lunedì 1 novembre 2010

Cristiano della domenica

Si usa dire 'cristiano della domenica' a chi vive la fede solo come partecipazione alla Messa festiva. Un cristiano all'acqua di rose, insomma. Credo di meritarmi anch'io questo titolo, ma non nel senso su esposto. Per me l'esperienza di fede coinvolge tutta la vita, ogni ora. La mia preghiera non è certo solo festiva. E allora, perché? Perché per la fede nel Signore Risorto non mi consumo certo come San Carlo Borromeo (in foto, una sua statua a Roma), non spezzetto certo la mia vita a favore dei mie fratelli come le nostre nonne e mamme facevano con il sapone di Marsiglia, a scaglie nell'acqua del bucato. Dalla fede prendo il meglio e il più comodo: la preghiera (cioè l'affidamento ad un Altro, che risolva lui i problemi) e la speranza nella Vita Eterna. Tutto il resto è vissuto in modo molto meno radicale. Per non parlare della missionarietà, cioè della diffusione della dottrina, aspetto pastorale che San Carlo viveva in sommo grado. Potrei testimoniare più che altro dubbi. Spero di fare qualcosa in più con la mia vita.

Come una statua

Mi piace paragonare la stesura di un romanzo con la realizzazione di una statua. Prima si modella la forma completa in maniera grezza, e poi la si rifinisce. Una statua non di marmo, dove è possibile lavorare solo per sottrazione (e qui sta la grandezza, ad esempio, di Michelangelo), ma di argilla, di creta, dove (almeno penso, non sono un esperto) si può togliere ma anche aggiungere. Spesso con un testo lungo è opportuno potare, limare (non lo si fa mai abbastanza), ma a volte è necessario ampliare, completare, arricchire.

in foto: un'opera del mio amico scultore Antonio Quattrini

Il 'mio' Santo

La nostra Diocesi ha deciso di dedicare a San Carlo Borromeo un'attenzione particolare in questo anno pastorale, cadendo il quarto centenario della sua canonizzazione. Credo che mi soffermerò anch'io ad approfondire la figura di questo Santo, anche perché porto il suo nome e lo ricordo fisicamente (almeno per ciò che riguarda il naso!); non gli somiglio certo nel suo rigore morale, nella sua fede indubitabile, nella radicalità delle sue scelte di vita. Ho quindi da imparare. San Carlo morì a 46 anni, nel 1584, letteralmente consumato dalla sua frenetica attività, volta al bene della Chiesa e dei fratelli. Nota è la sua frase, sul letto di morte: "La candela, per far luce, deve consumarsi."