martedì 31 gennaio 2012

Il racconto del mercoledì




febbraio

A terra una calza e una ciabatta.
Nel procedere lungo il corridoio, i suoi occhi fecero la curva sulla destra e vide la loro camera: porte di armadi aperte, un accappatoio verdemarcio a terra, altre ciabatte, un top, mutande, il tappo di un tubetto di crema, qualche elastico per capelli, una spazzola, un pigiama invernale, una cintura, altro ancora. Non volle indagare oltre, gli occhi fecero dietro front e tornarono ad affiancarsi al suo malumore.
Era già pronto per uscire, se ne andava di casa sempre prima degli altri. Affrettò il passo verso la porta ma si fermò: ‘Perché era costretto a scappare da casa sua?’
La sosta lo indusse a guardare in cucina: avanzi di prime colazioni, una bustina di te gocciolante s’era afflosciata, esausta come un maratoneta, sul bordo di un piattino, e poi briciole e macchie di caffèlatte, ancora una ciabatta e un tovagliolo finito a terra, pirottini di merendine al cioccolato, vasetti di marmellata aperti, con i tappi lontani almeno tre spanne. Nel lavandino poche stoviglie, le altre erano state abbandonate come relitti sopra il tavolo. E insieme a quello spettacolo di disfacimento domestico, i primi rimbrotti, le prime minacce, i primi sbuffi e qualche mala parola, come rumori di un temporale in avvicinamento.
Con un atto di coraggio tornò indietro, raccolse qualcosa da terra senza farsi notare, più che altro per far piacere a sua moglie, restò in allerta, come un cacciatore che sente odore e rumore di preda.
“Porca puttana, chi ha visto il mio maglione panna?”
Silenzio, un ronzìo di asciugacapelli, uno sbattere incontrollato di porta, un ronzio di televisore mal sintonizzato in cucina.
“Mamma, chi ci accompagna?”
Ancora silenzio e un trillo di sveglia nell’appartamento di fianco.
Avrebbe voluto rispondere con entusiasmo “Io!” perché davvero era ben disposto ad accontentarle, se avesse avuto a che fare con persone puntuali. Attenderle significava ritardo sul posto di lavoro, ritardo di molti minuti. Non se lo poteva permettere, per lui e per loro.
“Il maglione?”
“Io non l’ho preso....”
“Porcaporcaporca...”
“Vaffann...con chi t’incazzi?”
La tempesta montava.
Gli venne in mente ‘L’uragano perfetto’ con George Clouney. Eccolo a casa sua, in risalita, in ebollizione, in espansione esplosiva.
Lei fece per dire qualcosa, più che altro raccomandazioni e rinforzi a precedenti inviti, ma venne zittita in malo modo. Volle insistere, ma fu come se dell’altro vento fosse entrato a dar forza ai vortici depressionari, sibilanti ormai dentro quella famiglia normale.
E intanto, fuori, febbraio s’era svegliato con una gran bella giornata di sole, fredda.
Lui taceva, abituato, e soprattutto consapevole che fuggire era pavidità, forse, ma nel contesto di un sano istinto di sopravvivenza.
Prese a pedate un asciugamano finito in corridoio, a passo svelto ripercorse la via verso l’uscita e lasciò la scena senza salutare: a meno di urlare, non l’avrebbero neppure sentito.
Uscì dalla palazzina. Quell’aria gelida fu un caldo abbraccio. Se la respirò tutta, a bocca aperta come un podista allo stremo. Ne trasse beneficio ma il rimorso per quella fuga gli galleggiava dentro. Anche ad impegnarsi, non poteva zittirlo. Rimorso che prendeva ossigeno, mutando termine: fallimento. E quello non lo poteva accettare.
S’aggrappò come un carcerato senza speranza ad una recinzione in metallo, che dava su qualche metroquadro di verde. Un praticello condominiale nemmeno in grado di far giocare un bimbo di pochi anni: una betulla, una pianta di rose, un’altra di ortensie, una terza di oleandro.
Le vide come una benedizione. Le vide come un indizio di speranza per il futuro. Poche primule, piccine, venute al sole fra croste di neve e fili d’erba intirizziti dal gran freddo della sua città.
Sostò appeso alla rete.
Chi lo vide pensò che dovesse avere più di un problema.


questo racconto è tratto dal volume UNA CITTA' IN CORNICE (Carlo Zanzi Macchione editore 2004 con foto di Carlo Meazza)

Un racconto su Varese


Claudio Benzoni (grafico, scrittore, editore...) invita i narratori varesini a realizzare un racconto breve che abbia riferimenti espliciti alla Città Giardino. C'è tempo sino al 30 aprile. I racconti potranno diventare un libro. Mi sembra una buona occasione per chi ama scrivere. Per informazioni andare sul sito www.benzoni.it in basso, nelle news, si trova il bando e tutte le notizie necessarie per partecipare al concorso: 'Varese: liberi di scrivere la città'.
Inoltre: Benzoni Editore tel 0332.289571 claudio@benzoni.it

Dimissioni



'Mi dimetto dal tentativo di essere felice' Jack Kerouac (foto)

Volete qualche risposta saggia a questa frase? Si fa presto: mai dimettersi da questo tentativo, perché sarebbe come dimettersi dalla vita. Sperare sempre, mai demordere, mai disperare, la felicità prima o poi arriva, basta crederci...Sì sì, tutto vero, ma la saggezza, a volte, è proprio antipatica. Anche perché suppongo che il noto scrittore parlasse non della felicità del chi si accontenta gode, ma di una felicità piena, di chi pretende il massimo perché dà il massimo. Per quel poco di vita che ho imparato, penso che questa felicità sia raggiungibile, rara, spesso conquistata a caro prezzo e poco duratura. Per questo uno, dopo vari tentativi e qualche esperienza, può convincersi che le dimissioni siano necessarie.

lunedì 30 gennaio 2012

Da sabato 4 si scia


Ora la comunicazione è ufficiale, e arriva dal Centro Fondo Brinzio. Da sabato mattina, 4 febbraio, sarà aperta la pista (e noleggio sci). "50 cm di neve" si legge nel comunicato "un po' in ritardo ma di ottima qualità."

Sant'Antoni e la Luisa


Solo ora sono venuto a sapere che il Poeta Bosino 2012 è la mia amica Luisa Oprandi, insegnate, giornalista, scrittrice, impegnata in politica e non solo e ora scopro anche poetessa bosina. Evviva, la cosa mi rallegra. Ha vinto con una poesia dal titolo 'Sant'Antoni par piasè', direi una bosinata, cioè una poesia dal contenuto comico. In estrema sintesi: una signorina chiede la grazia a Sant'Antonio della Motta, di trovare marito, ad una solo condizione: che sia almeno della provincia di Varese, massimo Gallarate. E invece arriva un uomo del sud. La protagonista accetta la decisione di Sant'Antonio, il guaio è che con il meridionale arriva anche la mamma. E qui la descrizione di questa signora. Al che la conclusione: la protagonista chiede al Santo di farla tornare signorina, e nel caso di una nuova scelta, non interessa il luogo di provenienza, basta che il candidato sia un orfanello!

Accadde...un anno fa



Domenica 30 gennaio 2011 – coperto
Ottima l’edizione dei Campionati italiani di corsa campestre, che si sono svolti stamani all’ippodromo delle Bettole. Percorso di grande suggestione, seguito anche dalle telecamere di RaiSport1, e vittoria nelle categorie senior per Daniele Meucci e Nadia Ejjaffini. Belle anche le gare degli allievi e degli junior. Alla premiazioni, presenti fra gli altri Franco Arese (presidente Fidal), il sindaco Fontana e Silvano Danzi, uno dei protagonisti di questa competizione tricolore.

