venerdì 31 dicembre 2010

Paolo, poeta

L'ultima nòcc

di primm dès ann dul domila

Un penseer ricamaa cunt i stell:

i stell filant di des'ann dul domila.

Sarasìn,

d'una piazza vèrta sü la vita

d'un pueta da rimm piscininn,

piscininn 'mè i curiandul da lüüs

ca brüsan stanòcc,

in stà ultima nocc

di prim dès ann dul domila,

… E pensà ca' l saria anca bell

inmaginàss ca sa pòda dì da finìla

cunt i mort in sü i stràa,

cun la famm, cunt i gueer

o cunt ul dì, par esempi,

dul culur divèrs d'una pell.

Vidè pö, tütt i nòcc ca resta in avanti,

dumà sott 'na fiucàva da stell.

Paolo pozzi

Un pensiero ricamato con le stelle: le stelle filanti dei dieci anni del duemila.

Piccole luminarie di una piazza aperta sulla vita di un poeta di piccole rime, piccole come i coriandoli di luce che bruciano questa notte, in questa ultima notte dei primi dieci anni del duemila…

…E pensare che sarebbe anche bello immaginarsi che si possa dire di farla finita con i morti sulle strade,

con la fame, con le guerre o con il dire, ad esempio, del colore diverso di una pelle, Vedere poi, tutte le notti che restano in avanti, solo sotto una nevicata di stelle.

Il mio amico poeta Paolo Pozzi (uno dei più sensibili poeti dialettali delle nostre terre) mi ha inviato questa poesia, completandola con la bella foto dei suoi fiori, in quel di Vedasca, sopra Stresa. Paolo mi fa sempre di questi regali. Sa che mi fanno piacere.

Fastidio

Sì, c'è una cosa che mi dà fastidio in questi giorni di festa: quando ci si lamenta per il troppo cibo. "E ho mangiato troppo di qua, e ho esagerato di là...." con aria quasi schifata. Come se si fosse costretti a mangiare così tanto, costretti all'ingrasso, come le oche in vista del patè. Ebbene, quando sento frasi di questo tipo mi si para davanti l'immagine di chi, invece, non ha da mangiare neppure il necessario, e ci rimango molto male. Mangiamo, abbuffiamoci, lo si sa che in questi giorni si esagera, ma almeno stiamo in silenzio, per carità!

in foto: la nostra tavola, pronta per il pranzo di Natale

Nemmeno un libro

Ecco, sì, a voler ben vedere, una pecca il mio 2010 ce l'ha: a partire dal 1988, anno del mio primo libro pubblicato (Papà a tempo pieno, vedi foto), mi è capitato in rare occasioni che in un anno non pubblicassi almeno un volume. E in questo 2010 ciò è successo. Ma non è detto che tale 'sterilità' sia un male. L'importante è che il seme sia stato gettato e che, sotto terra, si stia 'inciccendo'. Magari un giorno vedrà la luce. I miei lettori hanno pazienza. Ma mi domando: tali lettori hanno più pazienza a leggermi, o ad attendere nuove opere? Mah, il dubbio m'assale!

L'anno che sta arrivando

'Rosso di mattina, la pioggia si avvicina', questo ci avevano insegnato i contadini decenni fa. Io spero invece che l'alba del 2011 porti sereno. Il mio 2010 è stato più che positivo, se il 2011 fosse come lui, mi andrebbe benissimo. Penso però a quanti escono dall'anno vecchio con le ossa rotte: sono vicino soprattutto a loro. Con la consapevolezza (come cantava Lucio Dalla nel 1978, ero a militare) che 'L'anno che sta arrivando, fra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità.' A cosa si stesse preparando Lucio non lo so; io mi preparo a vivere...come sempre.