mercoledì 5 dicembre 2007

Ai piedi del gonfalone


C'è un momento, nel corso dell'anno, in cui sono particolarmente emozionato di essere varesino, ed è quando riesco a scattare la foto ai piedi del gonfalone della mia città, in occasione della presentazione dell'Agenda Varese. E' già capitato credo sei volte, con l'Agenda e con Varese-il bianco e il nero. Ci tengo a questa foto, scattata (da Dalila Biscaldi) in una delle sale più nobili della città, davanti al simbolo di Varese. Questa è l'edizione 2007 di tale foto, con gli amici Angelo e Domenico e con l'assessore Patrizia Tomassini. In più mi sono vestito apposta di rosso, per essere in tinta con il borgo prealpino.

Quella visita in villa a Casciago


E' morto Dante Isella. Aveva 85 anni. La sua vita l'ha vissuta. Ho scattato la foto che vedete lo scorso mese di febbraio, quando Dante vinse il Premio Chiara alla carriera. Qualche anno fa, quando evidentemente avevo troppa fiducia nelle mie capacità letterarie e poca consapevolezza della sua grandezza di insigne filologo, chiesi un colloquio. Incredibilmente mi accolse nella sua bella villa di Casciago, foderata di libri. La villa era come una immensa copertina, e dentro pagine e pagine. Gli regalai, credo, il mio 'L'ultimo nemico'. Scambiammo qualche parere. Fu cortese. Non ebbi risposte, in merito alle mie qualità letterarie. Un segno che avrei dovuto leggere con più umiltà. E invece continuo a scrivere. A mia discolpa vi è da dire che Dante Isella era un filologo severissimo. Ad esempio, non è che avesse un gran giudizio di Piero Chiara, e così di molti altri scrittori. Figurarsi di un Carlo Zanzi qualsiasi.

per il confronto: carlo.zanzi@tele2.it

La firma


Ho voluto mettere anche la mia firma, di fianco alla foto, sul lenzuolo appeso dai suoi alunni allo Scientifico, per ricordare il mitico prof. Franco. Quest'oggi, ai funerali, una folla imponente. Non sono neppure riuscito a salire la scalinata della chiesa di Avigno. Stavo in basso, col sole negli occhi, pensando e pregando. Poi ho pedalato sino al camposanto di Velate, dove Franco è stato sepolto. Quando la cassa è scesa nella terra ferita dallo scavo, non ho avuto il coraggio di guardare in faccia la moglie Manuela e i figli, che stavano di fronte a me. Sulla cassa fiori e una maglia sportiva, con scritto Franco e tante firme. Molti fra i presenti tenevano in mano un foglio con foto a colori e la scritta: Ciao, prof. Perché -mi domando- è necessario che la morte ci sfiori così da vicino per scoprire (meglio, per valorizzare) l'essenziale, la necessità di rapporti teneri e calorosi, la priorità della pace interiore rispetto alla fretta e allo stress? Ci perdiamo nel bicchier d'acqua delle cose secondarie. Anneghiamo nella banalità di litigi ridicoli. So che Franco era esperto di calcio. Non so come se la cavasse col nuoto. So che ora ci sta insegnando a nuotare, per non annegare nella nostra stupidità.