Lunedì 31 gennaio 2011 – variabile, sereno
La corte non ammette le prove della difesa e Giuseppe Piccolomo (accusato dell’omicidio con mani mozzate di Carla Molinari) urla: ‘E allora condannatemi subito!’ Viene quindi allontanato dall’aula, rovinando l’inizio del processo in Corte d’Assise. Presenti in aula le figlie di Piccolomo, che accusano il padre anche dell’omicidio della prima moglie.

FEBBRAIO 2011

Martedì 1 febbraio 2011 – sereno
Il bel tempo porta le polveri sottili anche nel capoluogo, con valori oltre la soglia di attenzione. Da tre mesi sono spenti i photored, occhi elettronici posti su alcuni semafori del centro. Ora si sta valutando l’ipotesi di riaccenderli, sono costi aggiuntivi che i politici devono valutare: la sicurezza dei cittadini vale quel prezzo? A breve la decisione.

Mercoledì 2 febbraio 2011 – sereno
Busto ha superato Varese in quanto a numero di abitanti, ma forse anche in degrado. La denuncia arriva dal Consigliere comunale Antonello Corrado: tra piazza Venzaghi e via Matteotti, a due passi da piazza Santa Maria, si nasconde una vera e propria discarica a cielo aperto, fra stabili fatiscenti, parcheggi a gruviera e recinzioni di legno ormai marce.

Giovedì 3 febbraio 2011 – sereno, mite
Cinquant’anni di vita, ma la piscina Comunale di via Copelli non è ancora al capolinea. Si era diffusa in questi giorni in città la voce di uno stop all’attività, ma Fabio Fabiano ha tranquillizzato tutti: l’agibilità c’è ancora, almeno sino al 2013, quindi nessun allarme, gli amanti del nuoto hanno il loro spazio assicurato, dentro il quale sguazzare.

Venerdì 4 febbraio 2011 – sereno, mite
Non basta più la salutare passeggiata con il proprio cane, per i bisognini. Ora c’è l’agility-dog. La nuova frontiera del fitness canino pare abbia un gran successo: lo affermano i responsabili del DogEden di Malnate: iscritti in aumento, che allenano i loro cani lungo percorsi ad ostacoli. Corre e salta il cane, corre e salta il padrone: due piccini con una fava.

Sabato 5 febbraio 2011 – sereno, mite
Continua la marcia trionfale del Varese calcio. Oggi 3 pappine all’Albinoleffe, con una prova più concreta e cinica che bella, e quarto posto in classifica consolidato. Per lo sport minore, ad Angera si sono svolti i Giochi Sportivi Studenteschi di tennis tavolo, per le medie inferiori.

Dovrò pazientare


Pensavo di poter andare a sciare sulla pista del Brinzio già questo pomeriggio, ma il mio amico Pippo ha tarpato le ali al mio entusiasmo: sino a giovedì si dovrà pazientare, ieri la neve non era adatta per essere trattata, pressata. Ma Pippo mi ha rassicurato: a Brinzio c'è neve in abbondanza, ora arriva il freddo, l'ideale per consolidare il manto nevoso, se va bene si andrà avanti tutto febbraio. Lo dico a me ma lo comunico anche agli appassionati come me: si vada pure a Cunardo, ma al Brinzio ancora qualche giorno di attesa. Poi via libera.

in foto: la suggestiva immagine della neve sui fiori di calicantus

Fa parte della vita


Dopo averla scoperta un paio d'anni fa nel film 'Funny games', mi sono innamorato di Naomi Watts, come attrice e come donna. La sua bellezza non è eccessiva, cioè, spiego, è molto bella ma ad esempio in Funny games e in altri film uno dice: 'Sì, certo, è bella ma ha anche qualche difetto.' Non è perfetta, cioè 'falsamente' perfetta perché la perfezione non esiste. E segno un altro punto a suo favore. Se è vero ciò che leggo su 'Io donna' (magazine del Corriere delle Sera) pare che Naomi non si ritocchi affatto (a differenza ad esempio di un'altra attrice fra le mie preferite, Sharon Stone). E a chi le fa notare la cosa, lei risponde candidamente: "Invecchiare fa parte della vita." Brava Naomi.

domenica 29 gennaio 2012

Tutti al Sacro Monte


Come un potente aspiratore, il Sacro Monte ha risucchiato stamani molti varesini: a piedi, di corsa, in mountain-bike, uno anche con gli sci da sci alpinismo, e poi cani e bob e bimbi piccoli che sguazzavano nella neve (una neve stupenda, asciutta, candida benché avesse già ripulito il marcio della nostra atmosfera) e immagino molte preghiere di ringraziamento per quella neve insperata, per il silenzio che la neve regala, per il bello che dagli occhi si deposita nel cuore.

70 centimetri!


Stavo camminando lungo la rizzada della Madonna del Monte, spettacolo da fiaba nordica. Stavo considerando che i venti centimetri di neve a S.Ambrogio lì erano almeno 40, e mi chiedevo: "E a Brinzio?" Poi, con malinconia: sì, fossero anche 50, fa troppo caldo, questa neve di fine gennaio non reggerà. In quel mentre mi è arrivato un sms dal mio amico e grande esperto di sci nordico Pippo Gazzotti. Questo il testo: 'A Brinzio 70 centimetri di candido manto. Stasera inizieremo a lavorare per voi!' Quindi Pippo, il Momo e tutti gli altri hanno in animo di battere la pista da fondo. Quindi si potrà sciare! 70 centimetri: un'abbondanza insperata.

Come un bambino


Stamani, verso le otto e mezza, in via S.Monte, ho incrociato un mio amico. Io stavo andando a prendere il quotidiano, lui camminava verso il Sacro Monte. "Vado a schiacciare la neve come i bambini!" mi ha detto, con un sorriso raggiante. "Mi sa che ti raggiungo" gli ho risposto. Ho la fortuna di non avere niente da fare. Quindi posso esaudire il mio desiderio. Che è quello di calpestare la neve. Come i bambini, appunto. Sì, so bene che alla mia età queste cadute fanciullesche posso anche far ridere. Sono giudicate come fuga dalla realtà, dagli impegni dell'età matura, dalle responsabilità dell'ultimo terzo di vita. E sarà anche così. Dovremmo essere tutti come Mario Monti, seri e responsabili. Salvatori della Patria. Con umiltà, vorrei almeno riuscire a salvare me stesso, impresa non facile.
(in foto: Villa Toeplitz, alle 8.30 di domenica 29 gennaio 2012)

E' arrivata


E' arrivata. La neve. Era attesa ed è arrivata. Non sempre ciò che si attende arriva. In questo caso sì. Una ventina di centimetri stamani a Sant'Ambrogio Olona, il mio paese (ecco la foto della chiesa parrocchiale). Stamani verso le otto e un quarto camminavo felice, nel silenzio e nel bianco, con i piedi caldi a mollo nel ghiaccio del cielo.

