mercoledì 2 gennaio 2013

Cicale al carbonio 16



                                           sedici

Lui risiedeva a Cugliate Fabiasco. Una bella villa, con prato che s’allungava in un bosco di faggi e castani, in pendenza verso il monte Sette Termini. Una villa che aveva scelto Isa, sua moglie dopo un diploma, una laurea e svariati concorsi di bellezza: Miss Turismo, Miss Verbano, aspirante Miss Italia, eliminata quando erano rimaste in dodici. Isa s’era innamorato di quella bella casa, lui della zona, che aveva sempre frequentato sin da ragazzo, seguendo con la moto da cross i sentieri nel bosco e i prati a gobbe.
Il programma di Isa per quel giorno: parrucchiere, estetista e pranzo con un’amica, vecchia compagna di liceo, con la quale sarebbe andata, dopo averne raccolta un’altra che abitava a Gallarate, all’Ikea di Corsico. “Per cena arrivo, so che non hai problemi a riempire le tue giornate” e l’aveva baciato, come per dire: “Comunque ti curo.”
Abitava in una zona isolata del paese. Il suo prato confinava a nord con il bosco, con prati a sud e ad ovest e con il prato di un’altra villa ad est, il più delle volte disabitata. Il proprietario veniva di rado, un industriale milanese di mobili da giardino.
Quel giorno sarebbero stati soli, il milanese non c’era.
“Hai fame?”
“Cosa mi prepari?”
“Fammi aprire il frigo, pensavo di andare a mangiare una pizza a Marchirolo…qualcosa si trova…una piadina ti va?”
“Bene.”
“Prosciutto…formaggio…?”
“Fai tu...sempre bene.”
“Intanto se vuoi accendi lo stereo…i CD sono a destra, apri l’anta.”
Beatrice aprì e li fece passare. Le tremavano le mani. Scelse quasi subito, un cofanetto bianco, triplo Cd: Le Avventure di Lucio Battisti e Mogol. Non ebbe bisogno di leggere i titoli. Li conosceva a memoria. Scelse il CD 1 e andò subito alla numero cinque. Così partì Non è Francesca.
Lui non fece commenti sulla scelta. Disse solo: “Piadina con prosciutto crudo. Da bere guarda questo.” Aprì il frigo. “Prosecco di Valdobbiadene, fresco.”
Beatrice sorrise. Si perse seguendone il profilo. Capelli cortissimi per nascondere, evidenziandola, una stempiatura precoce. Naso importante ma in sintonia con un volto che forse lo faceva più vecchio, più interessante. Gli occhi chiari erano la sua luce. Di altezza superava suo marito di almeno una spanna. Era robusto ma senza una curva di adipe. Si immaginò fra quelle braccia.
Silenzio fra loro, ora. La canzone di Lucio Battisti, nessun altro rumore.
Beatrice si portò verso la libreria, per distrarsi. Non ricordava i titoli dei libri, era costretta a piccoli respiri per andare dietro al cuore. Ogni tanto un respiro più lungo, più profondo. Ma perché controllarsi? Perché cercare la quiete?
Una volta ancora lui aveva colto l’attimo. Ora stava alle sue spalle, la sfiorava ma ancora non la toccava.


***    
 

“Passaggio alla Cima Coppi” urlò Mauro, eccitato. “Primo Marco Marchi, della Toshibas Bike, stesso tempo per Luigi Zacchei e Gabriele Audisio, i suoi due gregari, che hanno spinto il loro capitano come due moto. Quarto Giuseppe Togni, del Team Fortex a dieci secondi, con lui Aldape e Sainz, a venti secondi Casavola. Dieci secondi il gap fra Marchi e Togni, che te ne pare?”
“Pochi, troppo pochi” disse Paride. “Però Marchi ha messo sull’avviso la Maglia Rosa. E soprattutto ho visto bene, molto bene, molto efficace la pedalata dei suoi due uomini, Zacchei e Audisio. Ottimo segno. Come i nostri telespettatori sanno, dipenderà da loro, soprattutto da loro se Marchi potrà tenere alta la velocità sul Mortirolo.”
“E da lì, se ne avrà” aggiunse Mauro “tentare la botta decisiva, per recuperare il minuto che lo separa da Togni.”
“La lepre di Albino, questa è una delle tante definizioni di Togni, dà l’impressione di controllare e certo recupererà in discesa. L’allungo di Marchi nell’ultimo chilometro della salita verso la Cima Coppi era dimostrativo: come dire, io ci sono, preparatevi al Mortirolo.”
“Su la mantellina” disse Mauro “ e adesso giù, verso Bormio e la Valtellina. Quaranta chilometri almeno di discesa e poi, a Mazzo, svolta a sinistra verso il Mortirolo.”
“Discesa molto impegnativa dallo Stelvio a Bormio” spiegò Paride, “quindi strada ampia e senza difficoltà per i corridori, che avranno modo di riprendere fiato prima della penultima asperità della giornata.”

Alla quarta casa Cantoniera dello Stelvio, bivio per Santa Maria, Giuseppe Togni s’era già riportato sui primi.
A poche centinaia di metri dalla terza Cantoniera aveva superato Marchi, mostrandogli culo, schiena e due cosce da mettere paura.
Ripensando allo scatto prima della cima Coppi, Marchi pensò: ‘Benzina sprecata’.         
 

                                                                                   16-continua