martedì 31 maggio 2011

La spiaggia di San Michele

Ecco la 'mia' spiaggia a Sirolo, la spiaggia di san Michele. In fondo il Conero. Acqua stupenda. Peccato sia troppo fredda per il mio fisico.

Alba










Domenica l'alba dalle parti di Lodi, odore di letame e ampi orizzonti padani, alba ammirata dalla finestra panoramica dell'auto. Poi (foto), lunedì, l'alba in Adriatico, quel fuoco tondo che sorge dal mare, nel silenzio. Pare che Dio scappi dai libri di teologia e ti dica: "Eccomi!"

sabato 28 maggio 2011

La fisarmonica di Katerina

Vidoletti multietnica, con la musica come elemento d'incontro e di conoscenza. Ecco, direttamente dall'Ucraina, Katerina con la sua fisarmonica.

Fra tango e can can

Molto riuscita, stamani, la Festa della Musica alla Vidoletti. La musica come elemento che unisce differenti culture. Esibizioni anche di tango e can can (foto), con divertimento per i ballerini e il pubblico.

La danza del ventre

Anche la danza del ventre, stamani, alla Vidoletti. Un'espressività corporea poco 'consona' alle laboriose genti del nord, che certo non disprezzano tali movenze orientali. Del resto l'Italia è un comodo ponte sul Mediterraneo, e ci si deve abituare alle tante novità che vi transitano.

IL RACCONTO DEL MERCOLEDI'

Nota introduttiva.

Anticipo ad oggi il Racconto del mercoledì, perché mercoledì prossimo sarò al mare. Non avendo foto di una moto Morini, ho scelto una Moto Guzzi d'antan. Naturalmente, come tutti i miei racconti, anche questo è frutto di pura invenzione, ma di quell'invenzione che s'abbevera dei ricordi. Dal nulla non viene nulla, da una delusione d'amore può anche ricamarsi un raccontino simpatico.


LA MOTO

L’ho visto arrivare con il suo Morini quattro tempi, a benzina, bianco e rosso. Ma già sapevo chi era: urlavano il suo nome i quattro cilindri, voce amplificata dalla cassa armonica della testata d’argento di quella sua moto superba. Gliela invidiavo dal vetro del fanale anteriore al catarinfrangente sul parafango posteriore; invidiavo il suo possedere la velocità. Franco era il più ricco fra noi, la sua moto lo testimoniava. Avevamo l’età del cinquantino, non di più, ma i quattro tempi regalavano a quel Morini la dignità di una moto da adulti.

Franco è arrivata nel nostro cortile, senza casco, con aria distratta e superiore, come di chi non immagina il perché del nostro accerchiarlo. A lui la moto, a noi le briciole di bici senza cambi e tante moto cavalcate di notte, nel letto, dentro un sonno da figli del dopoguerra.

Noi intorno alla moto di Franco, e Franco a sorridere, portando la buona novella: “C’è una partita di calcio alla chiesa…ci aspettano.”

Il campo della chiesetta. Di campi da pallone ne calpestavamo almeno cinque: il cortile di casa mia, l’oratorio, il castello, il pratone e quello della chiesa di San Celso, che non era il più bello ma sempre meglio di un sagrato di casa popolare, con sassi e terra.

Mi stavo dirigendo in cantina per recuperare la bicicletta quando la voce di Franco, roca come avesse imparato l’intonazione del Morini, mi ha preso per il bavero: “Salta su” mi ha detto. “Tu vieni con me.”

Era la prima volta su quel sellino.

“Grazie” gli ho risposto, e mi sono accomodato.

Volavamo Franco ed io verso il campo della chiesa, lui sicuro nella guida, con accelerate da spavaldo, io intimorito ed estasiato, dentro un pomeriggio d’estate che mi aveva fatto sudare e che adesso, nel fresco del viaggio in moto, trasformava il sudore in piacevole frescura su tutto il corpo.

“Ti sta aspettando una ragazza…vuole vederti” ha detto Franco ad un certo momento, quando mancavano ancora cinque minuti di viaggio. Dentro quell’aria in movimento e il ruttare del motore Morini, la notizia mi ha fatto impazzire il cuore.