Tornano Marco e Ron



LA MUSICA DI MARCO E RON

Che Marco Zanzi ami follemente la musica è noto, e lo dice in sintesi il suo motto: la musica è tutto, tutto il resto è noia. Ron Martin la pensa più o meno allo stesso modo. Marco è un eclettico ma lo strumento che lo contraddistingue è il banjo. Ron è un buon suonatore di chitarra, ma è la voce la sua arma vincente. La loro storia artistica non è più sconosciuta, e non solo nella nostra città. Marco è di Varese, Ron del North Carolina: internet li ha fatti incontrare, la musica li ha uniti, l’Oceano Atlantico è stato un piccolo salto grazie alle moderne tecnologie. Così è nata la Piedmont Brothers Band. In principio scambi di opinioni, di canzoni, poi idee, progetti, incontri (Ron viene a Varese, Marco vola negli Usa), un cd tre anni fa (Bordertown), la nascita di un sito (www.piedmontbrothersband.com), e poi un secondo cd nell’estate del 2011: ‘Lights for your party’. I loro brani comprendono cover e brani scritti da Ron e da Marco, con il coinvolgimento di molti amici, un gruppo che si rinnova continuamente. Musica country e rock, la qualità è ottima ma bisogna ascoltare per credere. E l’occasione c’è: si tratta di un breve tour della PBB in terra lombarda, approfittando della presenza di Ron in Italia. E la prima tappa è proprio da noi: martedì 7 febbraio, al Caffè Teatro di Samarate (via dell’Indipendenza 10) la Piedmont Brothers Band proporrà una serata di country rock, introdotta da una cena. La seconda tappa è in programma sabato 11 febbraio, ore 20, al Mama Cafè di via Caminadella, a Milano. Anche qui si partirà da una cena, poi alcune anticipazioni sul terzo cd della PBB e quindi il concerto. In uscita anche un dvd con lo spettacolo che la PBB ha tenuto nel luglio 2011 alla Sala Fontana di Milano.

sabato 28 gennaio 2012

Questione di cuore


Ho sempre pagato il canone Rai, non mi sono mai unito al coro di chi dice che i programmi Rai sono tutti poco appetibili, c'è il buono e il meno buono, e stasera ho potuto apprezzare un piatto 'gustoso' di mamma Rai, il film 'Questione d cuore' di Francesca Archibugi, del 2009, con Antonio Albanese e Kim Rossi Stuard. Non male. Incontro fra due malati di cuore, amicizia, amore, due diverse classi sociali a confronto in una Roma dei nostri giorni, paura della morte, fatica di vivere e bisogno di rapporti umani.

Bravo, Alberto


Vernissage questa sera per la mostra M/ARBRES, alla galleria Punto sull'Arte di via Sant'Antonio,a Varese. Incontro di tre artisti: il mio amico fotografo Alberto Bortoluzzi, la pittrice Marika Vicari e la scultrice Joll Hojeberg. Ci tornerò con calma. Qui voglio solo fare i complimenti al fotografo Alberto (in posa davanti ad una sua opera), le sue fotografie sono davvero molto belle.

C'è un tempo...


C'è un tempo per vegliare e un tempo per dormire. Ma quando al mattino apriamo gli occhi e il desiderio vincente resta quello di girarsi dall'altra parte e di continuare il sonno, si vede che la vita da svegli non è così intrigante. Chi vive veglia, chi dorme vivacchia. Per chi vive, dormire è solo perdita di tempo. Per chi 'dorme', dormire può essere un ottimo alibi.

venerdì 27 gennaio 2012

Fare memoria


Questo è l'ingresso del campo di concentramento nazista di Auschwitz. Tutti lo sanno. La scritta dice: 'Il lavoro rende liberi'. Anche questa scritta è notissima. Della follia dell'uomo contro l'uomo, che ha raggiunto punte estreme in quel tempo infelice, si sa molto bene e quando si arriva alla mia età può esserci questa reazione: 'Lo sappiamo, si sa che l'uomo può toccare simili abissi di odio, si sa che nella storia tutto il peggio è già capitato..e allora avanti, con speranza, operare perché tutto ciò non capiti più...' Insomma, è lecita e vitale una reazione verso la vita, e una fuga da simili immagini che non vorremmo aver mai visto. Eppure no, i nostri fratelli che hanno visto e sono morti MERITANO almeno un minuto del nostro tempo. Una preghiera. Sì, forse loro stessi ci consiglierebbero di dare tutto per alimentare, nonostante tutto, la speranza verso un domani migliore, ma credo siano felici anche della nostra memoria.

giovedì 26 gennaio 2012

La prima di Sergio


Questa sera è andata in scena, alla libreria Feltrinelli, la 'prima' (presentazione ufficiale) del primo romanzo di Sergio Cova, mio ex alunno Vidoletti, oggi anche scrittore. Eccolo, piuttosto emozionato. Come già scritto qui, non ho ancora letto il suo romanzo 'Tutti colpevoli' (Pietro Macchione editore) ma ho letto i suoi racconti e posso affermare che scrive bene. Certo, un conto è scrivere bene un conto è scrivere un buon romanzo giallo. Chi acquista il libro lo fa a suo rischio e pericolo, ma è un rischio più che calcolato, un rischio da poco. Io, sinceramente, rischierei.

Nikolajewka


26 gennaio 1943: è il giorno terribile della battaglia di Nikolajewka, quando gli alpini della Tridentina riuscirono, con ingenti perdite, a rompere l'accerchiamento dei russi e a raggiungere l'Ucraina. Questa sera al Sacro Monte gli alpini di Varese ricorderanno le tante vittime con la tradizionale salita lungo la rizzada e la Messa in Santuario. Pregherò da casa mia. Sono molto legato a questa foto, che mi ritrae insieme allo scrittore Mario Rigoni Stern, alpino che visse la battaglia e che la raccontò nel bellissimo libro IL SERGENTE NELLA NEVE. Ho avuto il piacere di pranzare con Mario e di parlare con lui, quando venne a ritirare il Premio Chiara alla carriera qualche anno fa. Si lamentava per il mal di gambe. Un grande uomo.

Ciò che conta


Al tramonto della vita, ciò che conta è aver amato.

La Giobia


Oggi, ultimo giovedì di gennaio, per i varesini doc è la festa du ra Giobia, festa antica, durante la quale gli uomini, in vario modo, erano invitati a dimostrare alle donne il loro amore. La Famiglia Bosina tiene viva questa tradizione, infatti stasera si riunirà per una cena, balli, canti e la premiazione del Poeta Bosino. A questo proposito ho dei bellissimi ricordi, perché da molti anni partecipo al concorso per poesia in dialetto, ho anche vinto più volte, più volte piazzato nei primi tre. Partecipo sempre, anche se da qualche anno non sono più fra i finalisti. E' per me in ogni caso un onore spedire la mia poesia. Quella del 2012 la allego a questo post, nella speranza che piaccia ai miei lettori.
Ho scelto la foto di un controluce alle baite di Torgnon per vari motivi: perché siamo in inverno, perché ho voglia di neve e perché un panorama così fa innamorare.


QUAND SA VOOR BEN

Carö, quand sa vöör ben
l’è tüta n’alegria,
sa zifula l’Aida,
sa canta in cumpagnìa.

Carö, quand s’è in amùur
scarlìgan i tò ur:
l’era matina prest,
un bòff, e l’è già scür.

G’ha prèssa l’urelòcc
e le, dent i tò öcc,
rampèga sü in dul cò
e la sa sèta giò.

Quand sa vöör ben dabùn
sa càlcula nagòtt,
sa sent ul föögh adòss,
ul mund a l’è ‘n bumbun

bel muresìn e dulz;
ta par da vèss in ciel,
un pè già in paradìs,
l’è tütt un gran surìs.

Quand sa vöör ben cun cöör
sa süta a prugetà,
sèmpar quaicòss da fà
ma ‘l mèi l’è già truà.

Dì e nòtt te sètt in trüscia,
ul cöör, tapìn, al büscia,
te ciciàret assée,
par ti ghe dumà lée.

Quand sa vöör ben, ma ben
a l’è ‘na gran furtùna,
te vùghet sü in la luna,
te vörett restà là.

Venn vöia da giügà,
balà e perdunà,
basà e carezà,
sa tùrna indré d’età.

Carö, quand sa vöör ben
l’è prunta la ricèta
par fa tasè i dulùur:
l’è assèe spilücà amùur.

mercoledì 25 gennaio 2012

Arriva la neve!


