mercoledì 14 gennaio 2009

Scrittori

Lo scorso 11 gennaio Sergio Romano, sul Corriere della Sera, rispondeva ad una giovane aspirante giornalista-scrittrice, che chiedeva lumi. Romano offre alcuni utili consigli (leggere molto eccetera) e conclude dicendo che dovrà essere "disposta a sopportare le pene di uno scrittore, eternamente torturato da due sentimenti contraddittori: la convinzione di essere bravo e il timore di non esserlo." Io, da anni, mi rendo disponibile a questa massacrante pena, che estenderei, nel mio caso, ad ogni attività. Come dire: quando si è in buona, ci si sente bravi, in tutto; quando cala come un sipario la malinconia, ci si ritrova incapaci, in tutto, naturalmente. Ma nella scrittura in particolare, questo lavoro-non lavoro, questo sfizio che inganna l'anima, che la esalta e la tiranneggia, questa vocazione alla solitudine, al silenzio, alla introspezione che, spesso, fa male.
nella foto di Marco Zanzi, paesaggio invernale della vicina Elvezia

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