Volavamo verso il paradiso io e Franco, un eden popolato ora non dalla disfida calcistica, ma dall’immagine di una ragazzina (Franco l’aveva definita carina) che mi stava attendendo vicino alla chiesa. Una donna interessata a me, che mi voleva vedere, che mi avrebbe parlato perché –non potevo dubitarlo- certamente le piacevo, mi aveva incontrato chissà dove, o aveva saputo di me da qualche altra ragazza.

In quei pochi minuti ho ripassato ogni volto probabile e assaporato le più invitanti emozioni. Me la immaginavo bella, bionda, occhio chiari, perché uno non può prevedere di essere accolto da una ragazza brutta, cioè non degna di una simile attesa.

Il cuore cantava, mi mancava il fiato, appoggiavo la guancia sulla schiena di Franco, lo cingevo alla vita grassoccia e sognavo quel sogno finalmente reale. Un sogno meno illuso e più in carne ed ossa.

Il solo fatto d’aver suscitato un interesse femminile mi inebriava. Mi sentivo sicuro e interessante, avrei affrontato l’incontro con inevitabile emozione ma sarei stato in grado di reggere il confronto, di offrirle il mio meglio.

“Ma tu la conosci?” ho urlato a Franco, senza ottenere risposta.

Silenzio, mi frullavano immagini condite da gioie mai assaporate, un languore amoroso che mi struggeva. Il pallone non aveva più senso, meglio, la partita sarebbe stata momento di gloria per sorprenderla col mio gioco, affascinarla; lo si sapeva che ero sempre fra i primi ad essere scelto, quando i capitani faceva bimbumbam e ci si spartiva per squadre.

Così siamo arrivati al campo della chiesa: poca erba e molta polvere, un sole là in cima che abbagliava, radi alberi che proiettavano ombre striminzite.

Franco si è diretto verso un tiglio: “La posteggio qui sotto” mi ha detto. “Salta giù.”

Sono sceso di sella, accompagnato dagli ultimi versi del motore. Avevo già perlustrato la zona, da tempo indagavo sulle presenze in quel luogo. A bordocampo nessuno, mentre sul terreno di gioco era già in corso una partita. La palla volava e strisciava, rimbalzava e saltellava senza un lamento, nonostante tutti quei pedatoni.

Non s’era mai vista una ragazza, e più ancora una bella ragazza, giocare a pallone coi maschi. Ma se non era là in mezzo, nella terra e nel sole, dov’era?

Allora ero ingenuo ma lo sono anche adesso, a voler raccontare una storia di così poco interesse. Ho sofferto notando che lì, vicino alla chiesa, si contavano unicamente ragazzi, sudati e sporchi, agitati e col solo interesse di fare un gran gol, quando Dio aveva creato la donna per regalare paradisi terrestri.

E’ arrivato Franco, non alto ma grasso, non bello ma ricco, ancora innocente a quel punto.

“Ma la ragazza?” gli ho chiesto. “Dov’è?”

“La ragazza….ah, già, la ragazza…” e si è messo a ridere.

Franco non era il mio amico del cuore. Forse lo sarebbe diventato. Ci stavo pensando quando, insieme, cavalcavamo sopra la groppa del Morini. Non so perché ha inventato quello scherzo, perché ci ha messo di mezzo l’amore, il soffrire d’amore. Eppure aveva un anno più di me e, oltre alla moto, filava con le ragazze più belle. Doveva sapere. Immaginare. Prevedere la mia tristezza insanabile. O forse i soldi rendono lecito far piangere un compagno di giochi, dopo averlo trastullato nell’illusione più atroce?

Ho dato un solo pugno sinora. A Franco. Quel giorno. Sul naso. E se sangue c’è stato non mi ha mai fatto pena.

venerdì 27 maggio 2011

Grazie, Roberto

L'amico Roberto Bof mi ha fatto avere questa sua foto (cielo 'tempestoso' sopra il lago di Varese) come augurio per i miei trent'anni di nozze. Grazie, Roberto: sei un amico.