Oggi Varese è sottosopra per via del terremoto, che alle 9.10 di stamani ha fatto sentire la sua voce poco gradita. Io ero in sala, davanti al pc, ho in effetti percepito una sensazione strana, come di un movimento non usuale, per una frazione di secondo ho pensato al terremo ma poiché tutto taceva, ho detto: 'Ma va là, solo sensazioni!'Invece la terra aveva tremato per davvero. Leggo invece ora, con maggior piacere rispetto all'effetto sisma, che domenica e lunedì è prevista neve su Varese, ben due giorni di fiocchi. Non ci speravo più. Lo scorso anno nevicò ai primi di dicembre e finì tutto lì. Quest'anno arriva tardi, speriamo duri sino a marzo.

Compagni di viaggio


La qualità dei compagni di viaggio vale molto più della meta da raggiungere.

Non aspettiamo


Se dobbiamo chiedere perdono a qualcuno, non aspettiamo domani. Se abbiamo la possibilità di alleviare, anche di poco, un dolore, facciamolo il prima possibile. Il tramonto arriva sempre troppo in fretta.

in foto: ore 17.45 tramonto dalla Settima Cappella (foto da cellulare Samsung)

Riposare la mente


E' la settimana dedicata alla salute mentale. Si riflette soprattutto sulla depressione. Tutti hanno idea di cosa possa essere la depressione, visto che tutti sono stati almeno un po' depressi, qualche volta. Ma non tutti sanno che il 30% della popolazione soffre di depressione vera, più o meno frte, per periodi più o meno lunghi. E la depressione è tremenda. Non starò qui a fare lunghi discorsi su questo male oscuro, che ci rende farfalle incapaci di aprire le ali, ancorate alla terra e alle sue paure. Dirò solo che i malati di depressione meritano il massimo rispetto. Credo poi che sia importante 'amare' la nostra mente, non abusare della sua capacità di parare i colpi. Spesso è la vita che ci sputa in faccia tutta la sua violenza; altre volte ce le andiamo a cercare. In ogni caso non pensiamo mai di essere supereroi, in grado di sopportare ogni stress. Ricerchiamo con ogni mezzo l'equilibrio interiore. Appena possiamo, lasciamo 'riposare' la mente.

Il racconto del mercoledì



METROPOLITANA

Resistere, resistere, resistere. E per quanto tempo? Per sempre, la vita intera: perché mollare sarebbe stato il naufragio nell’acqua lercia di un mondo inquinato.
Resistere, anche ora che le strade verso il buco della metropolitana erano in discesa, e la giornata era in pendenza favorevole perché era giunta, finalmente, la sera. E sarebbe stato facile lasciarsi abbracciare dalla gravità, rotolare verso il nero del tunnel. Facendosi magari trasportare dalla cascata di stranieri -bianchi, rossi, neri, come un gelato a più gusti- che colava giù verso le rotaie, lava senza rossi tizzoni di sorrisi.
No, no, no: resistere e basta, resistere ancora, stringere i pugni (e così fece con la mano destra, strozzando il collo di cuoio della sua valigia) e calare verso il metrò, e poi da lì la corsa policroma, luci lunghe e saettanti come fulmini sotterranei.
Infine la lunga scala (non quella mobile, per carità, così stracolma di pigrizia) e la Milano tutta nera, con quegli insetti di luce a molestarlo ancora, sino a casa. Dove, da padre e marito per bene, avrebbe pur potuto godere di un abbassamento di tensione: sedersi e sgonfiarsi, finalmente; liberarsi dalla troppa aria di una vita pneumatica.
Nossignore. Vivere era resistere anche lì, nel cuore del girotondo della moglie e dei ragazzi, che non era solo canto e allegria ma anche stizza, urla e litigio.
Resistere, dunque: per soffrire il meno possibile.
E lui calò nell’antro dando carbone al suo solo fuoco, convinzione senza ritorno: non mollare la preda, stringere al collo la vita senza farsi prendere da pietà alcuna.

Sulla nera pensilina del metrò sentì i consueti odori: un misto nauseabondo di plastica, di rancido, di sudore fatto di stress. Non il sudore buono dello sport, di una libera corsa fra i prati, di una partita nel campetto rionale, a nulla pensando se non a far ruzzolare la sfera dentro il sacco di corda tirato fra tre pali. Si sentiva appiccicato da un sudore guasto, quello impastato addosso da un esistere affaccendato. Ma com’era stufo di regalare alla sua sera metropolitana il solito frappè di pessimismo e vittimismo!
Così li vide. Una coppia fra le tante, ma li selezionò perché voleva trovare un’immagine bella. Ed erano belli quei due giovani. Belli da rendere plausibile anche l’ipotesi di un mondo redento. Belli e giovani, belli perché giovani, soprattutto lei.
S’avvicinò.
Baciò con lo sguardo il naso della ragazzina, una perla minuta al centro del viso. Lui pareva solo un bambino, certo incapace di tenere a bada, di governare tutta la vitale bellezza che gli si strofinava contro.
Ancora mosse qualche passo timido verso di loro. Non lo avrebbe ammesso, ma sperava di ascoltare anche qualche parola. Ne sentiva il bisogno. Ma erano troppo lontani, il metrò sarebbe giunto di lì ad un attimo. Certo, avrebbe potuto seguirli per altri minuti serotini, uno due tre quattro, ma sempre alla svelta sarebbero scomparsi alla sua vista.
Finse indifferenza e ancora tirò innanzi un paio di piccoli passi, ma non li sentiva anche perché ora tacevano, sempre più incollati l’un l’altro.
Erano teneri, sola vera luce in quelle tenebre psichedeliche. Ma presero a baciarsi con violenza, in quei primi gesti di corteggiamento fatti per far vedere che si è capaci, che si è infine grandi, che è ormai lecito provare quel gusto, togliersi lo sfizio.
Così la tenerezza che l’uomo aveva da subito provato si guastò al cospetto di un sentimento troppo ostentato per essere puro.
Provò allora fastidio per una spontaneità fasulla, fretta di correre sulla strada di tutti gli altri. Così arretrò di mezzo metro, si distrasse guardando l’orologio, si augurò che lo sferragliare della locomotiva sotterranea giungesse presto a smorzare quell’inganno.
Ma aveva bisogno ancora di loro. Così non li abbandonò. E potè notare che lei, capelli di carbone e carnagione ambrata, forse provava disagio, annegava in tutto quell’ardore di lui. Intuiva che non poteva essere vero?
Fu la ragazza a frapporre fra le loro labbra le sue dita, a staccarselo dai seni appena accennati, ad invitarlo ad una danza nell’antro.
Ora ballavano. Dialogavano, s’abbracciavano con delicatezza, ruotavano lentamente e insieme si spostavano verso il dislivello delle rotaie. Giri di valzer lentissimi, con baci e carezze e parole, fra il rumore annoiato e stolto di una giornata senza zucchero.
L’uomo li osservava di nuovo con curiosità e gusto, ora sempre più distanti da lui e dagli altri. Per caso ritrovò la sua immagine scialba nel vetro di una gigantesca reclame appesa alla parete. Da quel tremulo indizio corse alla considerazione che quasi tutte le mattine, specchiandosi nel bagno di casa, riproponeva alla sua età di mezzo: ‘Come stai peggiorando, caro il mio vecchietto! Guardati le rughe? E i capelli? Radi e grigi.’ E già si vedeva, alla svelta, tanto vecchio da poter persino morire. E insieme provava scandalo -lì, mezzo nudo, col ventre tondo davanti allo specchio del bagno- al pensiero che dentro era ancora come quei due ragazzini, con la voglia di una vita intera ma con un corpo sformato, inetto a reggere il confronto con l’anima.

