lunedì 26 novembre 2007

Dimenticanza


Stamani alle 9.42, giunto a tre quarti della salita al Campo dei Fiori (bivio delle Ville) mi sono ricordato che alle 10 c'era la Messa a Biumo Inferiore, in memoria del giovane Fabio Aletti. Era troppo tardi, non potevo tornare indietro. Ci sono rimasto male. Credo che se uno si dimentica qualcosa, è perché non ci tiene abbastanza. Certo, con l'età la memoria...ma non ho scusanti. Ammettere i propri limiti è già un passo avanti. Nella nostra vita c'è sole e nebbia (nella foto, quella di stamani, in alto il sole, sotto le nuvole), godiamoci il sole ma non lasciamoci soffocare dalla nebbia della nostra 'infedeltà'. Ammettiamo che c'è. Negarla ci renderebbe ridicoli. A noi stessi e agli altri.

Profili...da vendere


Roberto Gervaso dice: "Il 50 per cento degli italiani scrive, e l'altro 50 per cento non legge." Mio fratello Paolo dice che gli italiani sono individualisti, quindi prediligono il gusto anche narcisistico del libro scritto da sè, piuttosto che la disponibilità ad aprirsi agli altri, insita nella lettura. Concordo con entrambi. Anche per questo temo per il futuro del mio libro 'Profili', da ieri nelle librerie. Pessimista? No, realista. Però il prezzo è contenuto e il formato accattivante: chissà!

sabato 24 novembre 2007

Una bella serata (bis)


Sì, anche quella di ieri sera, per il libro Profili, al Miv, mi pare sia stata una bella serata. Nella foto una delle immagini proiettate, è mio padre Mario. Gli ho dedicato una poesia, credo sia stato contento. Forse qualcuno si sarà addormentato, complice il caldino e le comode poltrone della sala Nettuno, approfittando del buio, ma credo anche che molti non si siano annoiati. Sono ottimista, non è un difetto. Ho dato un piccolo contributo a portare a termine una giornata di pioggia, tristemente novembrina. Forse ho portato un po' di sole e di calore nel freddo del buio di Varese. Se così fosse, sarebbe già molto.

Per dialogare: carlo.zanzi@tele2.it

domenica 18 novembre 2007

Una bella serata


In fondo a me interessa anzitutto non stressarmi, poi offrire agli amici una serata diversa, divertente, rilassante, una serata che si può ricordare, possibilmente anche con un regalo finale. Tutto qui. E poi sono contento se riesco ad organizzare una serata che funziona, senza imprevisti e inceppi tecnici, professionalmente accettabile, non improvvisata, alla 'carlona'. E infine sono contento se, alla mia fatica organizzativa, corrisponde poi una presenza di pubblico. Tutto questo c'è stato (almeno a me così pare) ieri sera in Salone Estense, per la presentazione di Agenda Varese 2008. Che si è conclusa (vedi foto) anche con la pubblica esecuzione da parte di Antonio e Lidia (miei amici) della mia prima camzone in dialetto, parole e musica: Valzer par Varès. Insomma: sono andato a letto soddisfatto. Ogni tanto ci vuole.

sabato 17 novembre 2007

Ma si continua

'Chi si ferma è perduto!' ammonisce un vecchio detto, e allora io non mi fermo (in fatto di libri) e presento il mio prossimo: 'Profili', che ha per sottotitolo 'Varese in pensieri, parole, immagini e omissioni'. Ci sono 15 foto di Carlo Meazza e un centinaio di miei pezzi, scritti su La Prealpina, su Luce e inediti negli ultimi tre anni. Lo presento venerdì 23 novembre, ore 18, sala Nettuno del Multisala Impero Varese. E' un libro graficamente originale, perché è un libro doppio, con doppia copertina: come fossero due libri in uno. Chi verrà vedrà. Non lo posso regalare come l'Agenda, ma avrà un buon prezzo. E poi chi viene non è obbligato a comprarlo. L'importante è esserci. In foto la copertina della parte fotografica del libro, formato 15x21 ma ad album, cioè con il 21 come base. Vi aspetto. (Niente, non mi carica il pdf della copertina, e allora metto un'altra immagine. Anzi, non metto nulla.)

