venerdì 10 settembre 2010

La bici di Coppi

Devo ammettere che l'amico Sandro Stocchetti non me l'aveva mai promesso. Ogni volta che gli chiedevo se mi concedeva un giro di valzer sulla bici di Fausto Coppi (qui esposta in vetrina, durante i Mondiali varesini del 2008), lui sorrideva come a dire: "Uè, Carlo, ma questa è la bici del campionissimo!" Sandro l'aveva avuta in dono personalmente da Coppi subito dopo la guerra, a motivo di un favore che lui (autista di comandanti) gli aveva fatto in tempo di guerra. La conservava come una reliquia. Potrei chiedere ai figli se mi concedono, ora, il favore. Ma certi oggetti se ne vanno con chi li ha posseduti, certe situazioni hanno senso e sapore solo se sono presenti tutti i protagonisti: il ricordo di Coppi, la leggendaria bici e...Sandro...ma Sandro non c'è più.

Il grande Sandro

Solo oggi, a qualche giorno di distanza, ho saputo della morte di Sandro Stocchetti. Lo vediamo al centro di questa foto, un'immagine che amo perché mi ritrae con lui e con tre grandi ciclisti del passato: da sinistra Vittorio Adorni, il sottoscritto, l'amico Sandro, Francesco Moser e Gianni Motta. Siamo a Gavi, nella tenuta di Mister Shimano (al secolo, Amedeo Colombo), un settembre di qualche anno fa. Sandro è stato grande sportivo (atletica leggera, ciclismo), grande organizzatore di eventi, presidente del Velo Club Varese, per tanti anni segretario del Panathlon Club Varese. Grazie alla sua memoria e al suo materiale ho potuto ricostruire (per il libro del Panathlon) la vita e le gesta di personaggi sportivi varesini di altissimo profilo. Davvero un amico, simpatico, di buon carattere, sempre in pista. Non ci vedevamo da oltre un anno. Non sapevo del suo peggioramento.

Ciao, Guido

Leggo oggi sul Corriere che, a 67 anni, è morto Guido Passalacqua, storico giornalista di Repubblica (uno dei fondatori), gambizzato dalle Brigate Rosse quando si occupava di terrorismo, uno fra i primi a cercare di interpretare senza fare spallucce il fenomeno Lega, mossa dalla simpatia (ricambiata) per Umberto Bossi. Ho conosciuto Guido in via Bellerio, quartier generale della Lega. Era la primavera del 1994, stavo lavorando al libro 'Maroni l'arciere' e mi interessava il parere dei giornalisti dei grandi quotidiani nazionali. Guido fu tra i più disponibili. Di Maroni disse fra l'altro: "E' sicuramente il miglior prodotto politico della Lega, dopo Bossi. E' quello che sa capire meglio le necessità di sviluppo del movimento, che sa esprimerle in maniera compiuta..."
Ricordo poi di averlo incontrato di nuovo un mesetto dopo; la Lega aveva vinto e Roberto Maroni era stato nominato Ministro degli Interni. Venne a Lozza, a seguire la festa organizzata per dar lustro al neoministro. Vide il mio libro e mi strinse la mano. Non ne sono sicuro al 100%, ma mi piace pensarlo. Ciao, Guido.

in foto: la dedica che Maroni fece al mio libro, una dedica alla sua maniera, diciamo 'scanzonata'

La ruota

Si dice che i comici siano spesso, nella vita, persone tristi. Come a dire: la medicina della tristezza è il buon umore. E più la tristezza è profonda, più la reazione può essere forte, sino all'euforia. Non a caso il disturbo bipolare è proprio l'alternarsi di euforia e depressione. Ovvio che pensassi anche alla mia felicità, alla sua origine, al suo essere reazione alla malinconia. E così, andando in bici, mi è venuta l'immagine della ruota. In alto, dove gli estremi si toccano, il massimo della gioia e il massimo della tristezza. Come dire che il passaggio dall'una all'altra è vicinissimo. Andando in senso orario la gioia si fa più quieta, ma insieme si allontana lo spettro della malinconia. Nel punto più basso della circonferenza è calma piatta. E' solo un'immagine, ma forse c'è anche del vero.