La distrazione durò poco, perché voleva seguitare a vederli. Trasalì. Dov’erano scappati? Era dunque arrivato il metrò e non se n’era accorto, perso nei suoi vaneggiamenti?
Impossibile.
Frugò fra la massa. Guardò con ansia nei rari spazi di sotterranea senza folla. Li trovò infine ancora abbracciati, lontani da lui, persi al limitare fra la luce ed il buio, uniti dall’amore tanto da non far caso al baratro.
Fu un’intuizione dolorosa. E ancor prima di pensare che avrebbe potuto sbagliarsi, corse verso di loro. E dopo qualche passo capì che non sarebbe bastata più nemmeno quella precauzione. Perché il metrò annunciava il suo metallico avvicinarsi, e la massa s’appressava alla linea da non superare prima di salire a bordo, mentre i due parevano convinti dalle malìe del più tragico inganno.
Comprese che ora doveva urlare, perché se anche una possibilità su un miliardo prevedeva quella fine atroce, era un’eventualità da tranciare di netto, alle radici, estirpando la malapianta.
“No, no, attenti...” gridava e correva, ma il suo affanno era strozzato dal treno in arrivo, dal cupo fracasso dell’indifferenza.

Durò un lampo di immagini e di emozioni: due occhi gialli che si mangiavano il buio del tunnel, due giovani verso quegli occhi e poi sul bordo, lontani, sconosciuti ai tanti che già si disponevano in riga per salire sul mezzo. E verso i giovani e le piccole luci di morte un uomo impazzito, ansimante, che berciava, s’agitava e ad un certo punto lanciò verso i ragazzi la sua borsa di pelle, quasi ce l’avesse con loro, con il loro amore da celare nel nero di un tunnel. Quindi lo stridìo dei freni, il tuffo verso l’acciaio ed i sassi della massiciata, altre grida e, infine, il sospetto, la paura, la curiosità ed il dubbio dei molti presenti in quel budello sotto la terra, dentro una sera qualunque.

L’uomo dovette strapparsi di dosso tutta la sua pavidità, ma infine si inginocchiò sul limitare della pensilina, per vedere di sotto. Il metrò s’era fermato. In tempo?
La ragazza, col suo naso stupendo, unto di grasso, era distesa a poche spanne dai paracolpi del treno. Il ragazzo era mezzo sotto e mezzo fuori. Piangeva il giovane, fatto su come un pollo al cartoccio. La giovane mostrava indifferenza: era svenuta? morta? e gli occhi erano aperti o socchiusi?
L’uomo balzò di sotto.
Il macchinista del metrò pareva un impiccato, cui è stata sfilata la corda dal collo per una grazia dell’estremo istante.
L’uomo si strinse contro la ragazza con tutta la potenza della vita e lei, forse, disse adagio adagio: “Papà.”



Il presente racconto è tratto dalla raccolta FAX D'AMORE (Carlo Zanzi -Macchione Editore marzo 1998)

martedì 24 gennaio 2012

Auguri, Mimmo


Tanti auguri, caro Mimmo (ultimo a sinistra, capello brizzolato-bianco, maggio 2011, incontro annuale dei compagni di Liceo Classico). Che dire? Che sei in pensione attiva, che mi appari in salute.....e che non sei certo (come temevi, forse) in giro a guardare i lavori stradali, i cantieri e a criticare i giovani (non potendo più dare cattivo esempio, direbbe Faber). No no....ti immagino vitale e pronto di battuta. E allora avanti così!

La potatura


Stamani hanno potato le ortensie del mio cortile. E' per me un giorno simbolico: con gli scarti delle ortensie se ne va l'inverno e la primavera mostra le prime gemme. In verità mancano ancora due mesi alla primavera, ma io guardo avanti, 'sento' il futuro, desidero caldo e luce, la lieta svogliatezza della primavera.

60 e non sentirli


Altro momento di dolce convivialità stamani alla Vidoletti. La prof. Patrizia ha voluto festeggiare i suoi sessant'anni insieme ai colleghi, fra i quali in prima fila vediamo la prof. Tina, cuoca dei mitici cannoli (in foto davanti alla torta). Patrizia e Tina sono, insieme al sottoscritto, le prof. con la maggior anzianità di servizio alla Vidoletti: siamo lì dall'anno scolastico 1984-85. Non è poco.

La mostra della Memoria


Interessante mostra su Anne Frank, in vista del Giorno della Memoria (27 gennaio), alla media Vidoletti di via Manin. La si può visitare ancora per qualche giorno.

La speranza di Anna


La grande speranza di Anna. Che riesca a contagiarci tutti.

lunedì 23 gennaio 2012

Accadde...un anno fa



Domenica 23 gennaio 2011 – sereno, freddo
Il gran freddo e soprattutto le notti stellate hanno ghiacciato completamente il lago di Ghirla, per la gioia degli appassionati di pattinaggio che anche oggi, in massima sicurezza, hanno potuto sfruttare sia le zone con ghiaccio di precedenti gelate, sia le zone con ghiaccio nuovo. Si sono viste anche minipartite ad hockey, dove si segnala la presenza del prof. Enrico Piazza, docente di Scienze Motorie, uno dei massimi conoscitori delle piste ghiacciate delle nostre zone.

Lunedì 24 gennaio 2011 – sereno, freddo
Ci risiamo, niente di nuovo. Con l’alta pressione invernale salgono i livelli delle polveri sottili. PM10 alle stelle. A Milano si è già deciso il blocco del traffico per domenica prossima. Nella nostra Provincia la situazione si fa critica a Busto, Gallarate, Ferno e Saronno. A Saronno è stato deciso l’abbassamento delle temperature del riscaldamento negli uffici pubblici. Ci vorrebbe il vento ma soprattutto la neve o la pioggia.

Martedì 25 gennaio 2011 – sereno, freddo
Sarà a Gallarate nei prossimi giorni suor Marcella Catozza, la religiosa che ad Haiti sta dedicando le sue energie alla rinascita dei nostri fratelli haitiani, martoriati dal terremoto e dalla povertà. Grazie all’iniziativa ‘Uniti da una favola’ e alla donazione di sponsor privati, a suor Marcella verranno consegnati 24.000 euro, necessari per la costruzione di una casa di accoglienza per bambini.

Mercoledì 26 gennaio 2011 – sereno, freddo
Debutterà sabato prossimo il servizio car-sharing elettrico anche a Varese. Saranno a disposizione 4 Panda Berlina 4 posti, e 4 Teener Movitron 2 posti, parcheggiate alla Stazione Nord. Il costo è di 5 euro all’ora, 10 euro per mezza giornata. L’iniziativa trova come principali sponsor l’assessore regionale Raffaele Cattaneo e il sindaco di Varese, Attilio Fontana.

Giovedì 27 gennaio 2011 – coperto, variabile
Nella tradizionale Festa du ra Giöbia, istituita dalla Famiglia Bosina, sono stati premiati stasera i vincitori del concorso di poesia dialettale Poeta Bosino 2010. Al primo posto Luigi Carlo Binda, con la poesia ‘Culuur e prufumm d’amuur’; seconda piazza per Giuliano Tognella, con ‘Ra storia da Dedal’; terza Lidia Munaretti con ‘Vuraria dìtt’.


Venerdì 28 gennaio 2011 – coperto
Per ricordare il giornalista di RMF Carlo Chiodi, morto quasi 2 anni fa a 56 anni, è stato istituito un Premio a suo nome, volto a valorizzare chi come comunicatore segue le tracce di Carlo: la comunicazione del reale, un reale positivo, con attenzione al sociale. Il Premio, promosso dalla Fondazione Lombarda Europa, è stato presentato dal giornalista Marco Dal Fior e da altri rappresentanti dei media varesini.

Sabato 29 gennaio 2011 – qualche fiocco, coperto
In vista degli italiani di Campestre, sono state organizzate delle manifestazioni collaterali: stamani Stefano Baldini, Alberto Cova, Stefano Mei e Gabriella Doria hanno incontrato gli alunni di alcune scuole di Varese e provincia, mentre ieri sera Stefano Baldini, oro alle Olimpiadi di Atene 2004 nella maratona, era alla Vidoletti per un incontro pubblico.