Nuovo appuntamento per il Memorial Aletti

In attesa del noto torneo basket 3c3 Memorial Fabio Aletti, gli organizzatori invitano ad un incontro, in calendario mercoledì 1 giugno 2011, ore 21, salone sottostante la chiesa parrocchiale di Biumo Inferiore. Il giornalista sportivo Nando Sanvito presenterà, in immagini e parole, la storia di alcuni protagonisti delle Olimpiadi di Hitler, a Berlino. Titolo: IL POTERE DEI SENZA POTERE. Info: www.memorialfabioaletti.it

foto: partita vecchie glorie-giovani cestisti, edizione 2010 del memorial Fabio Aletti

Staccar non nuoce

Staccar non nuoce, quindi mi concederò una breve vacanza, da domenica 29 maggio a giovedì 2 giugno. Carla ed io, per festeggiare i 30 anni di matrimonio, andremo a Sirolo, sul Conero, nelle Marche (foto). Già ci siamo stati per il 25° e lì torniamo. Ricordo le ginestre, il mare pulito, il vento e -purtroppo- anche pioggia e temporali. Confidiamo in un meteo più ragionevole. In un tepore più rassicurante.

Nonno Mario con bastone

Tanti auguri, caro papà Mario. Con oggi, sono 85. Lo so, sei un po' triste, un inatteso dolore alla gamba e alla schiena ti obbliga ad usare il bastone, ti senti in gabbia, tu abituato a 'correre', a star fuori casa, ad essere autosufficiente. Già qualche giorno fa (foto), quando sei venuto a svolgere il tuo abituale ruolo di distributore di medaglie, sei stato costretto alla sedia. Sorridevi con un velo di magone. Certo, 85 anni, non puoi lamentarti eppure ti lamenti, come è normale che sia. Siamo geneticamente inclini a voler star bene, anche alla tua età. E protestiamo: il progetto non ci piace. L'Ingegnere ha sbagliato qualche calcolo.

giovedì 26 maggio 2011

Regalo

Da qualche anno regalo ai miei alunni, al termine del triennio, la mia raccolta di racconti FAX D'AMORE. Dico loro che il libro ha questo grande vantaggio: non va a male. Lo potranno leggere anche fra vent'anni, non fa niente, sarà sempre il libro del loro prof. e, leggendolo, rivivranno questo tempo. Metto come dedica: Buon viaggio. Di solito quando consegno il libro, gli ultimi giorni di scuola, nota le seguenti reazioni: sono sorpresi che un prof. di ginnastica possa scrivere racconti; di anno in anno stentano a riconoscermi nella foto in quarta di copertina (FAX D'AMORE è del 1998, costa 16.000 lire e loro nemmeno hanno visto le lire); scorrendo l'Indice sono sorpresi dal racconto Il reggiseno (sarà il primo che leggeranno). Di solito non ho commenti postumi, non so se poi l'hanno letto o cestinato. Però due commenti li ricordo, di due alunne. Il primo: "Ma è un genio!" Il secondo: "Stupendo!" Come potrei dimenticarli!

Musica: linguaggio universale

Vidoletti in festa: dal 23 al 28 maggio, mostra sugli strumenti musicale nel mondo. Sabato 28 maggio, a partire dalle ore 10, in palestra nella sede di via Manin, vi sarà uno scambio culturale fra tutti gli studenti e le loro famiglie con musiche, canzoni, balletti, filmati...Seguirà un aperitivo per tutti.

mercoledì 25 maggio 2011

E il gallo cantò

Fra i personaggi evangelici che più mi rassomigliano vi è senz'altro Pietro, nell'atto del suo rinnegamento. La paura fa dire all'apostolo "Ti sbagli, non conosco quell'uomo." Non una, ma più volte. E il gallo cantò. La mia fede è debole, diventerebbe inconsistente di fronte alla prova. Eppure Dio sceglie Pietro come pietra angolare per la sua Chiesa. Basterebbe ciò per rendermi simpatico questo Padre, amante della nostra debolezza.

Resistere

Stamani ero in giro in centro, impegnato in pagamenti, uffici, bollette, code, il che significa resistere alla voglia di strappare tutto...e poi ho visto una persona anziana, zoppicante, che teneva anche lui in mano bollette da pagare, ed ho pensato che per lui resistere è ancora più dura, sta resistendo da una vita....il nostro è un continuo resistere, avere pazienza, sopportare, tirare avanti, accettare, mandar giù, guadagnarci giornalmente il biglietto verso una meta per nulla invitante...eppure non abbiamo altra scelta...resistere....la resa è concessa solo per il mistero di Dio....ogni altra resa è solo una sconfitta.

