venerdì 2 settembre 2011

Speranza, non certezza



Incuriosito dal titolo del Meeting di Rimini 2011, organizzato come ogni anno dagli amici di Comunione e Liberazione (E l'esistenza diventa una immensa certezza), ho scaricato la spiegazione del titolo scelto. L'ho letta velocemente, mi riprometto di leggerla con calma e di meditarci su. Capisco che ho molto da imparare. Ma su una cosa credo di essere certo: al termine certezza avrei preferito il termine speranza. Quando si parla di fede, il termine certezza mi pare improprio. Sono certo che le montagne sono fatte di pietra, ma non sono certo dell'esistenza di Dio, della sua amorevole cura, del progetto che ha su ciascuno di noi. Lo spero, questa speranza è necessaria (quindi prego), quasi connaturata in me, ma non è una certezza.
Avere fede significa rischiare la speranza, non avendo in tasca il lasciapassare della certezza.

Non riesco a dimenticarti

Cara Immacolata,
benché mi sforzi (le notizie tristi amareggiano la vita e non tengono buona compagnia) non riesco a dimenticarti, anche perché da quella curva di via Virgilio ci passo quasi tutti i giorni: skiroll, bici, raramente in auto. Ieri mentre scendevo in bici e mi approssimavo alla curva disgraziata sulla sinistra, con lo spartitraffico che oggi viene contestato, ti immaginavo in auto, probabilmente felice (avevi finito di lavorare), giù in picchiata verso la città.
Poi immaginare quel momento, quell'attimo è diventato insopportabile, insostenibile. Ho una figlia della tua età, puoi capire.
Cara Immacolata, no, non ce la faccio a non pensare a te.