Sulla groppa


La felicità porta in groppa il dolore...ma la felicità scalpita...sempre lo disarciona.

Non c'è bisogno


Non c'è bisogno di salire in cima al Campo dei Fiori, o di portarsi sulla riva di un lago per godere di un bel tramonto: a volte la città regala scorci di buon livello. La foto è scattata con un cellulare, la qualità è quello che è, mi pare sufficiente però per poter apprezzare i colori del prenotte, le nuvole nel sole.

domenica 22 gennaio 2012

Le ultime gocce di luce


Ultime gocce di luce di questa domenica 22 gennaio 2012. Il lago di Varese visto da Mustonate. Fra poco si accenderà il grande falò, e nessuno avrà più freddo.

Sciame d'api


Quando si è felici le poche domande che ci poniamo (se ce le poniamo) hanno già una risposta; quando si è tristi domande irrisolte ci piombano addosso come uno sciame d'api. Quando si è nella gioia si programma a lungo termine; quando si è nel dolore dobbiamo accontentarci di seguire il ritmo delle ore, una alla volta, con pazienza e speranza. E se un'ora pare una meta troppo ambiziosa, accontentiamoci di sgranare i minuti, come una lunga corona del rosario.

L'intervista di Ambretta


Ecco la bella intervista, apparsa stamani sul quotidiano La Prealpina, realizzata dalla collega Ambretta Sampietro e dedicata a Sergio Cova e al suo romanzo giallo 'Tutti colpevoli'.

Assolviamo almeno Sergio


ASSOLVIAMO ALMENO SERGIO

Sergio Cova: chi è costui? Un giovane varesino che ha avuto la testardaggine, l’abilità, la pazienza, il coraggio di scrivere un romanzo giallo, e –non pago i ciò- ha avuto anche l’ardire di pubblicarlo. Non è poco. Inoltre è un mio ex alunno Vidoletti, grande sportivo e aspirante scrittore. Titolo del suo romanzo: ‘Tutti colpevoli’ (Pietro Macchione editore). Un titolo che toglie suspance: nessuno si salva. Un titolo con risvolti di profonda verità esistenziale: chi può scagliare la prima pietra? Chi può giudicarsi totalmente innocente? Riuscirà il commissario Scalabrin a scovare i tanti colpevoli? Premessa: il romanzo non l’ho letto ma andrò giovedì 26 gennaio (ore 18, libreria Feltrinelli) alla presentazione. Sono curioso, benché non ami il genere. Di Sergio ho però letto i suoi primi racconti, brevi e brevissimi, e allora mi sento di dire questo. A mio avviso gli aspiranti scrittori si dividono in tre categorie: i geni (lo si capisce subito, ma sono una rarità assoluta), i velleitari (e non sapranno mai scrivere bene) e gli scrittori che hanno un po’ di talento, ambizione, bisogno di scrivere per il pubblico ma anche per se stessi. Sergio Cova appartiene al terzo gruppo, la stoffa c’è ma la scrittura è anche mestiere, fatica, arte innata ma insieme da apprendere. Sergio è all’inizio, gli auguro di trovare dentro di sé sempre le motivazioni per non mollare e l’umiltà di non montarsi la testa, la capacità di perseverare senza farsi demotivare dagli insuccessi e la saggezza di non giudicarsi mai un arrivato. Anche avesse successo di pubblico e di critica. Esito che ovviamente gli auguro, ma che non è affatto scontato. Registro che non è il primo caso di un mio ex alunno che pubblica un romanzo: già lo hanno fatto Michele Gazo e Maxim Garavaglia.

sabato 21 gennaio 2012

Evviva!


Evviva! Giunge ora la notizia che da oggi, sabato 21 gennaio, è possibile praticare lo sci da fondo a Cunardo. Hanno sparato la neve artificiale! Mi spiace solo che oggi non posso andare, sono raffreddato ma non potevo comunque, essendo impegnato a scuola tutto il giorno. E mi sa che non potrò nemmeno domani. Vedremo la prossima settimana. In ogni caso diffondo la notizia agli appassionati come me.

in foto: tramonto sulla pista del Brinzio, dicembre 2010. Mi sa che quest'anno Brinzio resterà un sogno.

Complessità


I giornalisti e i comici in genere riducono, sintetizzano, banalizzano la verità; i narratori inventano, dilatano, immaginano la verità; nelle aule dei tribunali dovrebbe emergere la verità tutta intera: dovrebbe; in verità la verità è molto più complessa, inafferrabile, sepolta nel mistero che è l'uomo, indecifrabile, ricca, sorprendente e a volte persino banale. Troppo intuibile. Siamo sconosciuti persino a noi stessi. Che ne sappiamo degli altri?

in foto: riposante panorama del lago di Como

Auguri, mamma


Oggi è Santa Agnese. In spagnolo Inès. Andava di moda in Italia questo nome spagnolo negli anni Venti, non so perché. Nella foto che ho scelto oggi, cara mamma, avevi 14-15 anni, quando ti ha conosciuto papà, mentre andavi a prendere il latte in tempo di guerra. Tanti auguri, mamma Inès.

venerdì 20 gennaio 2012

Spreco


'La gente è strana, si infastidisce sempre per cose banali, e poi di problemi gravi come il totale spreco della propria esistenza, sembra accorgersene a stento'
(Charles Bukowski)

Verissimo. E c'è un'età, quella di mezzo, la mia, dove si tirano le somme. Si guarda ad esempio un panorama (tipo quello in foto, l'Alpe di Siusi con lo Sciliar) e non si pensa tanto a salire in vetta quanto al fatto, inoppugnabile, che delle banali rocce vivranno molto più di noi; ma lasciamo stare le rocce, anche un semplice cartello di metallo che indica il sentiero. E allora la consapevolezza di aver sprecato tempo si fa allarmante. E si vorrebbe recuperare l'irrecuperabile....Più che strani, siamo stupidi.

Un altro anno di nozze


Buon anniversario di nozze, cari Anna e Gigi. Che ci sia sempre sole, come la scorsa estate, ai piedi del Sasso Piatto.

I cadetti alle Regionali


Per la prima volta dopo non so quanti anni non ho potuto presenziare alle finali provinciali del GSS di corsa campestre, che si sono disputate stamani a Malnate, ottimamente organizzate come sempre dal mio amico e collega Alberto Cadonà. Il mio amico Enrico se l'è cavata da solo più che egregiamente, ma bravi sono stati soprattutto i miniatleti Vidoletti, ai quali va la mia stretta di mano. A tutti, indistintamente. Ho saputo che una ragazza di prima ha corso stoicamente sino al traguardo, nonostante un dolore al piede, mentre i cadetti sono arrivati secondi, quindi probabilmente andranno alle Regionali, in programma a febbraio in provincia di Brescia. (in foto, immagine della campestre di Brinzio, purtroppo non ho foto della gara di stamani). Complimenti allora a Casnici, Magonara, Kassi e Serrano. Bravissime anche le 'cadette', terze, e per un soffio fuori dalle Regionali. Meritano in ogni caso la citazione Ovalle, Redaelli, Barozzi e Valeretto. Non ho le classifiche ufficiali e le posizioni, soprattutto dei primini. Aggiornerò in seguito.

Open day alla Vidoletti


Domani, sabato 21 gennaio, porte aperte alla scuola media Vidoletti di via Manin 3, a Varese: la mia scuola. Open Day dalle 15 alle 18. Vi aspettiamo.

