sabato 24 settembre 2011

I passaggi di Laura


Laura Locatelli (in foto, seconda da sinistra), di Romano di Lombardia (Bg), classe 1987, con l'opera dal titolo 'Tracce di passaggi', è la vincitrice della prima edizione del Premio Riccardo Prina-Fotografia e parola. Lo ha deciso una giuria composta da Mauro Gervasini, Francesca Damiani Prina, Francesco Zanot, Sabrina Ragucci, Giorgio Lotti, Romano Oldrini, Marina Petrillo, Laura Balduzzi, Matteo Inzaghi, Rudi Bianchi e Giorgio Vicentini. In foto, oltre alla vincitrice, vediamo (da destra) Bambi Lazzati, Francesca Damiani Prina e Mauro Gervasini.
Le opere esposte possono essere visitate in Galleria Ghiggini (via Albuzzi, centro di Varese) sino al 16 ottobre, da martedì a sabato (10-12.30/16-19)

Sofferenza

Ipotesi di brevissima analisi quasi medica alla luce di questo male_referto
Il dolore è di un taglio orizzontale sopra l'ombelico. una sensazione ampia, generica. parte dalla gola e scivola, si diffonde. il colore è bianco, come la schiuma leggera che si forma nella vasca quando non c'è troppo sapone. la scansione temporale aritmica. la causa sconosciuta. un vuoto bianco che non ha un'immagine come tutte le malattie di questa attualità che sono malattie nuove senza ancora un nome e senza un foglio d'istruzioni. senza legittimità. non si può vedere ma solo sentire e tracciarne come un percorso con le dita e gli occhi chiusi attraverso il corpo che lo contiene.

Con questa foto e queste parole Valentina, mia figlia, ha partecipato al Premio Riccardo Prima ed è stata scelta fra le finaliste, con esposizione in Galleria Ghiggini. Io, da padre, prima che una valutazione artistica, mi soffermo sul significato, che mi pare chiaro. E' la comunicazione di una sofferenza. Un genitore non vorrebbe mai veder soffrire un figlio. Un genitore s'illude di poter risparmiare ai figli -almeno in parte- il peso dell'esistere. Proposito lodevole, ma vano.

Severino 3

Emanuele Severino ieri sera ha esordito dicendo: "La filosofia cerca di andare al di là dell'ovvio." Io probabilmente, anche per pigrizia mentale o per tentativi condotti, seguiti da delusione e confusione, sarò un maestro dell'ovvio, ma dopo aver ascoltato Severino mi tengo ancora stretta stretta l'illusione di un Dio, capace di farmi intendere la necessità del limite, la bellezza della rinuncia ad una parte di libertà, per servire una libertà maggiore. Dio, per la filosofia, sarà morto e sepolto, per me invece continua ad essere anche risorto. Di che Dio si tratta? Forse di un Dio personale, mediato dalla mia volontà, artefatto ma questo Dio per ora mi sta bene, appaga le mie curiosità e soprattutto offre alimento alla mia speranza. In sintesi: mi rende felice.

Severino 2

Se dovessi, da buon giornalista, rendere in pillole ciò che ha detto ieri sera Severino, direi così: la filosofia è essenziale, la filosofia tradizionale parlava di una verità incontrovertibile, alla base del limite, senza verità non ci sono limiti; la filosofia contemporanea ha decretato la morte della verità, di Dio e quindi la fine del limite. Non ci sono limiti, e la filosofia ha messo le gambe alla tecnica, cioè gli ha detto: 'Guarda che hai le gambe, cammina, vai, fai ciò che vuoi.' Ma anche la tecnica non darà la felicità, perché quando uno è felice si angoscia per la paura di perdere la felicità raggiunta. Il paradiso della tecnica sarà un inferno di angoscia. Quindi? "La crisi economica attuale non è che il segno di una crisi ben più profonda, crisi fra il passato e il presente della nostra civiltà. Il pensiero umano ha oggi un compito fondamentale: ricercare un senso nuovo alla verità, alla morte e alla vita." E via con gli applausi al filosofo.

Severino 1

Pienone ieri sera nell'aula magna dell'Università dell'Insubria, per la Lectio Magistralis del filosofo Emanuele Severino, invitato dal Premio Chiara ed introdotto da Fabio Minazzi. Non conoscevo Severino, né orale né scritto. Devo ammettere che parla in modo chiaro, a tutti comprensibile, anche a chi non è esperto di filosofia come il sottoscritto. Anche se alla fin fine ogni uomo è filosofo, cioè arriva prima o poi ad una sua 'filosofia', spesso libera interpretazione di teologia e umana saggezza, mediazione personale che gli permette di tirare a campare, andando persino -di tanto in tanto- al di là dell'ovvio.