in foto: crocifisso a Caspoggio

La mia prima bici

Sono molto affezionato a questa foto (centrale in alto) che mio ritrae in sella alla mia prima bici, probabilmente quella sulla quale ho imparato ad andare. Siamo alla fine del 1962, ho 6 anni, sono da poco arrivato al Quartiere Garibaldi di Biumo, dopo i primi 5 anni di vita trascorsi in via Ugo Foscolo. Molto probabilmente è una domenica, visto che ho la camicia con tanto di cravatta (con elastico) e poi le foto (rare) si scattavano la domenica. Questo testimonia che vado in bici da quasi 50 anni, ho percorso migliaia di chilometri, scavalcato i principali passi delle italiche montagne, scritto decine di racconti (nonché un romanzo breve) con la bicicletta come protagonista. Un amore fedele. Che ignora i tradimenti.

IL RACCONTO DEL MERCOLEDI'

IL VENEZIA

Ma perché mai un lettore dovrebbe perdere il suo tempo, leggendo questo breve racconto? Subito detto: per incontrare il Venezia. E per incontralo non avete che me. Lui, il Venezia, nulla ha lasciato di scritto, niente immagini televisive, niente registrazioni audio. Solo il sottoscritto, con la traballante potenza del suo ricordo. E perché proprio il Venezia merita un racconto? Perché era un buono, e se ci teniamo ad impratichirci in questa qualità morale, allora ci farà bene sapere di lui.

Il Venezia…mamma mia, se ci penso sento ancora in pancia l’emozione per quel suo gesto elementare e stupefacente. E vedo soprattutto la sua di pancia, prominente dentro una tuta da meccanico, ventre che ancor più evidenziava l’unto del suo lavoro. La tuta era blu carta da zucchero, con macchie di grasso e nera sull’addome, dove preferibilmente si sfregava le mani. Un baschetto anche quello blu e un negozietto in fondo alla via, un locale unto e bisunto ricavato dentro un palazzotto cadente. Fra il suo negozio e il mio quartiere stava, nel mezzo, centralità del sapere, la mia scuola elementare.

Riparava biciclette e motorini il Venezia, ma il lavoro non era tanto nemmeno allora, dato che il suo addome esagerato spesso sbucava dalla soglia del negozio, a dire che non si stava ammazzando di fatica. Però qualcuno si lamentava che le riparazioni le eseguiva con calma, al limite del tempo massimo.

Perché lo chiamavamo il Venezia lo si sarà capito. Allora usavamo quel termine per due categorie di individui: quelli che giocando al pallone non passavano mai la sfera (ma non era il suo elenco) e quelli come lui, emigrati dal Veneto in cerca di lavoro, quasi subito costretti a spartirsi il pane con i fratelli del meridione d’Italia. Due povertà che trovavano nella mia città del cibo, un lavoro e aria senza troppi inquinanti.

Ma la faccio breve perché ciò che conta è quel gesto, quella scelta, quel sorriso tagliato dentro una faccia grossa e rossa come un’anguria divisa a metà, con quella coppola che lì in alto soffriva di vertigini e pareva sempre sul punto di cadere. Perché il Venezia, come molti veneti, era alto di statura.

Dio mio, se ripenso a quei tempi…già, ma non cado nel tranello, erano belli perché era bella la giovinezza: tutto qui. Ma stiamo al riparatore di bici. Avevo sette anni, seconda elementare e una bici non adeguata: io non ero un gigante, ma quella bici era da nani. Mi accontentavo perché mi portava per il cortile di sassi dove volevo, e se tiravo coi pedali sentivo l’aria in faccia e mi pareva di andare veloce. Non ero prudente, come ogni bimbo sopravalutavo le mie abilità e sottostimavo i rischi. Le mie ginocchia parlavano chiaro. Ma quel giorno si fece male anche lei, la bicicletta. Una curva mal condotta mi buttò contro lo spigolo del palazzo e a terra. Non piansi perché avevo una compagna di scorribande, si chiamava Patrizia, mi piaceva e qualche volta riusciva a stare al mio passo. Non quel giorno. L’avevo staccata inesorabilmente. Fu brava Patrizia, non rise di me. Avevo sangue e abrasioni, ma soprattutto una bici con il manubrio storto e un cerchione che toccava sulle forcelle.

“Mia mamma mi ammazza” dissi a Patrizia, con un mezzo magone.