Epifania ucraina


Completo il post di ieri sul battesimo gelato, perché il mio amico Enrico mi ha raccontato il seguito. Riassunto: il mio amico Enrico stava pattinando sul lago di Ghirla ghiacciato (in foto, la ghiacciata dello scorso inverno) quando ha visto arrivare un folto gruppo di persone, che hanno spaccato il ghiaccio sulla riva e si sono immerse nelle acque ghiacciate. Ora si sa chi sono: fedeli della chiesa ucraina (non si sa se cattolica o ortodossa) che il 19 gennaio vivono l'epifania con questo rito, immersione in acque ghiacciate. Si sono 'sacrificati' tre sacerdoti (che sono entrati in tonaca) più una decina di fedeli, anche un ragazzo, in abiti succinti. Altri si sono limitati a guardare e a pregare (anche per la sopravvivenza dei loro fratelli immersi, suppongo). Tre immersioni. Il mio amico Enrico guardava stupito. Una esagerazione anche per lui, abituato ad eccedere. Gli ucraini lo hanno poi invitato alla cena sulla riva: patate con spezie varie, aringhe, vodka eccetera.

giovedì 19 gennaio 2012

Sergio, scrittore


E' sempre con grande piacere che faccio pubblicità ai miei ex alunni, che si distinguono nei diversi campi dell'umana avventura. Ed è ovvio -da scrittore- che abbia un occhio di riguardo verso chi si incammina lungo la 'perigliosa' mulattiera in salita della scrittura. E' il caso di Sergio Cova (foto), che ha fatto la gavetta con racconti brevi e brevissimi, ed ora si è cimentato con un romanzo giallo. Titolo: 'Tutti colpevoli' (Pietro Macchione editore). Il libro non l'ho ancora letto, e dirò pure che non amo il genere, ma questo ovviamente nulla toglie a Sergio. Ho letto alcuni suoi racconti, la stoffa c'è. Invito allora i miei amici interessati alla presentazione del libro, giovedì 26 gennaio, ore 18, libreria Feltrinelli. E faccio i complimenti a Sergio: so cosa vuol dire scrivere un romanzo. So che non è affatto facile.

Festa du ra Giobia


Tutto è pronto per la tradizionale Festa du ra Giobia, in programma giovedì 26 gennaio 2012, ore 20, ATA Hotel di via Albani. Di che si tratta? Di una festa tradizionale varesina, omaggio alle donne, alla loro bellezza e alla loro intraprendenza, alla loro capacità di soffrire e di gioire....così i nostri nonni hanno pensato a questa festa, alla fine di gennaio perché in questo periodo i lavoratori oltreconfine ripartivano, dopo il periodo di sospensione natalizia. Cena, canti con il Gruppo Folkloristico Bosino, balli e la proclamazione del Poeta Bosino (in foto la mia amica Lidia Munaretti, in abiti tradizionali varesini, pluripremiata come poetessa in dialetto). Da molti anni anch'io partecipo al concorso, quindi ora attendo il verdetto della Giuria. Sarà l'anno buono?

Battesimo di ghiaccio


Il mio amico e collega Enrico, grande sportiva, è un pattinatore su ghiaccio di grandi capacità ed esperienza. Di questi tempi si sta divertendo un sacco, solcando i principali laghetti della zona, che sono ghiacciati. Poco fa mi è arrivata una sua telefonata, si trovava sul lago di Ghirla (la foto si riferisce alla gelata dell'inverno 2011) quando un gruppo di ucraini è arrivato e ha spaccato il ghiaccio proprio nel punto dove lui è entrato, per poter celebrare il loro tradizionale battesimo. Non fossi stato raffreddato sarei corso a fotografare l'evento, ma non posso uscire di casa. Ora Enrico avrà qualche difficoltà a lasciare il lago ghiacciato. "Se sarà necessario mi bagnerò i piedi!" mi ha detto.

mercoledì 18 gennaio 2012

Il racconto del mercoledì




LA SCAPPATA

"Esci?"
"Esco. Me ne vado"
Giovanna fece rotolare verso il marito uno sguardo ingrigito. Ma fra le rughe di occhi strizzati brillava una luce.
"A che ora ti devo aspettare?"
Giorgio aveva già allungato mezzo piede oltre la soglia. "Solito."
"Solito cosa? Un'ora, due...fai lo sforzo, allambìccati per una previsione."
"Allambìccati?"
"E cerca poi di rispettarla, la decisione."
"Allambìccati?" Giorgio ritrasse il piede in casa "Chi te l'ha insegnato?" Raccolto solo silenzio e, forse, un "vaffan...."di passaggio, specificò: "Un'ora, massimo un'ora e un pezzo."
"Bene." Giovanna transitò dalla cucina alla sala. Il marito vide un'ombra e sentì la sua voce e la sua richiesta: "Se chiamano ti trovo al bar?"
"No, mia cara, oggi vado dall'amante!" e fu subito fuori, sorridendo al pianerottolo. Fece i gradini di corsa, mai fatto negli ultimi vent'anni.
Giovanna non sentì i balzi del marito, a ritmo col cuore festaiolo. Era nelle viscere del suo appartamento, con uno straccio in mano, sudore in fronte e delusione nell'anima. Posò il canovaccio, si sedette, riprese la tela per tamponarsi le goccioline alle tempie. Attese.

