giovedì 3 novembre 2011

Latte e miele

Non bevo quasi mai latte caldo, tisane o camomilla prima di andare a dormire. Solo quando ho la tosse secca, allora prendo latte bollente e miele, nella speranza che possa portare beneficio. Stasera, bevendo il latte (causa fastidiosa tosse secca) mi sono ritrovato nel novembre del 1978. Il luogo è Malles Venosta, dove ho fatto la naja. Le fredde e buie e ventose sere invernali avevano per me questo rito: cena alle 19, poi uscivo verso le 20, mi rintanavo in qualche bar, spesso solo (sono un tipo piuttosto solitario), ordinavo un bicchiere di latte caldo, magari scrivevo una lettera, rientravo in camerata verso le 21.30 e incredibilmente riuscivo ad addormentarmi, nonostante la luce, il macello dei miei compagni (erano camerate mi pare da 12 letti) e così finivo la giornata. Sento che il latte caldo non mi ha fatto un granché stasera. Il ricordo è stato piacevole.

Cercasi statista

Cercasi statista. Urgentemente!

Primo come lui

Vi consiglio di leggere un bellissimo pezzo di Gian Antonio Stella, pubblicato sul Corriere della Sera di oggi, 3 novembre, a pagina 10, dal titolo: 'Silvio e il complesso del numero uno'. Una carrellata di citazioni, che evidenziano la spropositata megalomania del premier. Fra le tante chicche: "Non c'è nessuno sulla scena mondiale che possa pretendere di confrontarsi con me, nessuno dei protagonisti della politica che ha il mio passo, che ha la stessa storia che ho io." e via farneticando. Ma un passaggio mi ha costretto ad ammettere che, mio malgrado, un suo primato è anche il mio. Si dice infatti: 'Sempre primo, primo, primo. Primo alle elementari, quando faceva i compitini agli altri in cambio delle merendine....' Mi ci ritrovo. A onor del vero ero primo a parimerito, insieme a Totò Coppola, ma davvero andavo a casa di Claudio, facevo i compiti e sua madre mi offriva il tè coi biscotti. Chi l'avrebbe mai detto: primo come lui!

I ricordi del Mario

Ho finito di leggere il libro di Alessandra De Stefano 'Giulia e Fausto', racconto alquanto documentato della storia d'amore fra Fausto Coppi e Giulia Occhini. E ho anche avuto modo, parlando con mio padre Mario, di collocare con maggior precisione la vicenda della torta con i corridori, che mio padre realizzò per la Dama Bianca. Molto probabilmente la torta venne fatta nell'estate del 1952, quando Giulia Occhini invitò il campionissimo a casa sua, cioè nella bella villa di Varano Borghi, che condivideva con il marito Enrico Locatelli, medico. Enrico era un grande appassionato e tifoso di Coppi, figurarsi la sua gioia quando ebbe l'opportunità, grazie all'intraprendenza della moglie, di averlo a casa sua. Era al settimo cielo, un empireo dal quale volò giù non molto tempo dopo, visto come andarono i fatti. Quindi in quel pranzo venne consumata la torta di mio padre, che aveva acquistato dal Binda (in corso Matteotti) dei piccoli ciclisti metallici, collocati sulla montagna di pasta margherita, obbedendo alle richieste di Giulia.

in foto: Fausto Coppi vince i Mondiali a Lugano nel 1953, al suo fianco Giulia Occhini (dama nera, in quel caso). Poco dopo diventò pubblico ciò che molti già sapevano.