domenica 20 novembre 2011
Sfiorato il colpaccio
Basket City
Sulle 12 cime più alte
SULLE DODICI CIME PIU’ ALTE
Ma qual è la vera novità del Calendario Meazza 2012, da qualche giorno nelle librerie di Varese? Che è composto da 12 grandi foto (più altre piccole) stupende? No di certo, che Carlo sia fra i migliori fotografi professionisti non solo di Varese è noto ai più. Che siano foto di montagna? Anche qui si va sul sicuro e sul collaudato, Meazza ha la montagna nel cuore e sulle gambe, si è approssimato (in tanti anni di lavoro e di passione, ha iniziato nel 1973) alle più belle vette del mondo. E’ cambiato il formato? No, resta la forma quadrata, un 30x30 con resa grafica (foto a colori) di impatto e di qualità notevoli. E allora? La novità la troviamo nel retro di copertina: ‘da un’idea di Pietro Meazza’. Sì, è stato il figlio Pietro, terza media, sportivo come il padre, occhi curiosi come i suoi, a proporre al fotografo di famiglia di mettere insieme le DODICI CIME PIU’ ALTE DELLA ALPI. E il padre ha eseguito, ben contento di soddisfare il figlio. Niente di più bello, per un genitore, che poter collaborare con il proprio ragazzo. Che poter esaudire un suo desiderio. Ecco allora il Monte Bianco (4.807), il Monte Rosa (4.634), Taschhorn (4.491) e Dom (4.545), Lyskamm (4.527), Weisshorn (4.506), Cervino (4.478), Dent Blanche (4.357), Grand Combin (4.314), Finsteraarhorn (4.274), Zinalrothorn (4.221), Alphubel (4.206) e infine Rimpfishhorn (4.199). Papà Carlo e il figlio Pietro li troviamo nel retro di copertina, fotografati insieme sulla cima del Breithorn, che con i suoi 4.165 metri deve essere la tredicesima vetta delle Alpi, rimasta fuori per un soffio dal calendario. L’idea di Pietro è un’ottima idea regalo per Natale, appuntate ‘Calendario Meazza’ sulla lista della spesa. Per ulteriori informazioni: www.carlomeazza.it
La Provincia di Varese domenica 20 novembre 2011
Vorrei andarmene così
SE MI DICESSERO
Se mi dicessero, amore, che mi è rimasta un’ora
per fare la valigia, il testamento,
per chiedere perdono, protestare,
per far ciò che non feci, riparare,
mettere tante pezze al mio operare,
risalire la china o volar via,
recuperare tempo all’apatia,
pregare il Padre che mi volle allora,
che seppe sopportarmi e mi reclama,
sai che farei, mio amore?
Tenera amante della vita mia?
Direi: ‘Fammi sedere qui sulle ginocchia,
lascia che dorma il capo sul tuo seno
e ascolta, nel silenzio, i miei Ti amo.’
Soffierebbero fuori come il vento,
a rompicollo, come acqua di cascata,
a saltoni, come cervo innamorato.
Ascolta, amore mio, senza dir nulla.
A mitragliate ti regalo il verbo
che timido e distratto conservai
nel tabernacolo di latta del mio io.
Ascolta, amore mio, dolce dimora,
tocca a me, solo a me, tu non fiatare;
no, fiata a lungo, perché senta
che ancora tu vivrai, dopo quest’ora.