La verità. Giorgio aveva detto né più né meno tutta la verità, null'altro che la verità. Ma, nello specifico, il massimo della trasparenza valeva la menzogna più spudorata. Non era il primo tradimento, ma quel "No, mia cara, oggi vado dall'amante!" gli era sgorgato fuori come un'intuizione, l'inedita verità capace di non tradirlo mai. Ovvio che la sua cara Giovanna avrebbe preso quella boutade come, appunto, una battuta da cialtrone, fors'anche una frase di mezza tenerezza, un saluto meno scontato dei "Ci vediamo...ciao, amore...torno quanto prima...ciao, e non farmi la pastina coi tubini..." Ovvio che la sua mogliettina l'avrebbe odorato come uomo da bar, al sapore di fumo passivo, con le dita impiastricciate del bisunto delle carte da gioco, con i denti anneriti dal caffé e dalla liquerizia, che Giorgio mordicchiava per disperdere l'eco della sigaretta da poco abbandonata.
Fu in un attimo sulla via, poi in auto, quindi una veloce corsa e la prima colonna. Dietro un’auto che precedeva un camioncino sputacchioso di fumo nero da ciminiera, ad un centinaio di metri almeno dagli occhi colorati del semaforo (un buon dieci minuti di attesa), Giorgio pensò che quella palla del dire la verità proprio per depistare non avrebbe potuto reggere a lungo, né quel suo amore clandestino durare. Immaginò poi -un distrarsi anche per quietare l'eccitazione dell'incontro con Marta, un'adolescente- con quanti rami e rametti avrebbe potuto puntare al cielo la malapianta della sua verità con finalità di menzogna.
Intanto Marta non arrivava: colpa del semaforo, di quegli imbecilli incappottati nelle lamiere, incapaci di lasciare in garage l'auto e di usare piedi e gambe, mezzi pubblici oppure, ancor meglio, di starsene a casa appiccicati alla tele per agevolargli il suo contatto con quel corpo appena nato, fresco e incapace. Un'attesa penosa, sotto il sole precoce di maggio che gli aveva già chiazzato la camicia alle ascelle, che aveva reso forno l'auto e inutile il profumo. Si sbottonò, chiuse gli occhi appoggiando la fronte sopra il volante, fu colpito da tergo dal clacson di una vettura che lo palpava sul fondoschiena. Dovette scusarsi, ripartire, fermarsi per lasciar la via ad un pedone frettoloso, accelerare di nuovo, schivare una buca e schiacciare il freno, a ritmo con l'occhio rosso avanti una ventina di capotte.
Giovanna sospettava? E non era indecente, un lusso eccessivo con Marta, una ragazzina che si stava rovinando la reputazione per la voglia (sua) di diventar grande, per il vizio (suo) di tornar giovane? Che avrebbe detto per mollarla? Lo sapeva bene che non avrebbe mai e poi mai buttato alle ortiche un matrimonio -quantunque sterile- correndo dietro al bisogno di sesso. E almeno in questa ammissione si sentiva nel giusto, meglio di altri, oltre la glassatura romantica che nascondeva, sotto sotto, ciò che lui ammetteva, almeno a se stesso: sesso e basta. Il corteggiamento, le frasi zuccherine, l'attesa, i soldi delle cenette al chiaro di luna, le promesse e il letto, alla fine ma ben presente in partenza.
Con Marta era stato tutto più facile, sollecito, incredibile e bello. Aveva una stramaledetta fretta di crescere quella ragazza.
Giorgio non aveva ancora smarrito, per vizio incallito, la valvola di sfogo della vergogna, del sottile rimorso, delle domande, che si guardava bene dall'arricchire con la riflessione ma che si poneva, che respingeva e insieme coccolava, per non apparire brutale e senza criterio.
Marta aveva peccato d'irruenza, trovando sulla sua strada se non la persona meno adatta, almeno un uomo assai disponibile ad assecondarla.
Altro verde, altri metri, altro gas letale, altro tanfo e nuovi pensieri, impiastricciati in quell'accaldato meriggio. Non aveva il coraggio di mollare Giovanna. Perché non era tanto questione di coraggio, disponibilità ad affrontare parenti inquieti, amici increduli e tutto il conformismo di ritorno. Non era quello. Aveva il presagio, meglio, la convinzione che anche con Marta -o con qualsiasi altra amante che aveva incontrato per via- sarebbe stato, infine, come con la sua dolce e conosciutissima Giovanna.
Pensava così perché era inetto all'amore? Perché non era mai stato innamorato? Forse. Eppure tale legge immutabile era scritta a caratteri d'oro nel destino di tutti. Solo nei film, solo fra le righe di qualche buon romanzo, solo...nell'amore inventato. Vano giocare all'inganno. Perché mentire con Marta, fregando se stessi?
Arrivò il verde giusto. Sfrecciò come un proiettile verso via delle Nazioni 18. Il suo rovistare nei come e nei perché era stato capace di fargli salire l'acquolina alla bocca. E poi si sentiva un tantino orgoglioso per quella trovata dell'amante da non sottacere, proprio per celare.
Ecco la via, una stretta laterale alberata, zona residenziale. Maleodorava troppo per salire subito da lei. Cercò di far evaporare il sudore con fazzoletti di carta, salviette profumate e con l'ombra e la frescura di un minuscolo parco comunale, che apriva i suoi cancelli proprio di fronte al muso della sua auto.
La salutare siesta durò dieci minuti. Quandò capì d'essere presentabile, quieto e convinto del suo atto d'amore, guardò verso il quinto piano. Nessuna tendina scansata, una novità rispetto alle volte passate. Verificò sul quadrante l'esattezza dell'ora. Per essere in orario, era persino in anticipo di un primo e trenta secondi. Si grattò il naso, un orecchio, si pettinò con otto polpastrelli e s'avvicinò al citofono, senza fretta, lasciando sgocciolare i secondi residui. Infine schiacciò il bottoncino argentato: famiglia Zarro-Scarbini.
Fece la conta del suo cuore e del tempo d'attesa, prima del "Sei tu? Sali." La domanda non fu posta dal citofono, la serratura non scattò, tutto tacque, salvo la striminzita natura della verde oasi cittadina e il ronfare del traffico, oltre i palazzi.
Silenzio, un maledettissimo silenzio. Gli ciarlavano in testa i più cupi presentimenti. 'Il giorno è quello giusto, l'ora anche, che abbia capito male? Forse mi ha cercato e non ce l'ha fatta a parlarmi. Il numero del cellulare? Certo che gliel'ho lasciato. Il solito imprevisto a rompere i coglioni.'
Giorgio suonò a lungo, ma lungamente si protrasse l'assenza di scatti alla porta. Le veci di Marta le fece il portiere, che giunse scusandosi per la momentanea assenza. Intuendo la direzione dell'indice di Giorgio, si permise, con grande correttezza: "Mi scusi, stava per caso chiamando gli Zarro?"
L'altro annuì, con tracce di vergogna. Che ne sapeva quello?
"Ho un biglietto per il signor Giorgio. L'ha lasciato la signorina Marta. Non è che il signor Giorgio è lei?"
"Proprio.

Giorgio masticava liquerizia, rabbia e la sensazione -altrettanto sgradevole- che la disillusione non fosse bagaglio dei quaranta e passa. Marta, con quello scritto di poche parole, gli aveva insegnato che l'adolescenza (presunta) era età di grande consapevolezza e di risicati sentimenti. Altro che batticuore.
Giorgio, non so se chiederti scusa o se mandarti al diavolo. Comunque è finita. E' stato bello, ma è meglio che tronchiamo adesso. Un'altra cosa: impara a dire la verità, pezzo di merda! Alla tua età le bugie sono ancora più ridicole....Libero?...Ciao.
Appallottolò il foglietto, sbagliò il canestro nel vicino cestino dei rifiuti, intrecciò le dita, pose le mani giunte a guanciale dietro la nuca e sollevò lo sguardo verso l'ombra, propiziata dalle prime, tenere foglie di un platano. S'era scottato per eccessiva vicinanza al fuoco. Troppo gustosa quella pelle perfetta, cocente la sconfitta. Tutto era direttamente proporzionale: tanto in alto, tanto vorticosamente in basso. S'alzò con l'idea che la vita avesse ancora tanto da insegnargli. Ci sarebbero stati imprevisti, capaci di dar sale all'insipido del lavoro e di tutto il resto. Novità? Tornò il volto di Giovanna e il pensiero che anche la moglie, in fondo, avrebbe potuto arrecargli sentimenti forti. E perché no? Visto l'esito con Marta, anche Giovanna, sposa da vent'anni, avrebbe potuto riservargli sorprese. Ma no, quella donna era la sicurezza, la pazienza, il perdono, l'abitudinarietà, la noia, sì, anche -e purtroppo- la noia, comunque necessaria per non trasalire ad ogni momento. E Giovanna sostò in lui come la rada riparata, sottovento, abbracciata dal naufrago dopo la tempesta.
Era fuori da una quarantina di minuti. Che fare? Sfruttare tutto il tempo concesso o fare ritorno? Perché mai buttar via minuti a far nulla? Sorseggiando lo zampillo rinfrescante della pubblica fontana, Giovanna nacque in lui come donna capace di farlo intenerire. E tale sentimento nuovo e piacevole lo spinse fra le leccornie della vicina pasticceria.
"Due di tutto: cannoncini, bignè, sfoglie, frolle con la frutta, babà...ecco, basta così. Quanto pago?" chiese Giorgio alla commessa, davvero una bella figliola.
"Diecimila."
Tornò in auto col suo pacchettino; pensando alla sorpresa di lei, provò anche a chiederle scusa.

La porta era chiusa dall'interno, con la chiave nella toppa. Giorgio, che premurosamente, per non farla levare, aveva già preparato i ferri per lo scasso di casa sua, fu costretto a suonare. E nel 'drin,drin' il pensiero: 'Strano, Giovanna non chiude mai.'
La moglie s'era barricata in casa? Che diavolo era successo? Suonò con mano pesante. Sentì, oltre il legno, uno zampettìo leggero, la sbirciata di lei allo spioncino, l'attesa, un "Ah, sei tu?" e, senza fretta, il rovistare della chiave entro la toppa.
"Stavi riposando?" chiese Giorgio vedendola in sottoveste, e insieme smorzando un focolaio di disappunto. "Tieni, sono per te...per noi" e allungò il pacchettino dei dolciumi.
"Quanti sono?" domandò Giovanna, con la frase meno adatta.
"E che ne so! Saranno una dozzina."
"Quattro per uno. Li faremo bastare."


Tratto dalla raccolta 'Fax d'amore' (Carlo Zanzi - Macchione editore 1998)