giovedì 17 gennaio 2008

Una sola persona


Di questi tempi ho sentito più d'uno rinnegare la propria italianità, chiedendo asilo politico in altri lidi, per due ragioni: la monnezza di Napoli e lo schiaffo morale al Papa, non accolto in Università. Lo ammetto: non che i due fatti mi abbiano lasciato indifferente, ma non mi hanno sconvolto la vita, né portato ad indignarmi, tanto da rinnegare il mio essere italiano. Non ho mai apprezzato le generalizzazioni: gli italiani sono...l'Italia è...Troppo facile catalogare un popolo, quando ogni individuo è al tempo stesso bianco e nero, grigio e rosa. Né perdo la speranza nelle potenzialità dell'uomo, immaginando il tanfo della molta sporcizia della città partenopea. Sino a quando anche un solo uomo sarà in grado di voler bene, di lanciare uno sguardo positivo sul futuro, di compiere un gesto d'amore, la speranza non è persa. Il tanto bene, anche italiano, non fa notizia: si sente solo la puzza di Napoli, le proteste di quattro iscritti alla Sapienza e la voce prepotente del pessimismo, che è poi il controcanto della nostra poca voglia di cambiare.