giovedì 23 dicembre 2010

L'ultimo giorno

Steve Jobs, fondatore della Apple, papà dell'iPod, iPhone, iTunes, iPad, diceva: "Ogni mattina chiediti se faresti ciò che hai messo in programma se quello fosse il tuo ultimo giorno. E se per troppi giorni di seguito la tua risposta è no, cambia vita." Questa è la classica frase ad effetto, ottima per chiudere un pezzo giornalistico su Jobs, che può offrire una carica positiva ma insieme va presa con le pinze, soprattutto dai giovani. Inclini a cambiare vita, alla ricerca di una realizzazione che non fa i conti con la realtà. Pochi privilegiati riescono ad avere una passione ben definita, e soprattutto riescono a far ruotare la vita intorno ad essa, ottenendo in aggiunta soldi, successo, gratificazioni. Per tutti gli altri, per la quasi totalità, il percorso è ben diverso, e tocca mangiare la minestra riscaldata della mediocrità. Tocca accettare accomodamenti, è necessario accontentarsi, valorizzando al massimo professioni ben più modeste di quella di Jobs.

in foto: Madre Teresa di Calcutta (nello stupendo ritratto di Carlo Meazza), una donna straordinaria e fortunata, perché probabilmente ha fatto, ogni giorno, ciò che avrebbe fatto fosse stato l'ultimo, cioè mettere al primo posto gli ultimi.

Gesù Bambino

Chi ha la fortuna di incrociare lo sguardo di un bambino, stupìto di fronte al Natale, può capire questa semplice poesia.

Dov'è scappato il bel Gesù Bambino
dei nostri sogni, della notte insonne
sofferta nell'oscuro a immaginare,
pronta ad ogni fruscio, desta alla luce?

Dove abbiamo smarrito tanta attesa,
il credere ai miracoli di allora,
alle promesse magiche dei cari,
alle forme impossibili del buio?

E dov'è quel sorriso a viso pieno,
quell'abbracciare il sogno fatto gioco,
realtà svegliata agli entusiasmi nostri
fra tanta ingenua, semplice fiducia?

Anzitempo ci siam svegliati quella notte,
inetti all'ansia di sperata attesa.
Ringrazio il tuo miracolo, piccina.
Davvero ci crederai, giunta mattina.

in foto: il mio presepe