“Perché non vai dal Venezia? Se vuoi ti accompagno” disse Patrizia.

Mi parve una follia. Avessi dato seguito a quel piano e fossi stato scoperto, sarebbe intervenuta anche la furia di mio padre. Ma c’era Patrizia con me.

“I tuoi ti lasciano uscire dal quartiere?”

“No” disse la ragazzina.

“Nemmeno i miei.”

“Andiamo” e Patrizia mi prese per mano.

Cercai per un tratto di mantenere l’estasi della mano di una ragazza e il trasporto della bici, ma fui costretto a sganciarmi. Il trasporto mi obbligava ad usare entrambe le mani, sollevando la ruota anteriore che non girava.

Il Venezia era là, con la pancia di fuori e la Nazionale senza filtro che pendeva dalle labbra, la barba di tre o quattro giorni e il sole basso negli occhi.

Mi vide e parlò: “Ti conosco…tuo padre non è quello che abita al quartiere?”

Dissi di sì, sapevo che conosceva mio padre, non ero sicuro che si ricordasse di me.

“E questa ragazzina? E’ la tua fidanzata?” chiese il Venezia.

“Sì” rispose Patrizia.

Secondo me non era vero, non so perché lo disse, non fu mai la mia ragazza, forse in quel momento le andava di fare la grande, la già impegnata con un ragazzo che, diciamo la verità, non era il peggio del quartiere.

“Vieni qua” disse il Venezia, notando i miei graffi e la bicicletta. “Non c’era nessuno in casa?”

A me le bugie uscivano a rilento, per questo Patrizia prese di nuovo la parola: “Nessuno, allora abbiamo pensato di venire da lei.”

“Bravi….qua che ti pulisco un po’” e mi fece entrare nel negozio, un antro senza luce, sporco. Sapeva di ferro e di grasso, irranciditi dalla muffa. “Siediti lì.”

Le parole del Venezia dovete immaginarle con inflessione veneta, sporcate con qualche frase in dialetto stretto, che non capivo.

Fece finta di lavarsi le mani con un pezzo di sapone di Marsiglia annerito dal grasso, dentro un lavandino di metallo piccolo piccolo, con un rubinetto dalla manopola a forma di fiore. Prese dell’alcol e del cotone idrofilo e mi disinfettò alla meglio.

“Sua mamma lo ammazza” disse Patrizia, indicando con la mano e lo sguardo la bici contorta.

“Lo so” disse il Venezia, che si mise all’opera e raddrizzò manubrio e cerchione con una sveltezza sorprendente.

La bicicletta era in ordine e avevo conquistato Patrizia. Almeno di questo mi illudevo, dopo aver salutato, ringraziato ed essere risalito in sella per non farmi staccare da lei.

In realtà non avevo conquistato una ragazza, avevo forse capito che comandano le donne, e anche il mio procedere dietro Patrizia, verso casa, diceva di una certa sottomissione. In verità ero stato conquistato dal Venezia. Ma l’avrei capito molti anni dopo.

Patrizia me la sono dimenticata, lui no. Il ricordo del suo sorriso buono credo mi abbia salvato dagli eccessi di cattiveria e di egoismo, permettendomi di mantenere un sufficiente livello di buona creanza. Oggi, che so quale gioia si prova a far contento un bambino, riparandolo dalla violenza degli adulti, posso leggere sino in fondo quel sorriso, tagliato dentro una faccia rubiconda e sporca, grande e rotonda come una rossa anguria, divisa nel mezzo.

martedì 24 maggio 2011

Un frutto raro

Oggi sono andato a cogliere le ciliege che vedete nella foto, nel giardino di Anita ed Elio, genitori di Carla. Le ciliege per me sono un frutto raro, le vedo due, tre settimane l'anno. Ho pensato al film che ho visto al cinema sabato, The tree of life, che il giorno dopo ha vinto la Palma d'oro a Cannes. Un film raro, suggestivo, originale, bergmaniano, molto ambizioso, che affronta tematiche decisive: Dio, il male....Ma soprattutto ho pensato al regista, Teerence Malick, e al suo 'vezzo' di non farsi mai vedere, né per ritirare i premi, né per rilasciare interviste. Infatti a Cannes non c'era. Dal 1973 ad oggi ha girato solo 5 film. Pare voglia protestare contro gli eccessi di esposizione mediatica, 'obbligati' in un certo mondo. Ma forse è il più esibizionista di tutti, perché così facendo alimenta il suo mito, il suo 'culto'. Ho pensato che dovrei fare anch'io come Malick: scomparire. Basta blog, facebook e tutto il resto. Ma ho il sospetto che nessuno verrebbe a cercarmi!

