lunedì 11 febbraio 2008

Il digiuno


Finisce il Carnevale e inizia la Quaresima. E il primo vangelo quaresimale si riferisce proprio a Satana e alle sue tentazioni. Ma non è del mistero del male che vorrei scrivere, anche se su di lui ho scritto molto (mai pubblicato) e anche il mio racconto lungo L'ULTIMO NEMICO (cioè la morte) era nato come IL NEMICO (cioè il diavolo). Troppo mistero intorno a lui. Preferisco scrivere di digiuno. Sono un estimatore del profeta Isaia, che ci avverte: "Non è questo il digiuno che cerco (cioè la rinuncia al cibo o l'usare sacco e cenere per letto..." ma ciò che vale, come segno di conversione, sono le opere di carità. Concordo. Rinunciare al cibo dovrebbe essere un segno di una conversione interiore, ma (almeno nella mia esperienza) è stato mezzo di cura dimagrante, oppure motivo di rabbia interiore, di fatica a capirne il senso, tanto che non ero per nulla disponibile all'amore fraterno, e aspettavo solo che morisse il venerdì, per poter mangiare. Meglio la carità fraterna, a stomaco pieno, condividendo il pane con chi non ce l'ha. Secondo me si può mangiare tanto e considerare il cibo per ciò che è (anzitutto una necessità e poi, in subordine, anche un piacere) oppure digiunare e considerare il cibo il centro del proprio pensiero.


per il dialogo: carlo.zanzi@tele2.it