mercoledì 8 agosto 2012

Cicatrici


Ci sono scelte che ti marchiano per tutta la vita. E non solo nello sport, ovviamente. Ferite profonde, che si rimarginano ma ci vuole molto tempo e fatica, e la cicatrice rimane. E si vede. Di gente con cicatrici in vista ce n'è tanta. Poi ci sono le cicatrici nell'anima, di chi non confessa, è furbo, più fortunato (o sfortunato, non so) e va in giro come se avesse la pelle intonsa. Ma non ce l'ha. Poche o tante, profonde o superficiali, tutti abbiamo le nostre cicatrici. E chi crede di non averle, chi non prova umana compassione per chi è nella sofferenza, non è un uomo.

Una gran stretta di mano


Si è appena concluso il Triathlon olimpico a Londra, ieri, martedì 7 agosto. Ancor prima di alzarsi, il britannico Alistair Brownlee (oro) e lo spagnolo Javier Gomez (argento) si stringono la mano. Pierre de Coubertin sorride. Il Triathlon è sport duro, di gran fatica. I due saranno dopati? Speriamo di no.

Quel silenzio sui monti


La vicenda triste del silenzioso marciatore Alex Schwazer mi fa riflettere. E torno ad un passaggio dell'intervista al papà di Alex, Joseph, che ha fatto il mea culpa e ha fatto capire fra l'altro che lui avrebbe dovuto intuire la sofferenza psicologica del figlio, troppi silenzi, una vita fatta solo di sport e di clausura, un viso triste, e poi quella frase del padre: "E per fortuna che ha fatto solo questo, che non ha fatto altre scelte." E penso alla montagna, al silenzio della montagna, ai lunghi e freddi inverni, al buio e al carattere silenzioso, tipico dei montanari. Un silenzio che può nascondere tristezze inespresse. Penso a quanto sia rara la felicità, inimmaginabile anche per chi come Alex avrebbe tutto....almeno ai nostri occhi....persino una gran bella ragazza....eppure non ha la felicità. Men che meno oggi. Dicono che i montanari hanno un carattere roccioso,   che non si sgretola: fuori il carattere, caro Alex.