lunedì 23 maggio 2011

Lettera ai giovani

Cari giovani,
questa sera ho incontrato una mia ex alunna in un supermarket. Abbiamo parlato un po'. Come va come non va, è saltato fuori il tema del lavoro. Lavora in un grande centro commerciale varesino. "Prof. alla fine io ho scelto questa filosofia: coi tempi che corrono, avere il lavoro è già tanto. Non posso pretendere che sia proprio quello che desidero. Mi accontento. E nel tempo libero cerco di realizzare le mie passioni." Più o meno il succo del suo dire era questo. Come darle torto? Il lavoro serve per vivere. Senza lavoro non si mangia. Anche i sogni, le passioni servono per vivere, ma non sempre (direi quasi mai) si può contare sul lavoro sognato. Anche perché il lavoro sognato può rivelarsi deludente. La vita è l'arte di far ruotare tutte le sfere, come un giocoliere.

Siccità

Non sono un tipo dai facili allarmismi, devo però far notare (ma i più se ne saranno già accorti) che un secco così in aprile e maggio non l'ho mai visto. E il mio amico-lettore Dino, grande esperto di meteo, confermerà. Già un aprile fuori dalla norma, e ora anche maggio, per solito molto piovoso. E comincia a circolare la parola siccità. A meno che non ci rovini l'estate, con pioggia in abbondanza. Certo è che i prati cominciano ad ingiallirsi.

Luisa e Attilio


Luisa e Attilio al ballottaggio: chi l'avrebbe detto? Mi spiace solo che non potrò dare il mio voto, perché domenica prossima sarò in vacanza. Per onorare degnamente i 30 anni di nozze, Carla ed io saremo in giro per l'Italia, non so ancora dove. Certo, non è lo scontro Moratti-Pisapia, ma in politica -come nella vita- ogni tanto capita qualcosa di imprevisto.

Varese-Cantù: 69-75

Niente da fare: Cantù è più forte. E non possiamo prendercela neppure con gli arbitri. Sempre sotto (di 4 al primo, di 4 al secondo, di 7 al terzo), solo Phil Goss è parso all'altezza, Ronald Sley ha mantenuto percentuali oratoriane dal tiro, gli altri così così, mentre Cantù ha trovato un Marteen Leunen perfetto dal tiro da tre punti, e una squadra complessivamente più solida. Del resto la posizione in campionato parla chiaro. Nulla si inventa. Comunque i nostri hanno lottato sino alla sirena, il pubblico è stato un'ovazione continua alla potenza di Varese, curva che è stata ripagata e ringraziata dal capitano, con lancio della canotta. Forza Varese! I playoff erano già il nostro scudetto.

Un bel campionato

E' finito il campionato di basket. Un buon campionato, con partite che resteranno nella memoria, emozioni forti, divertimento, spettacolo. Un grazie a tutti i protagonisti. Ci si rivede a settembre.

domenica 22 maggio 2011

Scorre veloce il tempo

Scorre veloce il tempo, un altro anno è passato ed eccoci all'annuale incontro dei compagni di liceo classico. Eravamo in dodici, lo zoccolo duro resiste, è il quinto anno che ci ritroviamo di anno in anno, qualche defezione ma metà classe è fedele e contenta del ritrovo. Eccoci davanti alla pizzeria San Gottardo della Rasa, da sempre il nostro ristorante. Da sinistra: Ludovici, Lato, Valmaggia, Turtura, Giracca, Brenna, Aveta, De Palma, Meani, Castellini, Comolli, Zanzi.

Nato per annotare

La Provincia di Varese domenica 22 maggio 2011

sabato 21 maggio 2011

Premio Ghiggini Arte Giovani

Si è aperta stamani, in Galleria Ghiggini, l'edizione 2011 del Premio Ghiggini Arte Giovani. Un plauso ad Emilio Ghiggini (e alla figlia Eileen), che da anni offre i suoi spazi e la sua competenza a vantaggio dei giovani artisti. Sarà possibile visitare i lavori in esposizione dal martedì al sabato (10-12.30/16-19) sino al 25 giugno, quando alle ore 11.30 si effettuerà la premiazione. Sarà possibile ritirare anche un sintetico catalogo, con ricca prefazione della critica d'arte Chiara Palumbo.