venerdì 16 novembre 2007

Ecco la nuova AgendaVarese2008


Ieri verso le 17.15 sono andato a ritirare le copie della nuova Agenda, che vedete in foto. Ogni volta che vedo un mio nuovo libro sono felice e mi emoziono, ma certo non è come la prima volta. Era il 1988 (quasi vent'anni fa!) e aspettavo con ansia 'Papà a tempo pieno', ma non usciva mai. Poi un giovedì mattina (iniziavo a lavorare alle 9) sono in centro e vedo in Libreria San Vittore, corso Matteotti (ora non c'è più) il mio libro in vetrina. Potete immaginare...ma non potevo acquistarlo, perché la libreria apriva alle 9. Così ho chiamato mio padre, me l'ha comprato lui e me l'ha portato a scuola, in pacchetto regalo. Oggi è molto diverso. A parte che di libri ne ho pubblicati più di trenta e ci si fa l'abitudine. Poi in pratica quasi tutti i miei libri li curo io, anche nell'editing, quindi seguo passo dopo passo l'edizione e quando esce già lo conosco. Rimpianto per le forti emozioni della giovinezza? Direi di no, oggi le emozioni ci sono ancora, meno violente ma più consapevoli, se così si può dire. Credo di essere più felice ora di allora. Una cosa sola mi disturba assai: ho vent'anni di più!

domenica 11 novembre 2007

Non solo bici


Torno un istante a parlare di bici (nella foto, 103^ salita al campo dei Fiori, è prima foto fatta con l'autoscatto, non avevo ancora imparato ad usarlo). Vorrei solo dire che ci sono più ragioni, che mi invogliano ad andare in bici. E, credetemi, non sono ragioni addotte per giustificare la mia passione. Sì, è vero, ho del tempo libero e posso permettermi un'oretta di sport al giorno. Non tutti possono farlo, sono un privilegiato, anche se ho fatto delle scelte professionali che mi permettessero tale utilizzo del tempo: meno soldi, più sport. Ma lo sport non lo faccio solo 'per sport'. Anzitutto in bici riesco a pensare meglio che seduto a tavolino: parrà strano ma è così. Quindi molte idee, poi tradotte in libri e altro, sono nate pedalando. Quindi in fondo è un po' un lavoro: mi sento un professionista. Poi prego, e anche qui riesco a farlo meglio all'aria aperta che in chiesa. Poi in fondo fare sport fa parte del mio lavoro di docente: credo che un prof di ginnastica debba essere presentabile, fin che riesce deve poter dimostrare gli esercizi...e poi ci mettiamo il divertimento, il bisogno fisico, una sorta di dipendenza (certo più positiva del fumo o di altro)...tutto questo per dire (e lo dico anzitutto a me stesso) che dietro certi comportamenti può esserci un rovello interiore che non appare in superficie, quindi non è mai saggio avanzare giudizi affrettati. Ripeto: faccio anzitutto la morale a me stesso.

sabato 10 novembre 2007

Perdersi per trovarsi, dimenticarsi per star bene


Cominciamo col dire che la foto non c'entra con ciò che andrò a scrivere. La foto fa riferimento sempre alla serata toppata di Carta straccia? Fra i presenti, mia figlia Caterina che studiava nella sala (sempre a Villa Recalcati) dedicata alla Pallacanestro Varese. Il concetto invece è questo: meno si pensa a sé, più si sta bene. Più si è presi da qualcosa fuori di noi, più ci si sente felici. Quindi il problema è farsi prendere da qualcosa che sia così coinvolgente, da mettere in secondo piano noi stessi: impresa non facile, dato che noi -ovviamente- siamo abbastanza interessati alla nostra persona e a ciò che ci riguarda. Ma noi, se stiamo troppo su di noi, diventiamo nemici a noi stessi. E stiamo male. E ci inventiamo il male. Quindi bisogna uscire. Gli altri possono essere la realtà che ci coinvolge, tanto da farci uscire dai nostri panni. Mettersi nei panni degli altri. Per questo la proposta evangelica, l'amore evangelico rende felici, quindi è una buona proposta, un buon annuncio. Un Vangelo, appunto.

