei potuto fare di più e meglio, ma anche di meno e peggio. Non mi lamento, ringrazio e vado avanti. Senza fare troppi buoni propositi. E con un desiderio sugli altri: costruire ancora un po' di futuro. Fermare il tempo? Lo fermerei proprio a questi miei 51 anni. C'è ancora la salute, e l'esperienza permette di essere felici con poco, meno lesti alla rabbia, meno pretenziosi, più comprensivi. Ma il tempo, come è noto, non si ferma. Purtroppo.

venerdì 28 dicembre 2007

Pater familias


Come da tradizione, soprattutto da quando è morta mia mamma Ines, il 19 agosto 1984 (quindi da tanti anni), noi quattro fratelli Zanzi ci troviamo con nostro padre Mario. I primi anni ci si trovava regolarmente tutti i mesi, nella vecchia casa di viale Belforte, ora quattro, cinque volte l'anno, e sempre a Santo Stefano. Da qualche tempo facciamo anche una foto insieme, sempre lì, con dietro il poster che ritrae la nostra famiglia al completo, in val Gardena. Gesti che si ripetono, e poi tanti ricordi, la nostalgia che monta come panna. Io capisco di essere un cultore della memoria, forse perché ho il terrore di essere dimenticato. Però insieme mi sento di avere davanti ancora tanto futuro da costruire. Piacevole la carezza di ciò che è stato, ma non di meno desiderabile il sogno futuro che potrebbe anche realizzarsi. Chi lo sa!


giovedì 27 dicembre 2007

Santo Stefano


Immagini dal Campo dei Fiori, per la mia 108^ volta nel 2007, probabilmente l'ultima, il giorno di Santo Stefano protomartire. Io, a differenza di Stefano, non sarei per nulla in grado di dare la vita per la fede. Ne sono certo. Notare il cappello dell'Inter, la grande Inter, la mia squadra da quarant'anni, che ultimamente mi regala soddisfazioni. Salendo pensavo che è comunque una scommessa, che ci vuole comunque un atto di fede: sia a credere in Dio, che a non crederci. Spesso si dice: la religione è una invenzione del pensiero umano. Ma chi può dire che, parimenti, potrebbe essere Dio che ci regala questo bisogno d'eternità. La pascaliana scommessa si ripete. Inutile star lì troppo a pensarci. O di qua o di là. Pedalando pensavo: 'Lo sport fa bene' perché lo sperimento su di me. Così è per la fede: forse Dio esiste perché ci sono promesse mantenute, il centuplo quaggiù, perché circolano 'endorfine trascendenti' che fanno bene.

Ma fa ridere la mia fede non provata. Il problema è quando arriva la prova. Vedere i genitori di Fabio Aletti che ancora credono, a due anni dalla morte del figlio, è per me motivo di speranza. Dio aiuta, quindi Dio c'è.

martedì 25 dicembre 2007

Natale bambino


Buon Natale ai miei pochi (ma buoni) lettori. Pubblico una foto del Presepe Vivente di venerdì 21 dicembre in piazza San Vittore, perché ci sono dei ragazzini, e la magia del Natale è solo per loro. Poi noi, adulti, un po' ci specchiamo e beviamo dalla loro gioia, ma non è più quell'età. Mi torna alla mente una poesia: "...la vita ci spoglierà a poco a poco della nostra giovinezza, della fede nella bontà....Fanciullo del cielo, chiudi gli occhi degli uomini sulla loro angoscia; fa che tornino fanciulli, insieme ai loro bimbi, per questa notte sola..." L'augurio è che non sia -questa beata fanciullezza- per una notte sola.

giovedì 20 dicembre 2007

Semaforo verde


La foto non c'entra con ciò che vorrei scrivere dopo. Uso la foto perché mi piace questa idea del grande fotografo Giorgio Lotti (ripreso l'altra sera al Teatrino di via Sacco) che scatta la foto a se stesso. Invece il pensiero si riferisce non all'occhio fotografico ma a quello del semaforo. Consideravo l'altra mattina che oggi abbiamo un motivo in più per sperare di passare col verde e di non beccare l'arancione che ci obbliga alla sosta: evitare il confronto con chi allunga a mano per chieder soldi o offrire una rosa. Il mio primo Pensieri & Parole, dieci anni fa, aveva per titolo: 'Mille lire per un briciolo di pace'. Oggi il prezzo è raddoppiato: 1 euro. Dite la verità, vi ho beccato: anche voi sperate nel verde soprattutto per evitare il confronto con la povertà da semaforo. Infine un avviso: la presentazione del mio libro 'Lam Pak Tung' (venerdì 21 dicembre, ore 18) non è più in Salone Estense, ma nel Teatrino di via Sacco, che si trova di fronte al Palazzo del Comune. Vi aspetto.