Lettera ai giovani

Cari giovani,
certo conoscete la parabola dei talenti. Lì il messaggio è chiaro: non dovete aver paura. Anche se avete un solo talento, non sotterratelo per non perderlo, rischiate e mettetevi in gioco. Il guaio è che spesso i giovani pensano di non avere neppure un talento, oppure vanno a giorni alterni: a volte sono convinti di averne dieci, altre volte si ritrovano assolutamente poveri. Il guaio è che i giovani sono confusi, spaesati, indecisi. Tutti i giovani possiedono senz'altro il talento dell'incertezza. Che fare? Niente paura, la vita non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Un passetto alla volta. Senza fretta.

Grazie a Pippo

Torno un istante ai regionali di basket, per ringraziare pubblicamente Pippo Gazzotti (a destra, insieme al suo braccio destro Claudio Schena), coordinatore dei prof di ginnastica della nostra Provincia: grazie alla sua insistenza abbiamo potuto ottenere il bus per la trasferta, senza dover utilizzare il treno, assai più scomodo. Grazie, Pippo!

Ascesa al Campo dei Fiori

Venerdì 27 maggio è in programma la Seconda salita al Campo dei Fiori della Vidoletti, in bici o a piedi (in foto, la salita del 2010). Sono invitati alunni, ex alunni, genitori e parenti. Partenza dalla Vidoletti: ore 15 per chi sale a piedi, ore 16 per chi sale in bicicletta.

venerdì 20 maggio 2011

Una staffetta super

Ecco le ragazze della staffetta 4x100, prime con un ottimo 58"86, tempo molto vicino al record della scuola di prima media.

Nuovo record Vidoletti

Gli staffettisti della Vidoletti, primi nella 4x100 con il nuovo record della scuola: 56"38, un tempone!

La vittoria di Alessia

La nostra Alessia Valeretto si avvia tutta sola al traguardo. Vincerà i 1000 metri in 3'48"02.

Velocità 60 metri

Le maglie verdi Vidoletti di Elia Fronte (al centro) e di Riccardo Kassi (a destra), rispettivamente 3° e 5° nella velocità 60 metri.

I primini

Queste stupende giornate di maggio hanno favorito le gare di atletica leggera, destinate ai ragazzi di prima media, classe 1999. Stamani a Calcinate degli Origoni, sul campo dedicato al prof. Gianni Bellorini, le 'ragazze' Vidoletti hanno vinto la fase interdistrettuale, i 'ragazzi' sono arrivati secondi. Una bella mattina di sport!

giovedì 19 maggio 2011

La coppa

Fa parte della tradizione Vidoletti consegnare le coppe più prestigiose al dirigente scolastico, per l'occasione al professor Antonio Antonellis, grande sportivo un po' giù d'allenamento causa il troppo lavoro. E tale rito si è compiuto stamani. Purtroppo mancavano due campioni regionali. Il preside alza la coppa al cielo e ringrazia gli alunni, bravi sul campo ma anche fuori. La coppa finirà nella gloriosa bacheca Vidoletti, che già annovera molteplici trofei in molti sport. Ma il basket, vanto della città di Varese, ha un posto d'onore.

Quella panchina scomoda

Una sintetica considerazione, sempre in merito all'esperienza dei regionali di basket (in foto, il risultato della finale, 52 a 41 per la Vidoletti contro Cremona). Prima di iniziare le partite ho chiesto ai 12 ragazzi se preferivano il rischio della sconfitta ma facendo giocare tutti, o la vittoria, dovendo lasciare in panchina qualcuno. E la risposta è stata unanime: vittoria. Purtroppo gli sport di squadra, molto socializzanti, hanno questo peccato originale: la panchina. C'è chi si allena costantemente e con impegno, ma avendo meno doti di altri rischia di giocare ben poco. Non ci sono alternative. Infatti nella partita contro Cremona quattro ragazzi su dodici non sono neppure entrati in campo. E del resto è ridicolo e mortificante anche fare come fanno alcuni allenatori, che mettono in campo un paio di minuti giusto per dare il contentino. La vittoria negli sport di squadra ha un prezzo alto, che si legge sul volto di chi in campo non mette i piedi.

mercoledì 18 maggio 2011

Inizia l'avventura

Sotto un cielo grigio, inizia l'avventura del basket Vidoletti alle finali regionali. Ecco i ragazzi davanti al Palazzetto dello Sport di Caspoggio, in Valmalenco, poco prima dell'inizio del torneo.