Carta straccia? No, buco clamoroso


Ho toccato il fondo. Ora non posso che risalire. Al dibattito Carta straccia? di stasera, a Villa Recalcati, c'erano due persone, quindi l'incontro è saltato. Nessun relatore (vedi foto) ha animato una serata che è stata, poer me organizzatore, certo piuttosto deludente. Eppure sono felice lo stesso. Una volta ci sarei rimasto molto male. Credo che stanotte, invece, dormirò tranquillo. Sono altri i problemi che tolgono il sonno. Altre le priorità. Certo, come inizio dei festeggiamenti per i 25 anni del settimanale L'Occasione non è un granché, ma anche l'editore Cavenaghi non se l'è presa. Chi bene inizia è a metà dell'opera, si usa dire. Vorrà dire che noi, dell'opera, siamo ancora all'inizio.

venerdì 9 novembre 2007

Il miracolo del fumo


Un pensiero serale: fra i motivi che, se penso al passato, mi fanno inorgoglire, trovo il fatto che ho smesso di fumare. Moriva il mese di dicembre del 1979, ero da poco tornato da militare e dopo molti anni di sigarette (però mai oltre le 10-15 al giorno) sono riuscito a smettere definitivamente. Mai più nemmeno un tiro. E sono passati quasi trent'anni. Un mezzo miracolo. E così m'è venuto di pensare ai miracoli. Penso di averli sperimentati nella mia vita. Lo riassumerei così: "Prima non ci vedevo e adesso ci vedo." La sostanza del miracolo è lì, ma tu non la vedi. Poi gli occhi ti si aprono. Non è il miracolo che viene da te, sei tu che vai da lui. Cominciamo col dire che miracolo è mistero. Che so, probabilmente ci sono anche dei miracoli per cui uno, miracolosamente, guarisce. Ma io credo di più ai miracoli quotidiani, a esperienze miracolose aperte a tutti, non a eccezioni per pochi. Tutti siamo chiamati alla santità, e tutti -per giustizia- dobbiamo poter disporre di esperienze di miracolo, che verso questa santità possano condurci. Il miracolo è lì ma lo chiudiamo fuori dalla porta. Poi un bel giorno (o più spesso un 'brutto' giorno, perché segnato dal dolore) la porta si apre. Il miracolo Dio lo aveva già pensato. La nostra libertà faceva altre scelte. Poi gli occhi si aprono. Da ciechi a vedenti. Poi la cecità torna, o quanto meno la miopia (non è sempre festa, come si dice) ma l'esperienza fatta ti segna e ti rimane. Hai visto, almeno una volta. E potrebbe ricapitare.

venerdì 2 novembre 2007

Al San Martino


Sebbene in ritardo rispetto alle mie tradizioni (di solito ci vado in primavera, ma quest'anno avevo i 100 Campo dei Fiori), sono salito al San Martino. A novembre, come in novembre (15 novembre 1943) si compì il sacrificio dei partigiani varesini. Salendo verso Duno, la prima parte della salita, la più agevole, sentivo le campane di Cuveglio, di Cuvio, di Duno, forse di Cantevria. Campane in festa. Poi, dopo Duno, nel tratto più ostico, ho sentito colpi di fucile, cacciatori, e il ricordo dei colpi della guerra si è fatto più presente. Sono arrivato stanco, come ogni anno. Oltre un'ora di salita: 67' e 17", per la precisione. Quest'anno ci sono salito in city-bike perché la mountain-bike è da aggiustare, e con la bici da corsa (che ha come rapporto più agile un 39-21) non ci sarei mai arrivato. Questa è la sola salita che percorro in bici, nel corso dell'anno, durante la quale mi viene voglia di tornare indietro. Arrivo in cima verso le 11, foto, discesa (che è pericolosa, strada stretta e sassi) e poi il rientro da Cuvio-Brinzio. E' stato un mezzo calvario, perché sono stato colto da una crisi di fame e le gambe erano due pezzi di granito. Ho quindi offerto la mia ridicola fatica (e le mie preghiere) a chi ha fatto la fatica estrema, 64 anni fa, negli stessi luoghi. Anche nel 2007 ho mantenuto la promessa di salire al San Martino. Sono un po' più felice.