martedì 31 gennaio 2012

Il racconto del mercoledì




febbraio

A terra una calza e una ciabatta.
Nel procedere lungo il corridoio, i suoi occhi fecero la curva sulla destra e vide la loro camera: porte di armadi aperte, un accappatoio verdemarcio a terra, altre ciabatte, un top, mutande, il tappo di un tubetto di crema, qualche elastico per capelli, una spazzola, un pigiama invernale, una cintura, altro ancora. Non volle indagare oltre, gli occhi fecero dietro front e tornarono ad affiancarsi al suo malumore.
Era già pronto per uscire, se ne andava di casa sempre prima degli altri. Affrettò il passo verso la porta ma si fermò: ‘Perché era costretto a scappare da casa sua?’
La sosta lo indusse a guardare in cucina: avanzi di prime colazioni, una bustina di te gocciolante s’era afflosciata, esausta come un maratoneta, sul bordo di un piattino, e poi briciole e macchie di caffèlatte, ancora una ciabatta e un tovagliolo finito a terra, pirottini di merendine al cioccolato, vasetti di marmellata aperti, con i tappi lontani almeno tre spanne. Nel lavandino poche stoviglie, le altre erano state abbandonate come relitti sopra il tavolo. E insieme a quello spettacolo di disfacimento domestico, i primi rimbrotti, le prime minacce, i primi sbuffi e qualche mala parola, come rumori di un temporale in avvicinamento.
Con un atto di coraggio tornò indietro, raccolse qualcosa da terra senza farsi notare, più che altro per far piacere a sua moglie, restò in allerta, come un cacciatore che sente odore e rumore di preda.
“Porca puttana, chi ha visto il mio maglione panna?”
Silenzio, un ronzìo di asciugacapelli, uno sbattere incontrollato di porta, un ronzio di televisore mal sintonizzato in cucina.
“Mamma, chi ci accompagna?”
Ancora silenzio e un trillo di sveglia nell’appartamento di fianco.
Avrebbe voluto rispondere con entusiasmo “Io!” perché davvero era ben disposto ad accontentarle, se avesse avuto a che fare con persone puntuali. Attenderle significava ritardo sul posto di lavoro, ritardo di molti minuti. Non se lo poteva permettere, per lui e per loro.
“Il maglione?”
“Io non l’ho preso....”
“Porcaporcaporca...”
“Vaffann...con chi t’incazzi?”
La tempesta montava.
Gli venne in mente ‘L’uragano perfetto’ con George Clouney. Eccolo a casa sua, in risalita, in ebollizione, in espansione esplosiva.
Lei fece per dire qualcosa, più che altro raccomandazioni e rinforzi a precedenti inviti, ma venne zittita in malo modo. Volle insistere, ma fu come se dell’altro vento fosse entrato a dar forza ai vortici depressionari, sibilanti ormai dentro quella famiglia normale.
E intanto, fuori, febbraio s’era svegliato con una gran bella giornata di sole, fredda.
Lui taceva, abituato, e soprattutto consapevole che fuggire era pavidità, forse, ma nel contesto di un sano istinto di sopravvivenza.
Prese a pedate un asciugamano finito in corridoio, a passo svelto ripercorse la via verso l’uscita e lasciò la scena senza salutare: a meno di urlare, non l’avrebbero neppure sentito.
Uscì dalla palazzina. Quell’aria gelida fu un caldo abbraccio. Se la respirò tutta, a bocca aperta come un podista allo stremo. Ne trasse beneficio ma il rimorso per quella fuga gli galleggiava dentro. Anche ad impegnarsi, non poteva zittirlo. Rimorso che prendeva ossigeno, mutando termine: fallimento. E quello non lo poteva accettare.
S’aggrappò come un carcerato senza speranza ad una recinzione in metallo, che dava su qualche metroquadro di verde. Un praticello condominiale nemmeno in grado di far giocare un bimbo di pochi anni: una betulla, una pianta di rose, un’altra di ortensie, una terza di oleandro.
Le vide come una benedizione. Le vide come un indizio di speranza per il futuro. Poche primule, piccine, venute al sole fra croste di neve e fili d’erba intirizziti dal gran freddo della sua città.
Sostò appeso alla rete.
Chi lo vide pensò che dovesse avere più di un problema.


questo racconto è tratto dal volume UNA CITTA' IN CORNICE (Carlo Zanzi Macchione editore 2004 con foto di Carlo Meazza)

Un racconto su Varese


Claudio Benzoni (grafico, scrittore, editore...) invita i narratori varesini a realizzare un racconto breve che abbia riferimenti espliciti alla Città Giardino. C'è tempo sino al 30 aprile. I racconti potranno diventare un libro. Mi sembra una buona occasione per chi ama scrivere. Per informazioni andare sul sito www.benzoni.it in basso, nelle news, si trova il bando e tutte le notizie necessarie per partecipare al concorso: 'Varese: liberi di scrivere la città'.
Inoltre: Benzoni Editore tel 0332.289571 claudio@benzoni.it

Dimissioni



'Mi dimetto dal tentativo di essere felice' Jack Kerouac (foto)

Volete qualche risposta saggia a questa frase? Si fa presto: mai dimettersi da questo tentativo, perché sarebbe come dimettersi dalla vita. Sperare sempre, mai demordere, mai disperare, la felicità prima o poi arriva, basta crederci...Sì sì, tutto vero, ma la saggezza, a volte, è proprio antipatica. Anche perché suppongo che il noto scrittore parlasse non della felicità del chi si accontenta gode, ma di una felicità piena, di chi pretende il massimo perché dà il massimo. Per quel poco di vita che ho imparato, penso che questa felicità sia raggiungibile, rara, spesso conquistata a caro prezzo e poco duratura. Per questo uno, dopo vari tentativi e qualche esperienza, può convincersi che le dimissioni siano necessarie.