Buona la prima

Buona la prima, e cioè la partita contro l'IC 'Manzoni' di Calolziocorte (Lecco). Vittoria per 71 a 47, e la soddisfazione di poter mettere in campo tutti e 12 i giocatori, compreso il roccioso ma poco tecnico Riccardo Calesella, cha fa il suo dovere in difesa e segna persino 1 punto!

Entusiasmo

Prima della finale contro la scuola media 'Virgilio' di Cremona, i cestisti Vidoletti sono sereni, quasi entusiasti della disfida che li attende.

Una dura battaglia

E' stata dura, i rocciosi cremonesi hanno venduto cara la loro pelle ma le 'canotte marroni Vidoletti' hanno retto all'urto e vinto la battaglia: 52 a 41, CAMPIONI DI LOMBARDIA!

Ecco i nomi

Ed ecco i nomi dei nuovi campioni regionali di basket: Armando Preatoni, Matthew D'Alessio, Gianmarco De Vita, Riccardo Calesella, Gianluca Conz, Luca Moalli, Andrea Tomasina, Giovanni Bortoluzzi, Luca Brega, Giorgio Martinelli, Andrea Giardini e Mattia Balzaretti.

Dulcis in fundo

Dulcis in fundo per davvero, una bella torta per festeggiare il compleanno di Andrea e Giovanni: un compleanno che non dimenticheranno mai!

lunedì 16 maggio 2011

Alberto per Fabio

Martedì 17 maggio, ore 21, salone sottostante la chiesa parrocchiale di Biumo Inferiore, gli organizzatori del Memorial Fabio Aletti hanno invitato un grande dello sport, esperto di fatica e di vittorie: Alberto Cova, campione olimpico 1984 dei 10.000 metri. Titolo: 'La forza dello sport'. Io sarò via, proprio per un impegno sportivo, ma chi non ha già un impegno programmato, magari programmi questo.

Partenza per Caspoggio

Partenza per le finali di Caspoggio: ore 9 PalaIgnis. Ricordarsi il documento di identità. Far girare la voce.

Basket tre contro tre


La Vidoletti è chiusa per le operazioni di voto, ma lo sport Vidoletti non si ferma. Infatti stamani sette ragazze e tre ragazzi hanno disputato, al Campus di Varese, il tradizionale TrecontroTre, sponsorizzato da Dino Meneghin. Le ragazze si sono qualificate per la finale regionale (mercoledì 25 maggio, Milano), i ragazzi hanno perso più che onorevolmente.

domenica 15 maggio 2011

I due estremi

Gli estremi degli Zanzi: nonno Mario e il piccolo Riccardo, oggi in festa per la sua Prima Comunione. Il più anziano e il più giovane. Qua e là tre 'nipotine' di nonno Mario.

La segretaria e il presidente

La Provincia di Varese - domenica 15 maggio 2011

Certi giorni di vento

Trascorrono ore nelle quali davvero facciamo fatica a sopportarci. E più ci avviciniamo (per età) all'ultimo limite, il più radicale, l'impronunciabile, più il nostro limite personale ci pesa. E non riusciamo a non pensarci. Ci sono certi giorni di vento dei quali vorremmo approfittarne, rubare quel vento per salire in alto, farsi trasportare dove noi vorremmo ma non osiamo. Giorni sereni nei cieli, temporaleschi nell'anima.

sabato 14 maggio 2011

Lights of your party

Anche lo scrittore Arbasino, per solito molto contenuto nelle sue manifestazioni di gioia, applaude convinto al nuovo cd di mio fratello Marco, 'Lights of your party', che sarà a breve nei migliori negozi di dischi. Ma chi vuole 'assaggiarlo', corra subito sul sito ufficiale www.piedmontbrothersband.com è troverà un video di presentazione davvero convincente. Forza Moch!