lunedì 30 aprile 2012

Angelus



La panca in pietra della cima del Campo dei Fiori (cima del cannoncino) è luogo privilegiato delle mie preghiere. Lì è nato anche un racconto breve e questa poesia, scritta nel settembre del 2006 e già pubblicata nel libro ‘Profili-Varese in pensieri, parole immagini e omissioni’ (con foto di Carlo Meazza).


Angelus

I campànn dra Madòna dul Munt bàsan mezzdì;
Angelus dul Signùur, campànn in festa:
Castèll Cabiaij, Brinsc, Velà, Fujee, la Rasa,
surèll che ciciàren un cant dal pian al ciel.

Setèmbar, vùus giuiùus sü al Camp di Fiùur
rampègan dent i fò, i castàn, i pìin
e vann innanz, sa mes’cian cunt i nìul,
par cantà la so gloria al Pà dul mund.

Sdraià sùra la prea, i öcc sarà,
a cüntà i culp dul cöör, i bòff dul fiàa,
maseràa sura 'l grupùn dul Camp di Fiùur,
trövi in festa i campàan dul me paés.

S’ciòpa la lüüs du la vöia da pregà
parché ul Signùur al gh’è e ‘l vèed e ‘l sa.
Fann citu, dàsi dàsi, i mè campànn
e ‘l vent ligéer, adèss, gh’ha la Sò vùus.

 settembre 2006



Angelus

Le campane della Madonna del Monte baciano mezzogiorno ;
Angelus del Signore, campane in festa:
Castello Cabiaglio, Brinzio, Velate, Fogliaro, la Rasa,
sorelle che chiacchierano un canto dal piano al cielo.

Settembre, voci gioiose sul al Campo dei Fiori
S’arrampicano dentro i faggi, i castani, i pini
e vanno avanti, si mischiano con le nuvole
per cantare la gloria al Padre del mondo.

Sdraiato sopra la pietra, gli occhi chiusi,
a contare i colpi del cuore, i soffi del fiato,
bagnato sopra la groppa del Campo dei Fiori,
trovo in festa le campane del mio paese.

Scoppia la luce della voglia di pregare
perché il Signore c’è e vede e sa.
Fanno silenzio, adagio adagio, le mie campane
e un vento leggero, adesso, ha la Sua voce.

                                                              

Verso Londra 2012 (27 luglio-12 agosto)

Le primi Olimpiadi che ricordo sono quelle di Tokyo 1964. Avevamo da poco acquistato la piccola televisione, ho in mente rare immagini in bianco e  nero, Avevo 8 anni e già una grande passione sportiva. Amavo e praticavo soprattutto il calcio, l'anno dopo avrei iniziato la mia attività agonistica nella ginnastica artistica. E forse fu proprio ammirando Gianfranco Menichelli (oro al corpo libero) che mi innamorai di quello sport. In foto: Abdom Pamich, vincitore della 50 km di marcia a Tokyo 1964. Ricordo poi il grande Abebe Bikila, vincitore della maratona. Guardando il leggendario atleta etiope mai avrei pensato che, quasi quarant'anni dopo, anch'io avrei corso una maratona.

Manutenzione

Agli inizi del 2010 abbiamo acquistato quest'auto, che dopo pochi giorni (credo di aver stabilito un record) è stata investita da un camion (vedi foto), non per colpa mia. Naturalmente l'abbiamo rimessa subito a nuovo, per nascondere la ferita. Poco dopo un posteggio maldestro di mia figlia ha gravemente acciaccato una portiera, ma non l'abbiamo fatta sistemare e da due anni andiamo in giro con l'auto 'ferita.' Per vari motivi, anche economici, ma almeno per me vi è un'altra ragione 'filosofica': abituarsi ad un mondo acciaccato. C'è stato un tempo della mia vita durante il quale aspiravo alla perfezione, in tutto, quindi ero stressato perché -come è noto- la perfezione non esiste e il rincorrerla può essere molto dannoso per la salute. Oggi non dico che ignoro del tutto una seppur minima e necessaria manutenzione delle cose, ma lascio correre su molto, accetto che il rubinetto perda un po', che l'auto sia ammaccata, che le pareti non perfettamente imbiancate, che il collo della camicia un po' sciupato. Lo sappiamo in partenza: è una scelta perdente quella di tentare una manutenzione continua, puntuale, sicché nulla sia in disordine. Provoca nevrosi e continuo senso di insoddisfazione. E' una corsa che non ha traguardo.