per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

martedì 18 dicembre 2007

Frammenti di un preside


Il professor Livio Ghiringhelli, che è stato fra l'altro preside al Classico e allo Scientifico di Varese, ha pubblicato, dopo alcuni saggi, il suo primo libro di poesie. Titolo: 'Frammenti'. La raccolta è edita da Macchione. Vorrei dire questo: anzitutto mi spiace per la sua cara moglie, morta qualche anno fa, perché lei insisteva affinché il marito pubblicasse le sue liriche, lui si è sempre rifiutato e infine l'ha fatto troppo tardi. Secondo: penso che la scrittura stia dando una mano al caro professor Livio, che ben conosco e che stimo, per superare il dramma della solitudine. Il novello poeta non ha figli, e ora è morto anche il suo gatto, tanto che le ultime poesie della raccolta sono dedicate proprio al felino. La scrittura non è certo la panacea di tutti i mali, è una tiepida e a volte fredda compagnia, ma è meglio di niente. Non mi allineo certo al parere di alcuni scrittori che sostengono: un libro è un po' come un figlio. O questi di figli non ne hanno avuti, oppure se li sono dimenticati per strada. Però un po' di rumore, di musica la fa, nel silenzio di un appartamento rimasto vuoto di respiri.

Spreco


A volte la natura ci offre una bellezza (vedi questa foto del monte Rosa, scattata dalla tribuna del campo di atletica di Sacconago) che noi sprechiamo, nel senso che non sappiamo appropriarcene sino in fondo. Sovente mi capita di pensare che con la morte di un uomo si perpetua uno spreco. Spreco perché quell'uomo forse, in vita, non ha saputo esperimere al meglio le sue potenzialità, ma più spesso perché quell'uomo (ogni uomo) se ne va tenendosi dentro il tanto che non è stato in grado di comunicare. E' come se noi riuscissimo a conoscere solo una minima parte di ogni nostro fratello. Perché non c'è il tempo di comunicare tutto, ma più spesso perché non se ne hanno le capacità, gli strumenti, la voglia. Salvo poi pentirsene amaramente, quando ci si sente soli. Tutto ciò che non è stato detto è una mancanza per l'umanità. Ci sono tesori e ricchezze di esperienze e di vissuti e di pensieri che se ne vanno, muti, con noi, che restano gemme senza fioritura. La scrittura, per me, è strumento privilegiato per questa comunicazione. Sono grato a chi (ma chi è?) me l'ha regalata.

domenica 16 dicembre 2007

Al termine del giorno


"Al termine del giorno, o sommo Creatore, vegliaci nel riposo con amore di Padre...", prego spesso con queste parole non mie, soprattutto quando si fa sera. Mi piace questa foto di Varese, che annega nel buio. E' questo il periodo meno luminoso dell'anno, un esubero di nero e di luci artificiali, la notte fa paura, la luce rinfranca. Ma fra pochi giorni, a partire dal 21 dicembre, le giornate cammineranno verso il sole. Sempre più luce, una goccia in più ogni giorno. Si entra nell'inverno, ma in verità c'è già il sapore della primavera.

Lo specchietto retrovisore


Tutti gli automobilisti avranno fatto caso (quando siamo in coda ad un semaforo) che guardando nello specchietto si vede molto bene chi siede al volante dietro di noi, mentre se guardiamo davanti a noi, non distinguiamo il guidatore. Mi è venuta questa immagine: se non conosciamo ciò che è stato prima di noi, alle nostre spalle, non possiamo guidare spediti e sicuri. Un esempio (forse banale) per dire che è importante conoscere la storia. Magari a partire dalla nostra storia personale, quella della nostra famiglia e della nostra città. Senza andare troppo lontano.

