giovedì 15 gennaio 2009

Percorso

Ieri osservavo un anziano, solo, che andava su una carrozzina elettrica dalle parti della Kolbe. Ho provato ad immaginare tutto il percorso fatto da quell'uomo, per arrivare a trovarsi lì: la fatica di adattarsi, giorno dopo giorno, all'invecchiamento; il constatare il crescente stato d'inabilità; la paura di non potersi più muovere, di dover dipendere dagli altri in tutto e poi il coraggio di ribellarsi, la voglia di reagire, la scelta di quella carrozzina, capace di regalare un minimo di autonomia...e poi ho immaginato l'invidia che può provare un uomo come lui, verso i giovani o gli anziani più in salute di lui...e poi mi sono perso nei miei e nei suoi pensieri, nelle mille varianti del ragionamento...tutto ciò per dire che noi vediamo una persona in carrozzina, ma nulla sappiamo del suo personalissimo e complicato percorso interiore. Un percorso spesso vissuto nella solitudine, nel silenzio. La realtà, nella sua completezza, è infinitamente più vasta, complessa e ricca di ciò che appare; una minima frazione parla ed è visibile, ma tutto il resto, tutto il tantissimo altro, riposa nel silenzio (ma in realtà si vorrebbe urlare) di ciascuno di noi. E con noi se ne andrà, senza lasciare traccia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo Zanzik, bellissimi pensieri, che condivido! Io non so scrivere bene come te, ma desidero ugualmente lasciarti le mie parole per una riflessione un po' più ampia.
Non solo gli anziani si trovano in carrozzina.... Ci sono ragazzi di 20 anni la cui vita è stata spezzata nel fiore della gioventu' e si trovano costretti su 4 ruote, ci sono bambini che non proveranno mai a vivere un'esistenza "normale" perchè nati con malformazioni o gravi handicap, ci sono giovani donne che sono costrette a usare bastoni, stampelle o la carrozzina e a invidiare per tutta la vita i tacchi e l'agilità delle loro simili senza problemi fisici che, ignare di cò che è stato loro donato dalla vita, spesso si vergognano a uscire di casa se non hanno il fondo tinta o capelli da parrucchiere.
Migliaia di disabili trascorrono la loro esistenza guardando i loro simili vivere, invidiandone la possibilità di vita quotidiana normale, dalle piccole alle grandi cose.
E' questa profonda, apparentemente inevitabile "ingiustizia" che colpisce alcuni sì e altri no, che mi ha fatto scegliere, 24 anni fa, di condividere la mia vita con quella dei giovani atleti della POLHA. Non sono in grado di cambiare la loro vita purtroppo, e non sono in grado di togliere loro umiliazioni e difficoltà, ma insieme abbiamo intrapreso un cammino ricco di amicizia e di bei momenti, dove i fardelli sono condivisi, e anche io posso portare il mio grazie a loro.
Grazie di avermi dato stamattina la possibilità di riflettere nuovamente sulle mie scelte.
Ciao Dacopì