Lam Pak Tung, missionario ad Hong Kong


Venerdì 21 dicembre, ore 18, Salone Estense, presento il libro che ho scritto con l'amico Gianni Spartà. E' la storia di Padre Adelio Lambertoni da Velate (Lam Pak Tung per gli amici cinesi), per oltre trent'anni missionario del Pime ad Hong Kong. Padre Adelio è morto il 7 luglio del 2006, e il 7 luglio di questo 2007 ha ricevuto la Martinella del Broletto, massima onorificenza civica di Varese. Come ho già detto e scritto, per me (uomo che sente la nostalgia di una mancanza di totalità e di radicalità nelle scelte di vita) scrivere la storia di Padre Lam è stato come dire: "Bhè, almeno contribuisco a rendere pubblica la storia di un uomo che si è speso totalmente per l'annuncio umanizzante del Vangelo." Non sarà molto, ma è già qualcosa.

domenica 9 dicembre 2007

Grande Bof


Il mio amico Roberto Bof, giornalista a Rete 55, ha un cuore lucido come la sua testa con rari capelli. Giovedì 6 dicembre ha radunato 700 persone al cinema Vela, per l'annuale ritrovo delle società che, nella nostra Provincia, permettono di far praticare sport agli atleti disabili. Una grande serata, vivacizzata dal brillante animatore che è Roberto, mago dell'ironia. Anche se non sembra, è però una persona molto seria, e soprattutto generosa. Come ho già scritto altrove, prendere la vita con ironia può rivelarsi uan scelta serissima.


per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

sabato 8 dicembre 2007

Mani Padamadan


Poteva scegliere anche un titolo più facile l'amico Dino Azzalin per la sua ultima raccolta di racconti, perché Mani Padamadan è -come ha detto Claudio Del Frate- uno scioglilingua. In realtà il signor Mani è uno dei personaggi, incontrati durante i molti viaggi di Dino -medicopoetanarratoreetant'altro- descritti nel volume, presentato ieri sera in Salone Estense. Tanta gente, tanti applausi, tanta buona musica e un buon numero di belle ragazze, fra le quali (vedi foto) la nipote di Dino, Ilaria, deputata non a vendere i libri (erano gratis) ma a distribuirli. Offerta libera, per l'A.P.A. (Amici per l'Africa), all'interno della quale Dino fa Soccorso odonto-stomatologico. Ho preferito mettere la foto di Ilaria e non di Dino per ovvi motivi. Non ho ancora letto il libro, ma chi lo compra va sul sicuro, non nel senso che si troverà di fronte ad un capolavoro, ma a buona narrativa questo sì: ci posso mettere la mano sul fuoco. Conosco Dino e il suo stile letterario. Io e Dino siamo gente del viale Belforte, che ha conosciuto la terra del campo dell'oratorio di Biumo Inferiore. La scrittura ci ha riuniti. Siamo tornati sulla stessa pagina.

Giulio e Giampietro


Giulio Clerici, medico sportivo, è un mio amico. A sua volta lui era molto amico di Giampietro Martignoni (in foto), medico come lui, grande sportivo (come lui), uomo generoso (come Giulio). Giampietro è morto tragicamente nel 1989, quando aveva trentatre anni. Stamani Giulio ha voluto dedicare all'amico la nuova sala ecocardiografica, aperta nel suo Centro di Medicina dello Sport a Cassinetta di Biandronno. I genitori di Giampietro hanno in parte contribuito all'acquisto della sofisticata strumentazione dell'eco-cuore, e sono stati ben felici di poter ricordare il figlio (il loro unico figlio) in questo modo. Il cuore di Giampietro batte ancora, all'unisono con quello di Giulio Clerici e di quanti gli hanno voluto bene.

mercoledì 5 dicembre 2007

Ai piedi del gonfalone


C'è un momento, nel corso dell'anno, in cui sono particolarmente emozionato di essere varesino, ed è quando riesco a scattare la foto ai piedi del gonfalone della mia città, in occasione della presentazione dell'Agenda Varese. E' già capitato credo sei volte, con l'Agenda e con Varese-il bianco e il nero. Ci tengo a questa foto, scattata (da Dalila Biscaldi) in una delle sale più nobili della città, davanti al simbolo di Varese. Questa è l'edizione 2007 di tale foto, con gli amici Angelo e Domenico e con l'assessore Patrizia Tomassini. In più mi sono vestito apposta di rosso, per essere in tinta con il borgo prealpino.

Quella visita in villa a Casciago


E' morto Dante Isella. Aveva 85 anni. La sua vita l'ha vissuta. Ho scattato la foto che vedete lo scorso mese di febbraio, quando Dante vinse il Premio Chiara alla carriera. Qualche anno fa, quando evidentemente avevo troppa fiducia nelle mie capacità letterarie e poca consapevolezza della sua grandezza di insigne filologo, chiesi un colloquio. Incredibilmente mi accolse nella sua bella villa di Casciago, foderata di libri. La villa era come una immensa copertina, e dentro pagine e pagine. Gli regalai, credo, il mio 'L'ultimo nemico'. Scambiammo qualche parere. Fu cortese. Non ebbi risposte, in merito alle mie qualità letterarie. Un segno che avrei dovuto leggere con più umiltà. E invece continuo a scrivere. A mia discolpa vi è da dire che Dante Isella era un filologo severissimo. Ad esempio, non è che avesse un gran giudizio di Piero Chiara, e così di molti altri scrittori. Figurarsi di un Carlo Zanzi qualsiasi.

per il confronto: carlo.zanzi@tele2.it

La firma


Ho voluto mettere anche la mia firma, di fianco alla foto, sul lenzuolo appeso dai suoi alunni allo Scientifico, per ricordare il mitico prof. Franco. Quest'oggi, ai funerali, una folla imponente. Non sono neppure riuscito a salire la scalinata della chiesa di Avigno. Stavo in basso, col sole negli occhi, pensando e pregando. Poi ho pedalato sino al camposanto di Velate, dove Franco è stato sepolto. Quando la cassa è scesa nella terra ferita dallo scavo, non ho avuto il coraggio di guardare in faccia la moglie Manuela e i figli, che stavano di fronte a me. Sulla cassa fiori e una maglia sportiva, con scritto Franco e tante firme. Molti fra i presenti tenevano in mano un foglio con foto a colori e la scritta: Ciao, prof. Perché -mi domando- è necessario che la morte ci sfiori così da vicino per scoprire (meglio, per valorizzare) l'essenziale, la necessità di rapporti teneri e calorosi, la priorità della pace interiore rispetto alla fretta e allo stress? Ci perdiamo nel bicchier d'acqua delle cose secondarie. Anneghiamo nella banalità di litigi ridicoli. So che Franco era esperto di calcio. Non so come se la cavasse col nuoto. So che ora ci sta insegnando a nuotare, per non annegare nella nostra stupidità.

martedì 4 dicembre 2007

Nel cuore di tutti


Stamani, lunedì 3 dicembre 2007, ho trovato davanti al suo Liceo Scientifico questo lenzuolo, che parla da sè. Franco Formato resta nel cuore dei suoi ragazzi. Ho scattato la foto che potete vedere. Credo che un prof. desideri anzitutto vivere, e secondariamente essere amato dai suoi alunni. Franco ha vissuto poco, e non per colpa sua; ha centrato però il secondo obiettivo.

Per un dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

domenica 2 dicembre 2007

Una bella serata (e tre)


Si dice che lo spettacolo deve continuare, e così non ho potuto annullare l'evento Musica per L'Occasione, benché avessi nel cuore la tristezza per la morte di Francesco. La serata è stata credo piacevole, musica di buon, direi alto livello con la Steamboat Band (nella foto) e il Distretto 51. Alto anche come volume, soprattutto il Distretto, ma la struttura della sala parrocchiale ha retto egregiamente, e alla fine credo che anche don Giuseppe Cattaneo, parroco timoroso per gli effetti nefasti di certa musica, sia stato contento. Con la musica di ieri sera, termina il mio impegno per l'organizzazione della festa, per i 25 anni de L'Occasione. Sono contento: ci ho messo buona volontà, qualche obiettivo è stato raggiunto. Ora un po' mi riposo.

per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it

A Francesco


Francesco Formato, 48 anni (il primo a destra nella foto) mio collega di educazione fisica allo Scientifico 'Ferraris' di Varese, è morto. Nella foto è in gita scolastica con mia figlia Maddalena e altri suoi alunni. Non si è neppure accorto di morire, e questa per me è una grazia. Non ho parole, se non quelle, mute, contenute in un abbraccio, che faccio alla moglie Manuela (cara amica) e ai due figli, soprattutto a Mattia, mio ex alunno alla 'Vidoletti', grande sportivo, una grinta feroce, un agonismo quasi irrefrenabile. Devo a Mattia più di una gioia professionale, soprattutto quando in prima media ha battuto, alle finali provinciali di corsa campestre a Somma Lombardo, Migliori della 'Dante', con uno sprint negli ultimi cento metri che resterà negli annali della mia scuola. E nella mia mente, per sempre. Come suo padre.